Giustizia

Civile e penale, avanti le riforme dei processi

Decreti legislativi a breve in Cdm, a rischio invece nuovo ordinamento e Csm

di Giovanni Negri

Nessuna battuta d’arresto sulle riforme del processo civile e di quello penale. Verosimile proroga dell’attuale Csm per dare modo al nuovo Parlamento di eleggere i consiglieri laici. Questi gli effetti immediati della fine anticipata della legislatura sull’attività di governo in materia di giustizia. Una conclusione che, quanto a timing, coincide quasi al millimetro con la presentazione in consiglio dei ministri dei decreti legislativi di attuazione delle deleghe sulle nuove misure di procedura.

I testi dei due provvedimenti sono infatti ormai alle limature finali e già la ministra della Giustizia Marta Cartabia intendeva portarli in consiglio prima della pausa estiva. Il precipitare della situazione politica ha reso però indispensabile una riflessione sulla praticabilità giuridica di due interventi centrali per il rispetto degli impegni assunti dall’Italia con il Pnrr. Le due riforme infatti, di portata tale da ridurre in maniera significativa, del 40% nel civile e del 25% nel penale, la durata dei procedimenti sono state concordate con l’Europa e difficilmente potrebbero essere accantonate in attesa delle elezioni. Entro l’autunno, a ottobre il civile e novembre il penale, i testi devono essere definitivamente approvati ed entrare in vigore.

Il tutto conduce alla conferma della tabella di marcia, sia pure in un contesto drasticamente cambiato, rendendo assai probabile la presentazione in consiglio dei ministri dei due provvedimenti nell’arco dei prossimi giorni, comunque entro l’inizio di agosto. Certo, ben difficilmente il Parlamento potrà esprimere i pareri previsti entro i canonici 60 giorni, ma questo non è un problema, si sottolinea in via Arenula, perchè il via libera definitivo potrebbe arrivare anche senza l’intervento delle commissioni parlamentari.

Determinante, in questa chiave , si osserva al ministero, c’è il fatto che si tratta nella sostanza di misure attuative di deleghe sulle quali il consenso politico dell’ormai dissolta maggioranza è stato espresso, sia pure con accenti e tempi diversi e faticosi (più tranquilli nel civile, molto più problematici nel penale, basti ricordare alla querelle sull’improcedibilità dell’estate scorsa).

Discorso diverso per la riforma di ordinamento giudiziario e Consiglio superiore della magistratura. A essere stata approvata da poche settimane, anche in questo caso dopo un percorso tormentato, è stata infatti una legge delega, con misure però subito in vigore per rendere possibile il rinnovo del Consiglio con le nuove regole. Tanto che le elezioni dei nuovi consiglieri togati, 20 secondo la riforma, sono state appena fissate dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per i prossimi 18 e 19 settembre, una settimana prima delle politiche.

Pertanto, nella concreta improbabilità che l’attuale Parlamento possa trovare un’intesa sui nuovi consiglieri laici, che la riforma prevede siano 10, è verosimile che si arrivi a una proroga contenuta dell’attuale consiliatura, in scadenza a settembre, per dare modo a Camera e Senato nella nuova composizione di procedere alle votazioni. Subito operativa, e già il banco di prova sarà costituito dalle elezioni politiche, la stretta sulle “porte girevoli”

A un incerto destino sono affidate tutte le altre misure confluite nella delega, peraltro non strettamente collegata al Pnrr, che dà un anno di tempo per l’attuazione. Con temi come la nuova disciplina dei fuori ruolo, le valutazioni di professionalità dei magistrati, con il tanto contestato fascicolo delle performances, i criteri di assegnazione degli incarichi direttivi e semidirettivi. Sarà il nuovo Governo a decidere se esercitare la delega già approvata in questa legislatura.

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