Giustizia

Cartabia: «Su giudici onorari intervento non più eludibile»

Primi esiti dei lavori della Commissione ministeriale entro la fine di giugno

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di Francesco Machina Grifeo

«Invito gli onorevoli interroganti ad attendere l'esito dei lavori della Commissione presieduta da Claudio Castelli (presidente della Corte di appello di Brescia) che ho costituito il 7 maggio presso il Ministero, che verosimilmente termineranno il 25 giugno 2021, per riaprire il necessario dialogo parlamentare». Così il Ministro della Giustizia, Marta Cartabia, rispondendo al question time della Camera sulle iniziative che il Governo intende assumere in materia di giudici onorari. Il Ministro ha poi aggiunto che nel decreto istitutivo della Commissione, vengono richiamate alcune recenti posizioni della giurisprudenza, comunitaria e costituzionale, «che hanno reso non più eludibile un intervento meditato del legislatore». Una risposta di cui si è dichiarato soddisfatto l'onorevole Jacopo Morrone della Lega (primo firmatario) in quanto «apre a prospettive positive ed auspicabili».

L'urgenza, ha spiegato il Ministro, è però dovuta anche alle prossime scadenze imposte dal Dlgs 116/2017. «La Commissione – ha detto - dovrà nell'immediato occuparsi necessariamente del regime c.d. transitorio dei magistrati onorari in servizio al momento dell'entrata in vigore della legge Orlando».

Sono dunque diverse le criticità di cui si dovrà tenere conto: dalla reiterata p roroga degli incarichi dei magistrati onorari in servizio; alle diverse fonti normative che fino alla legge Orlando hanno regolato i regimi indennitari delle figure dei giudici di pace, Vice procuratori Onorari (VPO), Giudici onorari di Tribunale (GOT) oggi confluite nel GOP (giudice onorario di pace); nonché alcuni aspetti problematici sollevati dagli interventi giurisprudenziali della Corte di giustizia europea e della Corte costituzionale italiana.

«In questo senso – spiega il Ministro - il compito affidato alla Commissione è complesso perché involge più piani di intervento: da un lato il futuro assetto delle funzioni della magistratura onoraria; dall'altro l'analisi delle esigenze di tutela economica, previdenziale e assistenziale espresse dai magistrati onorari di lungo corso».

Il Ministro ha poi ricordato che la Corte di Giustizia dell'Unione Europea si è pronunciata in merito alla possibilità di includere i giudici di pace nella nozione di "lavoratori" ai sensi della direttiva 2003/88, «rimettendo però all'ordinamento nazionale italiano il compito di valutare la possibilità di comparare – e i limiti entro cui si possa comparare ovvero differenziare - la situazione giuridica di un giudice di pace a quella di un magistrato ordinario, alla luce di una serie di elementi da valutare, tra cui: le regole di accesso alla magistratura ordinaria; il ruolo attribuito dalla Costituzione alla magistratura ordinaria e a quella onoraria, il volume e qualità delle competenze».

«Il contenzioso interno che ne è derivato – ha aggiunto - è ancora sub iudice, non essendovi pronunce definitive». Sono però numerose le decisioni di Tribunali ordinari e Tar che hanno accordato agli onorari riconoscimento retributivi e normativi.

Cartabia ha poi richiamato i paletti messi dalla Corte Costituzionale (decisione n. 41 del 17 marzo 2021) che ha dichiarato incostituzionali le norme riguardanti l'applicazione dei giudici onorari nei procedimenti di secondo grado. Una decisione che ha ricostruito il ruolo complessivo della magistratura onoraria nell'ordinamento, "individuando nella diversa modalità di accesso alle funzioni giudiziarie il rapporto di complementarietà esistente tra quest'ultima e la magistratura ordinaria". Inoltre, ha definito un margine di tempo – piuttosto lungo per la verità - entro il quale il legislatore deve operare (31 ottobre 2025) «per ripensare complessivamente il ruolo della magistratura onoraria, nel rispetto dei limiti definiti dall'art.106 della Costituzione».

«Dunque – ha concluso il Ministro -, occorrerà muoversi su due piani: con urgenza per agire sul regime transitorio; con maggior respiro per una riforma di sistema. Questo è stato chiesto alla Commissione».

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