Civile

Il Manifesto di Pietrarsa per la promozione della consapevolezza circa il valore dei propri dati

Nell'iniziativa, denominata "State of privacy 22", il Garante ha coinvolto oltre 250 rappresentanti nazionali ed internazionali di istituzioni pubbliche e private, le attività delle quali trovano fulcro nel trattamento dei dati personali

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di Alessandra Spangaro*

Si è da poco conclusa l'iniziativa del Garante privacy promossa a Napoli, presso il Museo Nazionale ferroviario di Pietrarsa, per la celebrazione dei 25 anni di attività dell'Autorità e, nel contempo, la promozione di una sempre maggiore consapevolezza circa il valore dei propri dati in capo agli utenti, attraverso una maggiore trasparenza dell'informativa sul trattamento ed apposite campagne di informazione ed educazione rivolte, in particolar modo, a bambini ed anziani.

L'iniziativa denominata "State of privacy 22"

Nell'iniziativa, denominata "State of privacy 22", il Garante ha coinvolto oltre 250 rappresentanti nazionali ed internazionali di istituzioni pubbliche e private, le attività delle quali trovano fulcro nel trattamento dei dati personali (dal Ministero della Salute, alla Polizia postale, alla Guardia di Finanza, oltre al Consiglio d'Europa, alla Commissione europea, alla Corte Europea dei diritti dell'uomo, per il settore pubblico-istituzionale, all'Ordine nazionale dei giornalisti e ai grandi player internazionali, come Google, Meta, Microsoft, Amazon, Apple, TikTok, alle più importanti infrastrutture bancarie, finanziarie e delle telecomunicazioni, per quello privato), che hanno partecipato a tavoli tematici in materia di IoT, intelligenza artificiale, cloud, diritti umani, salute e neuroscienze, anche nella prospettiva del metaverso.

In proposito, già nel maggio scorso – intervenendo ad una conferenza organizzata dalla Società Italiana di neuroetica (SINe) – il Garante aveva rilevato che l'intelligenza artificiale apre scenari inediti anche nel campo delle neuroscienze, molti dei quali positivi - si pensi all'individuazione di nuovi metodi diagnostici e terapeutici -, ma alcuni anche potenzialmente pericolosi; di qui l'opportunità di uno specifico statuto etico-giuridico, come oggi ribadito allo "State of privacy 22", evidenziando il ruolo cruciale del c.d. "habeas mentem", presupposto per la libertà di autodeterminazione della persona a fronte di una tecnologia sempre più pervasiva ed al contempo necessaria, della quale si devono evitare utilizzi impropri.

A condurre a conclusione tale argomentazione è poi intervenuto il Garante europeo, affermando che i dati personali necessitano di specifiche e accorte tutele proprio in considerazione del fatto che non possono essere considerati puramente e semplicemente una merce, costituendo la proiezione esterna della persona, pena il rischio di compromettere le libertà fondamentali sulla cui sistematica si fonda la nostra democrazia, come poi enunciato nel Manifesto frutto dell'iniziativa.

Al riguardo è stato infatti istituito un apposito tavolo di lavoro in tema di diritti umani, teso a delineare le nuove sfide tra tecnica e tutela della persona, sotto la guida dell'avv. Alessandra Pierucci, Chair della Commissione sulla Convenzione 108 e con la partecipazione del dott. Bruno Gencarelli, Deputy to the Director e Head of Unit presso la Commissione Europea, l'avv. Jan Klejssen, Consiglio d'Europa, il Pres. Fabrizio Petri, MAECI, il prof. Oreste Pollicino, quale membro del Management Board European Agency for Fundamental Rights (FRA), la prof. Giovanna de Minico, dell'Università Federico II, il prof. Joe Cannataci dell'Università di Malta e la dott.ssa Estelle Massé, Access Now.

Il Manifesto di Pietrarsa

All'esito dei lavori e sulla base di tali premesse, l'evento "State of privacy 22" si è concluso con la firma del Manifesto di Pietrarsa, sottoscritto dal Garante e da molti dei partecipanti all'iniziativa, di parte sia pubblica (es. Polizia postale, Guardia di finanza), sia privata (tra le quali Meta, Mediaset, Google, Sky, Fondazione S.O.S. - Il Telefono Azzurro Onlus). Il documento si pone in una linea di ideale prosecuzione dei lavori già intrapresi nel 1990 con la sottoscrizione della c.d. Carta di Treviso, uno dei primi impegni sottoscritti in via autoregolamentare dall'Ordine nazionale dei giornalisti e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana (F.N.S.I.), in favore della tutela dei minori nel mondo del mass media.

All'epoca, sempre sotto l'egida di Telefono Azzurro, i sottoscrittori si impegnarono alla tutela dei minori di età a fronte sia di contenuti inappropriati veicolati dai mezzi di informazione, sia dell'invasività dei medesimi per i casi in cui il minore fosse il protagonista di un fatto di cronaca.

Oggi, coerentemente all'evolversi del mondo dei media, ove l'utente, di qualsiasi età, è divenuto protagonista dell'informazione, fornendo talvolta con estrema leggerezza i propri dati, il Manifesto di Pietrarsa è teso a promuovere campagne informative "sul valore dei dati personali e la diffusione di best practices capaci di accrescere il livello di trasparenza effettiva garantita alle persone, a cominciare dai bambini", con una particolare attenzione da riservare anche agli anziani.

Dati Istat, infatti, ci dicono che l'utilizzo di internet in queste fasce di età è sempre più diffuso: se, nel 2020, il 90% della popolazione tra i 6 e i 24 anni utilizzava internet a fronte di circa il 31% tra gli ultrasessantacinquenni, già nel 2021 il 94,8% della popolazione tra i 6 e i 24 anni ha utilizzato internet, a fronte del 37% tra gli ultrasessantacinquenni, registrando dunque un incremento di circa il 4% nella prima fascia di età e di circa il 6% nella seconda. Il tutto a fronte di "una percezione modesta del valore dei propri dati", talvolta arrivando a considerare le misure a tutela dei medesimi "come un inutile e rinunciabile orpello o ostacolo burocratico", come enunciato nel Manifesto. Al problema della sostanziale assenza di consapevolezza proprie delle fasce di età indicate, si associa poi il fenomeno del c.d. sharenting, ove a condividere non sempre con avvedutezza i dati dei figli, spesso ancora piccoli, sono gli stessi genitori.

In considerazione di ciò, nelle premesse del Manifesto viene rilevato che tutti gli stakeholders dovrebbero "impegnarsi per accrescere il più possibile il livello di trasparenza dei trattamenti dei dati, così da garantire alle persone quell'effettiva conoscenza delle caratteristiche essenziali dei trattamenti che consentirebbe loro di esercitare un controllo effettivo sui propri dati personali", senza che l'utilizzo di espedienti tecnici, come particolari interfacce e user experience, possa influenzare la libera scelta dell'utente in relazione al trattamento dei propri dati.

In detto contesto, gli aderenti al Manifesto "si impegnano a promuovere azioni concrete, capaci di produrre risultati misurabili" in tre differenti direzioni. Sotto il profilo della trasparenza, l'impegno è di redigere informative trasparenti e comprensibili, attraverso un linguaggio semplice, facilmente intellegibile e canali di comunicazione altrettanto efficaci, al fine di "passare da una trasparenza formale ad una trasparenza effettiva", investendo, a tal fine, specifiche risorse, analoghe a quelle investite per finalità di marketing. Altra rotta da seguire è quella verso la piena consapevolezza dell'utente circa il valore dei propri dati personali e ciò attraverso apposite campagne informative, programmi tv e radiofonici, ma anche cortometraggi, spettacoli teatrali e videogiochi; in quest'ambito, infatti, si inserisce la particolare attenzione verso i minori di età ed il necessario riferimento a temi a questi specificamente dedicati, come il cyberbullismo.

Di qui emerge la terza direttrice indicata dal Manifesto, vale a dire l'educazione "volta a fornire ai non addetti ai lavori, in particolare ai soggetti vulnerabili come bambini e anziani, nozioni di base in relazione al valore dei dati personali, all'utilizzo consapevole dei dispositivi e dei servizi digitali, ai loro diritti e alle forme e agli strumenti utili a esercitarli e proteggerli".

I principali risultati conseguiti attraverso le tre azioni di cui sopra dovranno poi essere condivisi sul sito istituzionale del Manifesto, per "misurarli e condividerli", ma, si deve ritenere, anche con l'auspicio di un successivo coinvolgimento di altri stakeholders.


*a cura dell' Avv. Alessandra Spangaro, DigitalMediaLaws


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