Penale

Conversazioni intercettate sono prove di colpevolezza se gravi, precise e concordanti

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di Giuseppe Amato

Gli elementi raccolti nel corso delle intercettazioni di conversazioni possono costituire prova diretta della colpevolezza, senza necessità di riscontri, essendo peraltro necessario che quegli elementi, allorché assumano valenza indiziaria, possiedano i caratteri della gravità, precisione e concordanza. Lo ha ribadito la Cassazione con la sentenza n. 487 del 5 gennaio 2017.

Intercettazioni di conversazioni o comunicazioni - In materia di intercettazioni telefoniche, l'interpretazione del linguaggio adoperato dai soggetti intercettati, anche quando sia criptico o cifrato, costituisce questione di fatto, rimessa alla valutazione del giudice di merito, la quale, se risulta logica in relazione alle massime di esperienza utilizzate, si sottrae al sindacato di legittimità (sezioni Unite, 26 febbraio 2015, Sebbar).

In questa prospettiva, il giudice di merito deve accertare che il significato delle conversazioni intercettate sia connotato dai caratteri di chiarezza, decifrabilità dei significati e assenza di ambiguità, di modo che la ricostruzione del significato delle conversazioni non lasci margini di dubbio sul significato complessivo della conversazione.

Corte di cassazione - Sezione VI - Sentenza 5 gennaio 2017 n. 487

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