Professione e Mercato

Avvocati, la pandemia spinge la digitalizzazione e il rinnovamento organizzativo degli studi

Il mondo legale non si chiude in se stesso ma si apre e riflette, pronto a mettersi in discussione e ad agire. È questa l'estrema sintesi dei risultati emersi dalla Ricerca 2020-2021 dell'Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale del Politecnico di Milano, che verrà presentata giovedì 1 luglio.

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di Claudio Rorato*

Il mondo legale non si chiude in se stesso ma si apre e riflette, pronto a mettersi in discussione e ad agire. È questa l'estrema sintesi dei risultati emersi dalla Ricerca 2020-2021 dell' dell'Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale del Politecnico di Milano, che verrà presentata giovedì 1 luglio.

La grande dimensione (oltre 30 persone in organico), sembra esprimere il modello vincente per affrontare le discontinuità della pandemia. Il 67% di questi studi ha, infatti, dichiarato che nel 2020 la redditività è cresciuta rispetto al 2019. Andamenti invertiti, invece, per micro, piccole e medie realtà, che nel 60% dei casi rivelano un calo nella redditività. Ma la categoria non si è scoraggiata, dimostrando capacità reattive e di resilienza, guardando al futuro. La spesa in tecnologia è aumentata del 30%, un tasso superiore a quello registrato da commercialisti, consulenti del lavoro e studi multidisciplinari, toccando il valore medio di circa 9mila euro per studio.

Il grande studio non è però solamente simbolo di ingenti risorse a disposizione ma, nel nostro caso, è soprattutto portatore di un approccio culturale evoluto in cui imprenditorialità, managerialità e professionalità si esprimono in un mix armonico, senza snaturare la natura dell'attività svolta. Un esempio aiuta a rinforzare il pensiero. Alla domanda posta nella Ricerca sull'approccio seguito dallo studio nei confronti dei servizi standard, quasi il 30% di micro, piccole e medie realtà afferma di non avere servizi standard, mentre nessun grande studio nega questa situazione. Inoltre il 60% dei grandi studi sta lavorando sulla standardizzazione di alcuni servizi per migliorare l'efficienza e liberare tempo da dedicare ad attività più a valore. Il tema non è più solamente la disponibilità di risorse finanziarie ma la capacità di mettere mano al contingente e di elaborare una visione dinamica rispetto a quella attuale. Come dire: pensiamo da grande studio e agiamo secondo le nostre forze. Cioè: se devo fare un viaggio qualcuno potrà permettersi una vettura di alta gamma, qualcun altro dovrà adoperare un'utilitaria ma tutti possono arrivare a destinazione con la vettura scelta. Il mercato è ampio e consente anche di raggiungere la meta in tempi diversi: l'importante è partire!

L'emergenza sanitaria, divenuta anche economica, oltre a scardinare alcuni paradigmi comportamentali ha accelerato la crescita di alcune consapevolezze, a cominciare dalla necessità di introdurre nuove modalità nella gestione della clientela (63% degli studi legali), seguita a distanza dalla fragilità finanziaria dovuta ai ritardi nei pagamenti da parte dei clienti (29%) e dalla maggiore coscienza sui propri punti di forza e di debolezza (25%). Da qui possono scaturire ampie progettualità di miglioramento in termini di processi lavorativi, relazione con la clientela e nuovi servizi.

Il futuro si preannuncia positivo per chi avvierà progetti di cambiamento proprio in quelle aree che i singoli studi hanno individuato come ‘strategiche'.

Il focus sul cliente, con il quale la relazione dovrà sempre più diventare di partnership, non può prescindere anche da considerazioni che rendano consapevoli gli studi sul cambiamento della domanda, sui cambiamenti generazionali in atto nella classe imprenditoriale e sulla pervasività crescente delle tecnologie.

Qualche dato aiuta la riflessione. In Italia si contano poco meno di 5mila grandi imprese e circa 250mila PMI (escludendo quindi le micro imprese e le singole partite IVA).

L'indagine svolta quest'anno dall'Osservatorio rivela che un terzo delle PMI utilizza in modo continuativo gli studi legali (per commercialisti e consulenti del lavoro le percentuali volano a 83% e 78%). Il 60% di queste aziende ha, quindi, relazioni saltuarie con i legali. Diversa la situazione per le grandi imprese: il 60% si relaziona con continuità e il 36% in modo saltuario. È ovvio che uno dei problemi forti per la categoria sia la ricerca e la fidelizzazione dei clienti (parliamo della parte aziendale non di quella dei privati cittadini).

Occorre non limitare l'azione alle core activities, ma costruire un sistema di servizio fatto anche di comunicazione, tecnologia e di collaborazione Non è un caso che quest'anno ben quattro studi legali siano stati premiati dall'Osservatorio per le soluzioni digital based introdotte per migliorare l'efficienza interna, sviluppare la relazione e supportare nuove linee di business. Non conta più quanto grandi siamo, ma quali grandi idee vogliamo realizzare.

Per seguire lo streaming https://bit.ly/3qgmzSQ

*a cura di Claudio Rorato, Responsabile Scientifico e Direttore Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale del Politecnico di Milano

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