Giustizia

Esame d'Avvocato, praticanti contro la proposta Ocf: non garantisce la sicurezza

Le Associazioni: "Inaccettabili compromessi al ribasso sulla salute, basta considerarci una categoria ‘sacrificale'" <br/>

di Francesco Machina Grifeo

La proposta dell'O rganismo congressuale forense non convince le Associazioni dei praticanti avvocati che sulla sicurezza richiamano il Protocollo del Dipartimento della Funzione pubblica che per lo svolgimento di prove concorsuali limita la presenza a 30 candidati per sessione o sede di prova. Dunque secondo gli aspiranti legali moltiplicare le commissioni, portando a 150 il numero massimo di candidati, non risolvere il problema della sicurezza.

"Ci duole constatare – scrivono in un comunicato congiunto UPA (Unione Praticanti Avvocati), Aipavv (Associazione Italiana praticanti Avvocati), Co.gi.ta. (Coordinamento Giovani Giuristi italiani), Comitato per l'Esame d' Avvocato e Link (Coordinamento Universitario) - che si continua ad ipotizzare l'accesso di centinaia o di migliaia di candidati presso sedi d'esame ‘vecchie e nuove' (queste ultime ancora da individuare), pur consapevoli degli inevitabili assembramenti di lunga durata che si verranno a creare e degli insuperabili fattori di rischio, soprattutto per i soggetti più fragili".

"Inoltre – proseguono - la mera ipotetica suddivisione circondariale dei candidati, proposta formulata ipocritamente dall'OCF, pur presentandosi come iniziativa a tutela dei praticanti, non offre alcuna reale garanzia di effettivo svolgimento e di sicurezza per i candidati".

Infatti, continuano, non rispetta il "più recente" protocollo della Funzione pubblica che prevede una soglia di molto inferiore, pari addirittura ad un quinto di quella dell'Ocf, "proprio in ragione della tutela del bene salute e di limitare il più possibile il rischio di nuovi contagi". Si tratta, concludono sul punto, di "uno standard di sicurezza ‘minimo', validato dal CTS per lo svolgimento dei concorsi pubblici, che non consentiremo venga derogato al ‘ribasso' per le prossime prove scritte esponendo migliaia di colleghi a un rischio inaccettabile e potenzialmente idoneo a determinare un rialzo dei contagi in tutto il Paese".

Se, dunque, come sostengono le Associazioni, si dovesse applicare il protocollo concorsi anche per l'esame di abilitazione forense, considerati i circa 20mila candidati, si dovrebbe arrivare a oltre 600 sedi e dunque ad altrettante "sottocommissioni", un'ipotesi ovviamente non praticabile che porta gli aspiranti legali ad insistere su quella che per loro è "l'unica soluzione percorribile", e cioè: "la previsione di una modalità alternativa di svolgimento della sessione d'esame di abilitazione 2020, consistente in una prova in quanto già previsto per gli aspiranti cassazionisti e per gli altri ordini professionali".

Le Associazioni chiedono dunque chi si ponga fine ad una visione dei praticanti come categoria "sacrificale" per la quale, unica, si continua a prevedere un accesso di massa per l'abilitazione professionale.

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