Civile

Indeducibilità del costo se la prestazione di servizi è fatturata dal parente e mancano le prove documentali

La Corte di Cassazione perimetra la regola di deducibilità dei costi, per la quale la sussistenza dei requisiti di certezza e determinabilità, richiesti dall'art. 109 del TUIR, costituiscono condizioni imprescindibili per il loro riconoscimento

di Monica Peta*

La Cassazione con l' Ordinanza n. 27657 del 12 ottobre 2021 ha dato continuità al principio per cui grava sul contribuente che intende dedurre il costo, l'onere di dare la prova della deducibilità e dell'inerenza del costo. In particolare, in tale sede la Suprema Corte ha stabilito che: "il costo per la prestazione di servizi deve ritenersi deducibile, se la spesa è inerente all'attività imprenditoriale idonea a produrre redditi, sul contribuente grava l'onere della prova dell'inerenza e della documentazione dell'imponibile maturato".

La controversia della sentenza in commento, trae origine dal contenzioso instaurato da un promotore finanziario a seguito della notifica di un avviso di accertamento con cui l'Amministrazione Finanziaria aveva contestato l'indeducibilità di alcuni costi per mancanza dei requisiti di certezza e determinabilità.

La CTR, ribaltando la sentenza della CTP, ha accolto l'appello dell'Agenzia delle entrate che aveva prodotto una serie di elementi che facevano dubitare dell'effettività delle prestazioni fatturate al contribuente, primo fra questo il legame familiare o di amicizia intercorrente con i titolati emittenti le fatture contestate, nonché l'estrema genericità della descrizione delle fatture e la mancanza di adeguati supporti documentali atti ad avvalorare la consistenza degli imponibili.

A parere dei giudici d'appello tali elementi facevano configurare le somme pagate dall'imprenditore più delle liberalità che dei corrispettivi di prestazioni, accertando la conseguente indeducibilità ai fini delle imposte dirette. Il contribuente ha proposto ricorso per cassazione avverso la pronuncia giurisdizionale lamentando la violazione e la falsa applicazione dell'art. 109 del TUIR per avere la sentenza di appello male inteso il principio dell'inerenza dei costi. La Corte di Cassazione di seguito, ha ritenuto inammissibili i motivi proposti dal contribuente ed ha respinto il ricorso, così convalidando la legittimità dell'avviso di accertamento.

Si ricorda che, l'orientamento giurisprudenziale maggioritario è ormai pacifico nel ritenere che la prova del diritto alla deduzione dei costi ai fini della determinazione del reddito imponibile è un onere che grava sul contribuente con riferimento:
• sia al criterio che chi afferma un fatto costitutivo di un diritto lo deve provare;
• sia al criterio di vicinanza della prova.

Al riguardo, il documento principale con cui il contribuente può fornire la prova è certamente la fattura che, tuttavia non fa piena prova se l'Amministrazione finanziaria è in grado di accertarne l'inattendibilità, anche solo in via presuntiva. Spetta al giudice di merito verificare la compiutezza delle operazioni fatturate e dei relativi costi dedotti dall'impresa, prendendo in considerazione il complessivo quadro probatorio offerto dalle parti in giudizio, comprese le dichiarazioni delle parti.

Nel caso di specie le risultanze istruttorie portavano a ritenere che mancasse la necessaria certezza dei costi dedotti, in virtù dei rapporti di parentela e di amicizia che legavano il contribuente accertato ai soggetti che avevano emesso le fatture, e dell'assenza di idonei riscontri documentali che potessero far ritenere sussistenti i rapporti lavorativi da cui i costi sarebbero scaturiti. A fronte di tali elementi probatori l'imprenditore non era stato in grado di produrre adeguata prova documentale a supporto dell'esistenza ed effettività delle prestazioni fatturate a dimostrazione dei costi che egli pretendeva di dedurre.

La Corte di cassazione, nella sentenza in commento, ha rigorosamente perimetrato la regola di deducibilità dei costi, per la quale la sussistenza dei requisiti di certezza e determinabilità, richiesti dall'art. 109 del TUIR, costituiscono condizioni imprescindibili per il loro riconoscimento. Ciò vale anche ai fini della determinazione del reddito di imprese minori o piccolo imprenditore, trovando applicazione i principi di competenza, di certezza e determinabilità, e dell'inerenza dei costi sostenuti per l'attività imprenditoriale esercitata.

A bene vedere, nel confermare la decisione della CTR la Cassazione ha dato rigore di continuità al principio per il quale grava sul contribuente che intende dedurre un costo l'onere di provare la deducibilità, l'inerenza, intesa in termini qualitativi e quindi la compatibilità, la coerenza e la correlazione, non già ai ricavi in sé, ma all'attività imprenditoriale esercitata, e, quindi, di provare e documentare l'imponibile maturato, nonché la consistenza e la natura dei costi, i correlati fatti ed atti giustificativi e la loro concreta destinazione alla produzione d'impresa.

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*A cura di Monica Peta, Dottore Commercialista- Revisore Legale- PhD in scienze aziendali; Componente Comitato Scientifico Nazionale Fondazione School University; Componente della Commissione della Crisi da Sovraindebitamento ODCEC Roma; Componente del Comitato Scientifico Nazionale Istituto per il Governo Societario

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