Giustizia

Cassazione, Cassano: superato l’obiettivo del Pnrr sul disposition time

La Presidente ha sottolineato che ci sono oltre 80mila ricorsi l’anno: “numero impressionante”. “La proliferazione di nuovi reati - ha aggiunto - rischia di vanificare le tutele”

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“Un impressionante numero di ricorsi in Cassazione, pari a oltre 80.000 l’anno, che non ha eguali nel panorama europeo e che viene gestito quotidianamente con encomiabile slancio ideale dai magistrati della Corte che, nel settore penale, definiscono i procedimenti entro 78 giorni dalla loro iscrizione e, in ambito civile, hanno ridotto, in poco più di due anni, le pendenze di oltre 30.000 unità e hanno conseguito un ’disposition time’ di 901 giorni, in tal modo raggiungendo e superando l’obiettivo di 977 giorni fissato dal PNRR per il 30 giugno 2026”. Così la prima presidente della Corte suprema di cassazione, Margherita Cassano, nella sua relazione all’Assemblea Generale della Corte in corso questa mattina alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella, del ministro della Giustizia Carlo Nordio e delle più alte magistrature.

L’iniziativa prevista dall’art. 93 dell’Ordinamento giudiziario, si legge in un comunicato, “si propone di avviare una riflessione condivisa sul ruolo della Corte di cassazione quale garante dell’unità del diritto, costruttrice del diritto vivente e presidio della legalità sostanziale, in una stagione caratterizzata da rilevanti trasformazioni normative, culturali e tecnologiche che sollecitano nuove forme di responsabilità interpretativa”.

“Siamo ben consapevoli – ha proseguito la Presidente Cassano - delle grandi responsabilità che gravano sulla Corte di Cassazione cui spetta coniugare, con sapienza e rigore metodologico nell’attività esegetica, l’adeguamento del dato normativo al caso concreto e al divenire sociale, la dialettica efficace tra diritto positivo e diritto vivente, la conformazione ai principi enunciati dalla Corte costituzionale, dalla Corte europea di giustizia, dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, la sintesi coerente delle linee evolutive della propria elaborazione in vista della costruzione di un solido sistema di precedenti per singoli settori, temi o materie idoneo a svolgere un effettivo ruolo di guida nell’interpretazione uniforme del diritto in una proiezione dialettica con i giudici di merito e, più in generale, con la comunità dei giuristi”.

Ma è arrivato anche un warning alla politica. Sono necessarie, ha ammonito Cassano, “misure di sistema” per assicurare “l’effettività della risposta dell’ordinamento a fronte della indiscriminata giustiziabilità di ogni pretesa e della continua proliferazione di nuovi reati che rischiano in concreto di vanificare le tutele e, in assenza di parametri legislativi di priorità nella trattazione degli affari, di rendere il magistrato, dotato di una legittimazione esclusivamente tecnico-professionale, arbitro del bilanciamento dei diversi valori costituzionali in gioco che dovrebbero trovare il loro naturale componimento nella sede parlamentare quale luogo di sintesi delle diverse sensibilità”.

Nel suo intervento il Procuratore generale della Corte di cassazione, Piero Gaeta, ha sottolineato che “i tempi di resa delle decisioni si sono sensibilmente ridotti, anche rispetto ad un passato recente: nella materia penale, oggi occorrono, mediamente, 83 giorni per la pronuncia dal deposito del ricorso”.

L’armonia – ha poi aggiunto il Pg - è il lievito che deve fermentare l’intera magistratura: al suo interno, nella leggibilità degli indirizzi delle sue decisioni e nei rapporti tra tutte le sue componenti che operano nelle giurisdizioni dei vari gradi e nella funzione d’accusa, ma anche nei suoi rapporti esterni: nel dialogo, essenziale e prezioso, con l’Avvocatura, ma anche in quello - doveroso e scevro da pregiudizi - con tutti gli altri poteri dello Stato”.

“La giurisdizione di legittimità – ha concluso - non ambisce certo ad essere circondata, né vuole essere sostenuta, da consensi episodici ed emotivi di effimeri laudatores temporis, quanto dalla fiducia e certezza, istituzionale e sociale, che il suo ruolo di giurisdizione, al di là del singolo esito decisorio, sia effettivamente svolto secondo indefettibili principi e canoni normativi di fondo”.

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