Avvocati, la necessità di ripensare alla sviluppo della professione
La popolazione italiana diminuisce, quella degli avvocati cresce. A un ritmo significativamente minore rispetto agli anni passati, è vero, ma in controtendenza anche rispetto all'incremento percentuale annuo del reddito Irpef e del volume d'affari ai fini Iva.
La reputazione della categoria e la scarsa credibilità della giustizia - Una questione non da poco, visto che dall'ultimo rapporto Censis sull'avvocatura italiana commissionato dalla Cassa Forense, emerge che la larghissima maggioranza degli italiani (85%) ritiene eccessivo il numero degli avvocati e pensa che questi siano troppo orientati al profitto (82%), troppo coinvolti in politica (75%) e poco nello sviluppo socio-economico del territorio in cui opera (60%).
Elementi cui si aggiunge un fattore esogeno alla categoria ma non al sistema: la convinzione del 75% degli italiani che il nostro sistema giudiziario non garantisca pienamente la tutela dei diritti dei cittadini a causa del quale il 50% dei cittadini ha rinunciato alla tutela di un proprio diritto.
La necessità di ripensare il settore - Sebbene nel complesso l'immagine e la reputazione degli avvocati che emerge dal rapporto Censis non sembra aver risentito troppo degli elementi critici, è evidente che lo scenario all'interno del quale l'avvocatura è chiamata a operare quotidianamente impone una riflessione profonda sugli assi di sviluppo della professione.
Direttive che non possono escludere un ragionamento della categoria sull'internazionalizzazione e l'informatizzazione della professione, sull'ampliamento dell'offerta professionale e sullo sviluppo delle potenzialità del networking.