Furto di dati cerebrali, in Cile il primo processo al mondo
Dal 2021 la Costituzione cilena stabilisce che lo sviluppo scientifico e tecnologico deve essere realizzato nel pieno rispetto dell’integrità fisica e mentale dei cittadini. Il Cile è anche il primo Paese al mondo dove si è celebrato un processo per furto di dati cerebrali, ma nel resto del mondo a che punto siamo? Di seguito una breve panoramica della legislazione internazionale
Introduzione
(di Nicoletta F. Prandi)
Il lungo viaggio della legislazione a tutela dei neurodiritti ha un punto di origine: è l’America Latina. Dal 2021 la Costituzione cilena stabilisce che lo sviluppo scientifico e tecnologico deve essere realizzato nel pieno rispetto dell’integrità fisica e mentale dei cittadini. Il primo processo al mondo per furto di dati cerebrali, dopo tutto, si è svolto proprio in Cile, un solo anno dopo l’approvazione di quella visionaria modifica costituzionale.
È stato l’inizio di un contagio internazionale: da quel momento, altri Paesi hanno iniziato ad approvare regolamenti e leggi per tutelare la privacy mentale dei cittadini, con un incedere a macchia di leopardo che ha toccato anche gli Stati Uniti.
In questo articolo Harry Lambert traccia la rotta di un viaggio appena iniziato e tutt’altro che interrotto, in attesa di capire se continuerà anche al di là dell’Atlantico. Per ora la Commissione Europea è intervenuta regolando i dispositivi neurotecnologici per uso individuale che utilizzano impulsi elettrici, trascurando la maggior parte del mercato consumer, basato su altre tipologie di manipolazione neurale, come la stimolazione del nervo vago, gli ultrasuoni e la fotobiomodulazione.
I regolamenti internazionali sui neurodiritti
(di Harry Lambert, con la collaborazione di Bradley John-Davis)
Negli articoli precedenti abbiamo passato in rassegna l’incredibile portata delle neurotecnologie e il loro potenziale impatto su ambiti davvero ampi della giurisprudenza.
Nel primo, in particolare, abbiamo evidenziato quanto siamo ancora sostanzialmente indietro nel gestire le conseguenze legali di questa rivoluzione. Finora non pensavamo che la legge dovesse preoccuparsi di tutelare i neurodiritti, immaginando che nessuno avrebbe mai potuto violarli.
Abbiamo capito che non è così. Nel recente King’s Speech (il testo con i punti essenziali del programma di governo che viene letto dal Re durante la cerimonia per l’apertura formale di una nuova legislatura), il nuovo Governo Labour ha svelato i piani, lungamente attesi, per provare a regolamentare l’intelligenza artificiale.
I lettori più smaliziati potrebbero aver notato un’assenza di peso, la totale mancanza di qualsiasi riferimento a un legge specifica sull’IA, il che potrebbe significare che c’è ancora molto lavoro da fare.
Sebbene ciò non sorprenda, siamo autorizzati ad affermare che siamo in ritardo: l’IA si è già profondamente infiltrata in ogni aspetto della nostra vita. E quando ciò accade, la tecnologia diventa così pervasiva che è di fatto impossibile da controllare del tutto.
Poiché, con riferimento alle neurotecnologie, abbiamo ancora qualche anno di tempo prima di raggiungere il punto di entanglement, c’è spazio a sufficienza per fare le cose per bene. L’onere di creare una legislazione in materia di tecnologie all’avanguardia come questa è complesso, per il Governo del Regno Unito e per molti altri Paesi del mondo.
La legislazione deve essere sufficientemente ampia da adattarsi all’evoluzione delle nuove tecnologie e sufficientemente liberale da promuovere lo sviluppo sicuro di nuovi prodotti benefici, proteggendo al contempo i cittadini dalle tecnologie che violano i loro diritti o da quelle dannose.
Tutela a livello globale
Fortunatamente, però, alcuni Governi, in particolare quelli latinoamericani, stanno facendo da apripista nella tutela dei neurodiritti.
Un ruolo primario spetta al Cile. Nel 2020, il Senato cileno ha approvato all’unanimità un emendamento costituzionale che riconosce e protegge i dati sull’attività del cervello riconoscendo i neurodiritti. L’emendamento è stato firmato dall’allora Presidente cileno, il defunto Sebastián Piñera Echenique, ed è diventato legge il 14 ottobre 2021. Recita: «Lo sviluppo scientifico e tecnologico sarà al servizio delle persone e sarà realizzato nel rispetto della vita e dell’integrità fisica e mentale. La legge regolerà gli standard, le condizioni e le limitazioni per il suo uso da parte dei cittadini e deve in particolar modo proteggere l’attività cerebrale, nonché le informazioni da essa ricavate».
La riforma costituzionale è stata, almeno in parte, frutto dell’ingegno del senatore cileno Guido Girardi Lavín. Insieme al neurobiologo spagnolo Rafael Yuste, è stato Girardi a presentare con lungimiranza la prima bozza di Neurorights Bill al Senato cileno, nel 2020. Ma, a quel tempo, nemmeno Girardi avrebbe previsto che, appena due anni dopo la sua approvazione, si sarebbe trovato al centro della prima causa al mondo sui neurodiritti, un vero banco di prova per una riforma all’avanguardia.
Ecco cos’è successo. Alfa è un’azienda tecnologica con sede a San Francisco specializzata nello sviluppo e nella vendita di prodotti elettroencefalografici (EEG). Uno di questi prodotti è la fascia I., un dispositivo EEG progettato per monitorare l’attività cerebrale di un utente in tempo reale. Insight legge l’attività cerebrale tramite una serie di sensori posizionati sul cuoio capelluto. I dati acquisiti dal prodotto sono poi trasferiti in modalità wireless a un computer che, a sua volta, carica i dati sull’account Alfa dell’utente. Il prodotto fornisce all’utente diverse informazioni, tra cui gesti, movimenti, preferenze, tempi di reazione e attività cognitive. Può anche essere addestrato per consentire di controllare altri dispositivi con il pensiero.
Girardi ha deciso di acquistare la fascia I. a febbraio 2022. Il dispositivo è stato consegnato all’indirizzo di casa di Girardi nella capitale del Cile, Santiago. Quando ha configurato il suo account Alfa, ha scelto di non passare a un account pro, il che, come ha poi scoperto, significava che non aveva alcun diritto sull’accesso ai propri dati. Come risultato, Girardi è stato di fatto costretto ad accettare l’archiviazione dei suoi neurodati sul cloud di Alfa per poter iniziare anche solo a usare la fascia I. L’ha fatto. In seguito ha fatto denuncia alla Corte Suprema del Cile, sostenendo che Alfa non era riuscita a salvaguardare adeguatamente la privacy dei dati cognitivi dei clienti, in contrasto con la costituzione cilena che protegge i neurodiritti.
I rischi a cui era stato esposto, secondo la denuncia, erano i seguenti:
- reidentificazione attraverso i suoi neurodati, anonimizzati;
- hackeraggio cerebrale; uso illegale dei suoi neurodati e possibile vendita a terzi;
- sorveglianza cerebrale;
- usi illeciti dei dati complessivamente raccolti.
In una sentenza storica, la prima del genere, la Corte Suprema cilena si è pronunciata all’unanimità a favore di Girardi, sostenendo che la condotta di Alfa aveva violato i diritti costituzionali di Girardi, tra cui il suo diritto all’integrità fisica e psichica e il suo diritto alla privacy.
La Corte ha ordinato ad Alfa di cancellare i dati sull’attività cerebrale di Girardi e ha inoltre disposto il divieto di commercializzazione della fascia I. in Cile in assenza di una corretta valutazione del prodotto da parte del Ministero della Salute.
Non sorprende che il ragionamento della Corte si sia basato in larga misura sulla nuova disposizione costituzionale, rilevando che: «di fronte allo sviluppo di nuove tecnologie che coinvolgono sempre più diversi aspetti della persona umana, aspetti che, solo pochi anni fa, erano inimmaginabili, lo Stato deve prestare particolare attenzione a monitorare tale tecnologia al fine di prevederne e proteggerne i possibili effetti, e al fine di proteggere direttamente l’integrità umana nella sua totalità, inclusa la privacy, la riservatezza e il diritto all’integrità psichica e al non essere soggetti a esperimenti scientifici. Allo stesso modo, di fronte all’avvento di una nuova tecnologia come quella oggetto di questa controversia e che tocca una dimensione come l’attività elettronica cerebrale che, in precedenza, era assolutamente privata e assolutamente personale, utilizzata solo per trattamenti medici, è assolutamente essenziale che tale tecnologia e tali dispositivi siano esaminati dall’autorità competente prima che ne venga autorizzata la vendita e l’uso in questo Paese».
La decisione della Corte Suprema cilena ha attirato l’attenzione mondiale (vedere in particolare Effects of the first successful lawsuit against a consumer neurotechnology company for violating brain data privacy, 2024, Nature Biotechnology 42).
Tuttavia alcuni addetti ai lavori hanno messo in dubbio l’efficacia della legge cilena, per quanto pionieristica (si veda, ad esempio, Cornejo-Plaza, Front Psychol 27, Febbraio 2024, e Pino, Ottobre 2024, Justicia & Derecho).
In particolare, è stato suggerito che dovrebbero essere sviluppate speciali classificazioni statutarie dei neurodiritti e che i controlli normativi dovrebbero essere estesi ben oltre l’ambito della tradizionale protezione dei dati, così da salvaguardare l’integrità mentale e la libertà cognitiva.
Altre nazioni al seguito
Il Messico ha due progetti di legge sulla neuroprivacy in sospeso che, se approvati, modificherebbero la costituzione.
Il primo mira a modificare l’articolo 4, al fine di proteggere il diritto all’identità individuale e all’integrità psichica e psicologica. Il secondo, se approvato, modificherebbe l’articolo 73 per consentire al Congresso di approvare una legislazione federale in materia di intelligenza artificiale, sicurezza informatica e diritti neurologici.
Potrebbero essere introdotte novità sostanziali: formazione obbligatoria sulle neurotecnologie, sulla neuroetica e sui diritti umani per tutti i professionisti sanitari che le utilizzano; regolamentazione della tecnologia di neuropotenziamento (distinta dalle terapie e dai trattamenti neurotecnologici); divieto d’uso per il doping sportivo e per le forze dell’ordine.
Il governo messicano ha anche pubblicato un codice di buone pratiche per la protezione dei diritti dell’individuo nell’arena digitale.
Anche il Brasile ha due progetti di legge in sospeso. Il primo, il disegno di legge 29/2023, amplierebbe la costituzione per includere protezioni per l’integrità mentale e la trasparenza algoritmica. Il secondo, il disegno di legge 522/2022, propone di modificare la legge generale sulla protezione dei dati del Brasile per classificare i neurodati come una categoria distinta di dati sensibili.
Separatamente, il Río Grande do Sul ha modificato la sua costituzione statale per proteggere i diritti neurologici e per prescrivere l’integrità mentale come principio costituzionale.
Il Costa Rica ha proposto di classificare e proteggere i dati neurologici come una tipologia particolare di dati biometrici.
La Colombia sta valutando alcune proposte per aggiornare la propria legge sulla protezione dei dati.
L’Argentina ha due progetti di legge in sospeso, il primo dei quali propone la creazione di un comitato speciale per sviluppare un quadro di neurodiritti. Un secondo progetto di legge propone di modificare le norme di procedura civile dell’Argentina per consentire che le prove di attività mentale ottenute tramite neurotecnologia siano ammissibili nei tribunali.
L’Uruguay, dopo aver incontrato i legislatori cileni, vuole seguire l’esempio del Cile.
Anche alcuni Stati degli U.S.A. stanno procedendo autonomamente. Il 17 aprile 2024, il Colorado ha approvato una legge che modifica il Colorado Privacy Act, diventando così il primo Stato degli Stati Uniti a estendere la protezione ai dati neurali degli individui.
Il 28 settembre 2024 la California ha modificato il California Consumer Privacy Act del 2018, per introdurre una nuova classe definita di «informazioni personali sensibili», che include «i dati neurali del consumatore»; la legge definisce i dati neurali come «informazioni generate dalla misurazione dell’attività del sistema nervoso centrale o periferico di un consumatore, informazioni che non sono desunte da dati non neurali». Alcuni critici hanno giustamente suggerito che potrebbe esserci qualche difficoltà nell’interpretare cosa si intenda per «dati non neurali».
Il Minnesota, con la proposta HF 1904, vuole assicurare il diritto alla libertà mentale e alla privacy cognitiva. Garantisce, inoltre, il diritto di modificare le proprie decisioni in materia di neurotecnologia, la protezione contro interventi neurotecnologici e contro l’accesso non autorizzato, la manipolazione o l’alterazione dell’attività cerebrale. Il disegno di legge stabilisce inoltre le regole per il consenso alla raccolta e all’uso dei dati e proibisce di aggirare il processo decisionale consapevole. È proposta una sanzione civile per le aziende che violano le disposizioni del disegno di legge.
Così, dopo che l’America Latina ha preso per prima l’iniziativa di legiferare per proteggere i diritti neurologici dei suoi cittadini, le idee stanno ora lentamente facendosi strada verso nord, negli Stati Uniti, dove, almeno per ora, riposano. Sarà affascinante vedere quanto tempo ci metteranno ad attraversare l’Atlantico.
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* Fabrizio Ventimiglia, Avvocato penalista, Presidente CSB e Founder Studio Legale Ventimiglia; Nicoletta Prandi, Giornalista ed Autrice; Prof. Harry Lambert, barrister, founder Cerebralink e The Center for Neurotechnology and Law e Bradley John-Davis, Crown Office Chambers