Il detenuto con il Parkinson resta in carcere se è socialmente pericoloso
Non sussiste violazione del diritto alla salute nei termini indicati dalla Costituzione e dalla Cedu
L’imputato affetto dal morbo di Parkinson non può ottenere gli arresti domiciliari, in luogo del più duro regime carcerario, se dimostra una pericolosità sociale tale da essere qualificato come “incontrollabile”. E’ questo il principio espresso dalla Cassazione con la sentenza n. 22034/25.
La vicenda
Venendo ai fatti l’imputato ha presentato ricorso in...