Avvocato e Avvocata: linguaggio inclusivo, un passo verso una società più equa
Linee guida UNI per una comunicazione in lingua italiana priva di stereotipi di genere.
L’inclusività linguistica è un tema sempre più centrale nella comunicazione contemporanea, in quanto il linguaggio non è solo un mezzo di espressione ma un potente strumento di inclusione sociale. Le parole che scegliamo di utilizzare hanno un impatto significativo sulla percezione delle persone e sulla costruzione della realtà, specialmente quando si parla di parità di genere. Tuttavia, negli ultimi anni si è assistito a un dibattito crescente riguardo all’uso di simboli come l’asterisco ( * ) o la schwa ( ə ) per rendere il linguaggio più inclusivo. Anche se tali soluzioni possono sembrare immediate, non sono sempre necessarie né consigliate per evitare di escludere le donne dalla conversazione.
Le recenti “ Linee guida per la parità di genere nel linguaggio” pubblicate da UNI (Ente Italiano di Normazione) ci offrono una visione chiara e pratica di come possiamo realizzare una comunicazione inclusiva senza ricorrere necessariamente a stratagemmi grafici come l’asterisco o la schwa. Queste linee guida ci invitano a riflettere sull’uso consapevole delle parole, proponendo soluzioni semplici e grammaticalmente corrette che non alterano la fluidità della comunicazione e, al contempo, promuovono l’uguaglianza di genere.
Linguaggio Neutro: Un Approccio Consapevole
Il concetto di linguaggio neutro è spesso frainteso. Non si tratta di cancellare le differenze di genere, bensì di garantire che il linguaggio non perpetui discriminazioni o stereotipi. Come riportano le linee guida UNI, “un linguaggio neutro sotto il profilo del genere indica, in termini generali, l’uso di un linguaggio non sessista, inclusivo e rispettoso del genere” . La sfida sta nel trovare modi per includere tutte le persone, senza ricorrere a soluzioni che possano sembrare forzate o che complichino la lettura e la comprensione del testo.
L’italiano, come molte altre lingue, non dispone di un genere neutro per riferirsi alle persone. Questo ha portato alla diffusione di alternative come l’asterisco o la schwa per “neutralizzare” le parole che altrimenti sarebbero al maschile o al femminile. Tuttavia, queste soluzioni presentano diversi problemi: possono risultare poco intuitive, difficili da leggere per chi utilizza tecnologie assistive, e non sempre sono comprese o accettate da tutti.
Le Soluzioni Proposte dalle Linee Guida UNI
Le linee guida UNI ci suggeriscono che spesso non è necessario ricorrere a simboli o parole straniere per garantire l’inclusività. Esistono alternative più semplici e già presenti nella nostra lingua, che se utilizzate con attenzione possono evitare di escludere o discriminare.
Ad esempio, anziché scrivere “ i professionist* ” o “ i/le professionisti/e ”, è possibile usare forme estese come “le professioniste e i professionisti”, che risultano più fluide e accessibili. Un altro approccio consiste nell’uso di termini collettivi e neutri come “le figure professionali” al posto di “i professionisti” . Questo tipo di soluzione non solo è grammaticalmente corretta, ma mantiene intatta la leggibilità e la chiarezza del messaggio.
Le linee guida sottolineano anche l’importanza di evitare forme stereotipate e sessiste, come ad esempio riferirsi a una donna con l’articolo “la” seguito dal cognome (“la Rossi”), che tende a sminuire l’autorità della persona. Preferibile, invece, utilizzare nome e cognome completi o semplicemente il cognome senza l’articolo, indipendentemente dal genere.
Superare gli Stereotipi: Una Parola alla Volta
Il linguaggio è anche uno strumento per decostruire stereotipi di genere. Molti termini e frasi che utilizziamo quotidianamente portano con sé pregiudizi radicati, come l’uso del termine “ signorina ” per indicare una donna non sposata, o “ mammo ” per un padre che si prende cura dei figli. Riconoscere questi stereotipi e sostituirli con termini più neutrali e rispettosi è un passo fondamentale per promuovere una cultura più inclusiva.
Ad esempio, evitare l’uso del termine “signorina” e preferire “avvocata” o semplicemente il nome e cognome della persona. Oppure, sostituire “mammo” con “padre” o “genitore” senza connotazioni di genere. Questi accorgimenti, per quanto piccoli, contribuiscono a creare un ambiente comunicativo più equo e rispettoso.
Un Invito a una Scrittura Neutrale e Consapevole
Le linee guida UNI propongono anche una serie di tecniche redazionali per facilitare l’adozione di un linguaggio neutrale. Tra queste, l’uso di forme per esteso, l’eliminazione dell’articolo davanti ai cognomi femminili, e l’adozione di espressioni collettive e neutre sono alcune delle soluzioni più efficaci e facilmente applicabili.
È importante sottolineare che l’adozione di un linguaggio inclusivo non deve essere vista come un’imposizione o un ostacolo alla comunicazione, ma piuttosto come un’opportunità per migliorare il modo in cui ci relazioniamo con gli altri. La scelta delle parole giuste non solo evita di escludere, ma può anche rafforzare il messaggio che vogliamo trasmettere, rendendolo più accessibile e comprensibile per tutti.
L’inclusività nel linguaggio non richiede necessariamente l’adozione di simboli o parole nuove, ma piuttosto un uso più consapevole e attento delle parole che già fanno parte del nostro vocabolario. Le linee guida UNI ci mostrano che è possibile costruire una comunicazione rivolta a tutti semplicemente scegliendo con cura le parole e adottando soluzioni che rispettano la grammatica e la tradizione linguistica italiana.
Adottare un linguaggio neutro e inclusivo è un passo verso una società più equa, dove ogni persona si sente rappresentata e rispettata. Non si tratta solo di parole, ma di un cambiamento culturale che parte dal modo in cui comunichiamo e interagiamo con gli altri. Le linee guida UNI ci offrono gli strumenti per fare questo cambiamento in modo semplice e accessibile, promuovendo una comunicazione che includa davvero tutti.
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*A cura di Valeria Cavallo, Marketing & Communication Manager