È abuso del diritto convertire i dividendi in obbligazioni
La cessione di quote di una società con utili non distribuiti a una newco dopo aver eseguito la rivalutazione può realizzare un abuso del diritto finalizzato a evitare l’imposizione sui dividendi percepiti successivamente sotto forma di prestiti obbligazionari. Questo, in sintesi, il principio contenuto nella sentenza n. 182/2018 della Ctp di Reggio Emilia (presidente e relatore Montanari), depositata lo scorso 2 ottobre 2018.
La controversia
La vicenda trae origine dall’impugnazione da parte di un contribuente di un avviso di accertamento con il quale era stato contestato l’abuso del diritto in relazione a una serie di operazioni. In estrema sintesi il ricorrente, titolare di alcune quote di una Spa con diversi milioni di euro di utili accantonati, rivalutava, al valore di mercato, il costo fiscale della partecipazione mediante pagamento dell’imposta sostitutiva. Dette quote venivano poco dopo cedute ad una newco creata dai medesimi soci della Spa per un corrispettivo pari al valore rivalutato, quindi senza la realizzazione di alcuna plusvalenza.
La cessionaria eseguiva la quasi totalità del pagamento (per circa ottanta milioni ) attraverso l’emissione di quattro prestiti obbligazionari, i quali venivano finanziati mediante la distribuzione di riserve di utili da parte della Spa. Secondo l’ufficio le operazioni poste in essere erano finalizzate all’aggiramento delle disposizioni in materia di tassazione dei dividendi in capo alle persone fisiche (articolo 47, Dpr 917/1986), comportando un notevole risparmio d’imposta: la reale finalità perseguita sarebbe stata infatti la distribuzione di utili da partecipazione ritraibili dalla Spa già accantonati e dei futuri proventi che si sarebbero conseguiti, trasformando tali fattispecie reddituali in titoli obbligazionari.
A fronte di una potenziale tassazione sui dividendi per diversi milioni di euro, gli ex soci della Spa (tra cui il ricorrente) avevano così versato una somma di gran lunga inferiore, rappresentata dall’imposta sostitutiva corrisposta per la rivalutazione della partecipazione poi ceduta.
La sentenza
I giudici hanno valutato corretta la ricostruzione dell’Ufficio, ritenendo sussistente nella specie la configurazione dell’abuso di diritto. Appariva infatti evidente che senza necessità di procedere alla distribuzione di dividendi sono stati percepiti gli utili già presenti nel patrimonio della Spa al costo del 5% di tassazione in sostituzione dell’imposizione ordinaria (tra il 40% ed il 49%) che avrebbe altrimenti gravato su tali utili qualora fossero stati distribuiti.
Il risultato finale è stato dunque quello di ottenere comunque le somme corrispondenti ai dividendi sotto forma del pagamento di un corrispettivo che ha comportato un notevole risparmio d’imposta. Pertanto il vantaggio fiscale conseguito non poteva che considerarsi indebito, in quanto realizzato in contrasto con le finalità delle norme fiscali in ordine all’imposizione dei dividendi percepiti da persona fisica. La tesi del contribuente, in base alla quale l’operazione serviva per reperire i fondi per liquidare i soci di minoranza della Spa non risultava credibile. Ed infatti i soci fondatori della Newco avevano versato nella stessa somme ben più elevate di quelle necessarie per la liquidazione.