Donne avvocato, il 58% lamenta di aver subito discriminazioni su lavoro
Il dato emerge da un sondaggio dell’Osservatorio sulle pari opportunità nelle professioni ordinistiche al quale ha aderito il Consiglio Nazionale Forense, presentato oggi
Il 58% delle donne avvocato afferma di avere subito delle discriminazioni, in base al genere, sul posto di lavoro. Uguale lamentela arriva dall’11,4 % degli uomini. Percentuali sostanzialmente analoghe si registrano anche tra i commercialisti, mentre le percentuale scende al 40% nel caso dei notai. Il risultato arriva da un sondaggio dell’Osservatorio sulle pari opportunità nelle professioni ordinistiche, istituito dalla Fondazione per la Professione Psicologica Adriano Ossicini al quale hanno aderito il Consiglio Nazionale del Notariato, il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili e il Consiglio Nazionale Forense, presentato oggi.
Più in generale, secondo il Global Gender Gap Report (2024) del World Economic Forum, l’Italia si colloca all’87° posto su 146 Paesi considerati, con una perdita di 8 posizioni rispetto al 2023. In Europa, dietro l’Italia ci sono solo Ungheria e Repubblica Ceca. A determinare questo risultato contribuiscono il perdurare di una bassa percentuale di occupazione femminile, il differenziale retributivo tra i generi, la scarsissima partecipazione delle donne italiane alla sfera pubblica e decisionale, la mancanza di efficaci pratiche per la conciliazione dei tempi di vita.
La ricerca che ha visto la partecipazione di 7.500 professionisti, di cui 5.322 avvocati (il 69,4% donne e il 28,6% uomini) ha dato risultati uniformi per le tre categorie per quanto riguarda la distribuzione del tempo famiglia-lavoro, in quanto il 90% dei partecipanti lavora a tempo pieno. Risultati convergenti anche per i dati raccolti in tema di leadership: per la maggioranza una leadership composta da uomini e donne è la più apprezzabile. Analogamente, la maggioranza dei professionisti e delle professioniste partecipanti, dichiarano di non ritenere gli uomini e le donne più “adatte” ad occuparsi di settori professionali specifici e differenziati. Tra gli avvocati solo il 17,1% delle donne e il 24,6% degli uomini ritiene che esista una differente attitudine. Percentuale che sale al 20,9 e al 27,1 per i commercialisti.
La maggior degli iscritti ai tre ordine professionali, poi, è a conoscenza dell’istituzione del Comitato o di una Commissione di Pari Opportunità presso il Consiglio Nazionale degli Ordini ma dichiara altresì di non sapere se nella professione è stato o verrà adottato nei prossimi 5 anni un piano per la parità di genere. Ha risposto così il 67,1% delle donne avvocato e il 62,4% degli uomini.
La ricerca, poi, segnala alcune risposte delle professioniste sulle ragioni della disparità di genere. Per esempio quella per cui la disparità nella professione forense deriva anche dalle convinzioni di clienti e colleghi: “Per il cliente, un uomo è l’avvocato, la donna è la dottoressa, la segretaria o la signora. Per i colleghi, spesso è lo stesso. Le professioniste senza figli tendono ad escludere dalle pratiche più interessanti quelle con figli perché meno disponibili. […]’’. O ancora, riguardo la percezione della discriminazione, secondo parte del campione ‘‘[…] certamente, va fatto un serrato lavoro per far prendere consapevolezza anche al mondo dell’avvocatura dei pregiudizi di genere che di fatto permeano la professione, dall’altro si deve agire con norme a tutela del lavoro […]’’, e ‘‘bisogna avere la consapevolezza della sussistenza delle discriminazioni e fare rete per superarle’’; per altri “l’unica soluzione è la cultura. La conoscenza è libertà, anche dagli stereotipi e dalle iniquità!”
Infine, quella dolente per cui se la professione di avvocato “vede una presenza femminile sempre maggiore, tanto sembra essere espressione più che di una crescita, di una perdita di rilevanza sociale ed economica della categoria’’.