Giustizia

Caso Almasri, Camere penali: iscrizione Meloni e Nordio non è atto dovuto

Per il presidente Petrelli è una scelta sbagliata, perché ha sottratto i ministri al confronto col Parlamento

Le Camere penali fanno sentire la propria voce sull’iscrizione della premier Giorgia Meloni e dei Ministri Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e del sottosegretario Alfredo Mantovano nel registro degli indagati per favoreggiamento e peculato per la gestione del caso del comandante libico Najeem Osema Almasri Habish, arrestato e poi rilasciato e riportato in Libia con aereo di Stato dei servizi.

“Questa scelta della procura di Roma è stata sbagliata, perché in questo modo sulla vicenda Almasri i ministri sono stati sottratti al confronto con il Parlamento. Ma non credo che ci siano orologerie nascoste dietro questi interventi della magistratura”. Così il presidente, Francesco Petrelli. “Credo che nelle condotte e nelle scelte del governo sul caso Almasri vi siano delle evidenti opacità, che però andavano sciolte nella sede opportuna che è quella parlamentare. Siamo perplessi del fatto che questioni, le quali evidentemente sono il frutto di scelte di natura politica, possano essere disinvoltamente assoggettate a un sindacato della giurisdizione”, ha aggiunto.

In una nota poi i penalisti citando la sentenza delle Sezioni unite “Lattanzi” del 2009 per affermare che l’obbligo del Pubblico Ministero di iscrivere una notizia di reato e il nome dell’indagato nel relativo registro sorge solo a fronte di una notizia “qualificata” e non in presenza di qualunque esposto, denuncia o querela. Il principio, proseguono, è stato recepito dal legislatore, che con la riforma “Cartabia” nel 2022 ha modificato l’articolo 335 del Cpp, prevedendo che si debba trattare “di un fatto, determinato e non inverosimile riconducibile in ipotesi a una fattispecie incriminatrice” e per il quale “risultino” “indizi” a carico “della persona alla quale il reato è attribuito”.

Ed anche la “circolare Pignatone” del 2 ottobre 2017”, escludeva “iscrizioni automatiche basate su una lettura meccanica della normativa” che poterebbero ad “attribuire impropriamente alla polizia giudiziaria – o addirittura al privato denunciante – il potere di disporre in ordine alle iscrizioni”.

E la legge costituzionale numero 1 del 1989 che prevede poi, per i reati che si ipotizza siano stati commessi dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dai Ministri nell’esercizio delle loro funzioni, l’obbligo di avviso alle persone interessate e la Trasmissione al Tribunale dei Ministri, deve ovviamente essere letta alla luce della regola generale.

“A nessuno può sfuggire – scrivono i penalisti - che, ogni interpretazione contraria, oltre a contraddire la legge, darebbe luogo ad esiti paradossali; la più insensata, infondata e fantasiosa denuncia dovrebbe dare luogo alla costituzione di un Tribunale dei Ministri, composto da tre magistrati, e determinare l’avvio di un’attività di indagine”. “Sorprende, dunque, la lettura data dall’ANM, secondo cui si sarebbe trattato di atto dovuto”.

A riprova, le Camere penali ricordano che nell’agosto dell’anno scorso, l’On. Roberto Giachetti ha presentato un esposto-denuncia contro il Ministro Nordio e i sottosegretari Andrea Delmastro Delle Vedove e Andrea Ostellari, ritenuti responsabili di condotte omissive in relazione ai 65 suicidi di detenuti all’interno degli istituti di pena. “Qualcuno – si chiedono retoricamente i legali - ha avuto notizia che il Procuratore di Roma li abbia inscritti nel registro degli indagati e abbia trasmesso gli atti al Tribunale dei Ministri previo avviso agli interessati? Sarebbe istruttivo conoscere il pensiero dell’ANM a riguardo”.

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