Rassegne di Giurisprudenza

Concessione in locazione di beni ad uso civico

a cura della Redazione di PlusPlus24 Diritto

Locazione - terreni demaniali ad uso civico - Concessione in godimento ad un privato - Utilizzo del contratto di locazione - Ammissibilità - Limiti
La concessione in godimento, mediante contratto di locazione, di terreni demaniali soggetti ad uso civico, è subordinata alla condizione che la destinazione concreta impressa al bene sia conforme all'esercizio dell'uso civico e, se diversa, che la stessa sia comunque temporanea e tale da non determinare l'alterazione della qualità originaria del bene. In mancanza, il contratto di locazione deve ritenersi nullo per contrasto con norma imperativa.
• Corte di Cassazione, Civile, Sezione 3, Sentenza del 21 ottobre 2021, n.29344

Contratti in genere - Invalidità - Nullità del contratto - In genere - Nullità negoziali - Rilievo di ufficio - Estensione alla rilevabilità di una possibile conversione del contratto nullo - Configurabilità - Esclusione - Fondamento
I poteri officiosi di rilevazione di una nullità negoziale non possono estendersi alla rilevazione di una possibile conversione del contratto, ostandovi il dettato dell'art. 1424 cod. civ., - secondo il quale il contratto nullo può, non deve, produrre gli effetti di un contratto diverso - atteso che, altrimenti, si determinerebbe un'inammissibile rilevazione di una diversa efficacia, sia pur ridotta, di quella convenzione negoziale.
• Corte di Cassazione, Civile, Sezioni Unite, Sentenza del 12 dicembre 2014, n. 26242

Nullità - Rilevabilità ex officio - Giudizio promosso per la risoluzione - Ammissibilità - Condizioni - Limiti - Onere del giudice - Contenuto. (cc, articoli 1418, 1421 e 1453)
In una causa promossa per la risoluzione di un contratto il giudice di merito ha il potere di rilevare, dai fatti allegati e provati o emergenti ex actis, ogni forma di nullità non soggetta a regime speciale e, provocato il contraddittorio sulla questione, deve rigettare la domanda di risoluzione, volta a invocare la forza del contratto, pronunciando con efficacia idonea al giudicato sulla questione di nullità ove - anche a seguito di rimessione in termini - sia stata proposta la relativa domanda. Nell'uno e nell'altro caso dovrà disporre, inoltre, se richiesto, le restituzioni.
• Corte di Cassazione, Civile, Sezioni Unite, Sentenza del 4 settembre 2012, n. 14828

Contratti in genere - Invalidità - Nullità del contratto - In genere - Rilievo officioso - Da parte del giudice investito della domanda di risoluzione - Ammissibilità - Condizioni - Limiti - Effetti in ordine al giudicato e alle restituzioni
Alla luce del ruolo che l'ordinamento affida alla nullità contrattuale, quale sanzione del disvalore dell'assetto negoziale e atteso che la risoluzione contrattuale è coerente solo con l'esistenza di un contratto valido, il giudice di merito, investito della domanda di risoluzione del contratto, ha il potere-dovere di rilevare dai fatti allegati e provati, o comunque emergenti "ex actis", una volta provocato il contraddittorio sulla questione, ogni forma di nullità del contratto stesso, purché non soggetta a regime speciale (escluse, quindi, le nullità di protezione, il cui rilievo è espressamente rimesso alla volontà della parte protetta); il giudice di merito, peraltro, accerta la nullità "incidenter tantum" senza effetto di giudicato, a meno che sia stata proposta la relativa domanda, anche a seguito di rimessione in termini, disponendo in ogni caso le pertinenti restituzioni, se richieste.
• Corte di Cassazione, Civile, Sezioni Unite, Sentenza del 4 settembre 2012, n. 14828

Contratti in genere - Invalidita' - Nullita' del contratto - In genere
In tema di nullità del contratto prevista dall'art. 1418 cod. civ. la natura imperativa della norma violata deve essere individuata in base all'interesse pubblico tutelato. (La Corte, nel formulare il principio sopra richiamato, ha confermato la decisione di giudici di appello che avevano rilevato la nullità del contratto avente ad oggetto una fornitura di caffè, atteso che le relative confezioni non recavano la data di scadenza del prodotto, contrariamente alle prescrizioni dettate dagli artt.3 e 12 del d.P.R. 322/1982 a tutela della salute del consumatore).
• Corte di Cassazione, Civile, Sezione II, Sentenza del 18 luglio 2003, n. 11256