Concessioni balneari: con il Milleproroghe si rischia il ritorno al Codice della Navigazione
L'obbiettivo della proroga della scadenza delle concessioni sembra alquanto più ambizioso perché l'introduzione di un nuovo tavolo tecnico intenderebbe instaurare un "doppio binario" fra concessioni, giustificato dalla sussistenza o meno della scarsità della risorsa naturale disponibile, presupposto per l'applicazione della direttiva Bolkestein
Nell'imminenza della scadenza della delega prevista dalla legge concorrenza per l'emanazione del decreto legislativo sugli affidamenti delle concessioni balneari è intervenuta la legge di conversione del decreto "milleproroghe" che, con più modifiche alla disciplina, ha determinato una situazione di ulteriore incertezza nel settore, puntualmente stigmatizzata dal Presidente Mattarella nella sua lettera indirizzata al Governo dopo la promulgazione della legge.
Da un lato, infatti, è stata prevista una proroga di cinque mesi per l'emanazione del decreto legislativo sulla mappatura delle concessioni esistenti e una ulteriore proroga dell'efficacia delle concessioni balneari in essere fino al 2025, dall'altro, però, non è stata prorogata la delega per l'emanazione del decreto sugli affidamenti, scaduta il 27 febbraio, con la quale il Governo avrebbe dovuto dare attuazione ai principi e ai criteri - di ampio favore per i concessionari uscenti - che erano stati previsti dalla legge-delega in applicazione delle indicazioni del Consiglio di Stato.
L'obbiettivo della proroga della scadenza delle concessioni, in concreto, pare non essere solo quello dichiarato, di consentire la predisposizione del decreto attuativo della mappatura, ma sembra alquanto più ambizioso perché l'introduzione di un nuovo tavolo tecnico intenderebbe instaurare un "doppio binario" fra concessioni, giustificato dalla sussistenza o meno della scarsità della risorsa naturale disponibile, presupposto per l'applicazione della direttiva Bolkestein.
Considerato però che la Commissione non ha sinora dimostrato aperture in questo senso, è concreto il rischio che anche questa iniziativa del governo in carica, ultima ormai di una lunga serie, si possa risolvere in un altro inutile tentativo di sottrarre gli operatori del settore balneare alla normativa comunitaria.
Quest'ultimo tentativo, tra l'altro, non sembra solo vano ma anche dannoso perché lo stesso Consiglio di Stato, con una sentenza del 1° marzo, ha prontamente messo nero su bianco l'obbligo delle amministrazioni di non applicare la normativa di proroga e di mettere comunque a gara le concessioni.
Ma quel che è peggio, è che la mancata attuazione della delega non consente di applicare compiutamente i principi e i criteri da questa previsti e, specialmente, la possibilità di deroga al codice della navigazione, che avrebbe consentito di introdurre una procedura analoga alla finanza di progetto che riconosce la prelazione al proponente.
L'effetto concretamente determinato del recente milleproroghe, quindi, è la necessità per le amministrazioni obbligate all'indizione delle gare di applicare nuovamente la datata disciplina del codice della navigazione e, quindi, una situazione deteriore per gli operatori del settore, sicuramente meno garantiti rispetto alla legge concorrenza.
Le residue speranze degli operatori uscenti di sottrarsi alla disciplina comunitaria, quindi, sembrano legate solo alla decisione della Corte di Giustizia sul rinvio pregiudiziale del TAR Lecce sulla validità della direttiva Bolkenstein e sulla sua applicabilità diretta, che sarà deciso il 20 aprile e che, in caso di esito negativo (verosimile perché diversamente la Corte dovrebbe smentire la sua precedente sentenza Promoimpresa del 2016), potrebbe chiudere definitivamente la questione, quanto meno sul piano giurisdizionale.
Qualora la pronuncia della Corte di Giustizia desse definitiva certezza su questo piano, quindi, è auspicabile che anche il Governo, nell'interesse degli stessi operatori del settore, prenda definitivamente atto della necessità di rientrare nei binari tracciati dalla legge concorrenza che, sul presupposto delle sentenze del Consiglio di Stato, aveva offerto ai concessionari uscenti le massime tutele consentite nel contesto di un regime concorrenziale la cui applicazione non può essere più tardata.
*di Guido Barzazi - avvocato amministrativista