Penale

Bancarotta per distrazione quando l'amministratore salda propri debiti previdenziali

Lo ha precisato la Cassazione con la sentenza n. 82/2021 depositata il 4 gennaio

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di Giampaolo Piagnerelli

L'impiego di somme per saldare propri debiti previdenziali senza curarsi di evitare il fallimento della società integra la fattispecie di bancarotta per distrazione. Lo precisa la Cassazione con la sentenza n. 82/2021.

Distrazione e preferenza. La Corte ha rilevato che non è l'assolvimento dell'onere di indicare la destinazione dei beni sociali a elidere la tipicità della condotta di distrazione, bensì la dimostrazione che i beni sociali sono stati impiegati per comprovate finalità societarie. In particolare con la sentenza del 6 giugno 2019 la Corte d'Appello di Trieste ha confermato la responsabilità pronunciata da Tribunale di Trieste nei confronti di un soggetto per bancarotta fraudolenta patrimoniale per, aver in qualità di amministratore di una srl (fallita il 5 settembre 2011), distratto somme di denaro della società (circa 52mila euro). Il reo si era difeso rilevando come le somme a carico dell'amministratore erano state utilizzate per il pagamento di contributi personali Inps. Nella fattispecie, tuttavia, risulta pacifico che l'impiego di somme di denaro della società sono state utilizzate per il versamento (quindi distratte) di contributi personali dell'imputato. A tal proposito – ricorda la Corte – che ai fini della configurabilità del delitto di bancarotta preferenziale è necessario che il pagamento estingua un debito effettivo, della cui esistenza l'imprenditore è onerato di fornire la prova. In difetto di quest'ultimo comportamento ricorre l'ipotesi di distrazione. Nella specie non si può certamente parlare di bancarotta preferenziale perché non è stato stilato un uguale trattamento dei creditori senza il quale, per l'appunto, ricorre la bancarotta per distrazione.

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