Il taglio dei tribunali di prossimità riduce la domanda di giustizia
Secondo uno studio di Bankitalia, l’accorpamento nel 2013 dei tribunalini e la chiusura delle sedi distaccate ha portato a un calo delle liti del 6,4 e 5,1%
Si è ridotta la domanda di giustizia, presumibilmente per i maggiori costi connessi con l’aumento della distanza dai tribunali, in particolare nelle materie a più “alta discrezionalità” dove cioè il ricorso al giudizio non è l’unica opzione. È invece aumentato il numero dei processi definiti e si è ridotto il dispositon time, in particolare nelle materie più complesse e nei tribunali meno efficienti. Secondo uno studio della Banca d’Italia - “Gli effetti della riforma della geografia giudiziaria sul funzionamento della giustizia civile” - sono questi, in sintesi, gli effetti della “rivoluzione” che tra il 2013 e il 2014 ha portato alla chiusura di 25 tribunali e di 220 sezioni distaccate con l’accorpamento delle attività nei 140 tribunali rimanenti.
Lo studio, firmato da Sauro Mocetti e Giacomo Roma (Bankitalia) e da Ottavia Pesenti (London School of economics), ricostruisce “serie storiche omogenee sui procedimenti definiti, iscritti e pendenti a livello di tribunale e materia”.
Dai risultati emerge che dopo la riforma, improntata ad un aumento della produttività, si è registrata una diminuzione del contenzioso nei tribunali. Secondo lo studio, dunque, proprio i maggiori costi di accesso alla giustizia, “potrebbero aver disincentivato l’avvio di nuovi procedimenti”. L’accorpamento dei tribunali ha avuto un effetto leggermente maggiore di quello delle sezioni distaccate (calo del 6,4 e 5,1%, rispettivamente), “presumibilmente perché in tali casi l’aumento della distanza dagli uffici giudiziari indotto dalla riforma è stato più rilevante”.
Ante riforma, le sezioni distaccate e i vecchi tribunali distavano dai cittadini, in media, 8 e 13 chilometri. Dopo la distanza media è salita a 14 chilometri. La popolazione a più di 20km di distanza è aumentata dal 9 al 21%. Secondo le stime, un aumento della distanza dal tribunale di 5 chilometri si associa a una riduzione della domanda di giustizia del 6%.
I tribunali sono diminuiti di 25 unità, passando da 165 a 140 (è entrato in funzione il tribunale di Napoli Nord, con sede ad Aversa. La soppressione di quattro tribunali abruzzesi: Avezzano, Lanciano, Sulmona e Vasto e delle sezioni distaccate delle isole minori Ischia, Lipari, Portoferraio, è stata sempre rinviata). Tra i tribunali rimasti dopo la riforma, 23 hanno accorpato uno o due dei tribunali soppressi; con riferimento alle sezioni distaccate, 107 tribunali hanno accentrato almeno una sezione distaccata, 56 almeno due.
Nelle materie e nei tribunali interessati, il numero di procedimenti conclusi è aumentato del 5% e il disposition time si e ridotto sempre del 5%.
Gli autori hanno poi individuato le materie che hanno registrato un maggior calo della domanda: responsabilià extracontrattuale (es. incidenti stradali) e diritti di proprietà (es. cause condominiali). Non ci sono stati effetti significativi, invece, per il diritto di famiglia (es. divorzi) o le crisi d’impresa (es. liquidazioni giudiziali); sui dati può aver inciso l’obbligo in alcuni casi di ricorrere alla giustizia (liquidazione) oppure la ricerca di soluzioni diverse o di risparmi.
Un interessante chiarimento per la lettura dei dati deriva dal fatto che mentre nell’accorpamento di un tribunale si recupera tutto il contenzioso prima di competenza del tribunale accorpato; nella chiusura di una sezione distaccata, poiché alcune materie erano già sottratte alla loro competenza, l’accorpamento comporta il conferimento al tribunale soltanto delle materie precedentemente attribuite alle sezioni. Prima della riforma, infatti, erano di competenza della sede principale del tribunale le cause di lavoro e assistenza e previdenza obbligatorie e tutte quelle non monocratiche, come famiglia, successioni e società (nel caso di Roma, famiglia, lavoro e previdenza, erano già di competenza delle sezioni nella sede principale, mentre contratti, esecuzioni, procedimenti sommari, ecc. sono stati accorpati).
Lo studio poi osserva che giurisdizioni più grandi portano guadagni in termini di economie di scala e di specializzazione; ma oltre una certa soglia iniziano a prevalere i “costi di congestione” e a diventare più rilevanti questioni di equità e accessibilità, per via di una minore copertura territoriale; con un andamento ad U rovesciata.
Per gli autori, comunque, i “benefici” derivanti dalla riorganizzazione sono “maggiori dei costi”, anche se – aggiungono – “alcune condizioni sono necessarie perché se ne dispieghino pienamente gli effetti”. “Ad esempio, la fusione dei tribunali richiede una integrazione e interoperabilià dei sistemi, per evitare che la trasmissione dei fascicoli da quello accorpato a quello accorpante ritardi gli effetti positivi sull’offerta di giustizia e sulla qualità del servizio”.