Giustizia

Intelligenza artificiale, i timori dei legali - Il Governo studia un nuovo reato

Molte le questioni discusse al G7 delle Avvocature organizzato dal Consiglio nazionale forense: dai rischi per la professione, alle possibili ingerenze nelle fasi giurisdizionali. Un Ddl ne regolamenterà l’utilizzo stabilendo anche le sanzioni

di Francesco Machina Grifeo

Su una cosa sono tutti d’accordo: la rivoluzione dell’intelligenza artificiale inciderà pesantemente anche sulla professione di avvocato. E per non trovarsi spiazzati, la categoria e la politica dovranno giocare tempestivamente la partita della regolamentazione. Sono queste le premesse del “G7 delle Avvocature” in corso oggi a Roma presso l’Aula Magna della Pontificia Università della Santa Croce dal titolo: “Intelligenza artificiale e valori democratici: etica, innovazione tecnologica e tutela dei diritti della persona” organizzato dal Consiglio nazionale forense, con l’intervento tra gli altri del Presidente Francesco Greco, del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e del viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto.

La prima preoccupazione dei legali è il rischio di una spaccatura nella categoria tra chi rimane indietro anche perché non ha le possibilità di fare il salto tecnologico e chi invece, per esempio i grandi studi, può cavalcare una innovazione che non ha più il suo fulcro nella competenza professionale ma nelle capacità di gestire l’algoritmo. E poi lo spettro più grande, evocato anche ieri dal Presidente del Cnf e dal Ministro Nordio nel corso dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario forense, e cioè: le sentenze fotocopia, scritte direttamente dalla macchina su input di un giudice che si limita a prescriverne l’esito.

“C’è tanta preoccupazione - afferma il presidente del Cnf Greco in apertura - perché siamo di fronte a qualcosa di nuovo che non conosciamo, paragonabile alla invenzione della scrittura o della ruota”. “Noi avvocati dovremo confrontarci con la AI, e non sappiamo come i giudici utilizzeranno la macchina intelligente”. “Disagio e incertezza prosegue sono diffusi anche negli altri paesi del G7: in Canada ancora non sono pronti all’ingresso della AI nel giudizio, così anche in Inghilterra, dove solo pochissimi studi si stanno attrezzando, molti non avranno le risorse economiche per farlo. In Francia, invece, sembra esserci maggiore consapevolezza mentre in Germania si è ancora all’inizio”.

E siccome, prosegue, la tecnologia non deve aiutare solo chi ha maggiori risorse “un obiettivo del Cnf è quello di dotare l’avvocatura dell’utilizzo dell’AI. Nessuno dovrà trovarsi indietro, doteremo il Cnf di un sistema di AI da mettere a disposizione degli avvocati italiani”. Ma gli ambiti coinvolti sono tanti: dalla deontologia, “come si applica alla macchina?” Al segreto professionale, che invece va “rafforzato” in quanto “baluardo della difesa”; alle specializzazioni: “come valutare la mia preparazione tecnica - dice Greco - rispetto a chi invece è capacissimo nell’utilizzo dello strumento AI?”.

Il Sottosegretario alla Pcdm Mantovano parte ricordando che alle ultime elezioni il problema della AI non era in alcun programma elettorale, a riprova della “rapidità di sviluppo del tema, che oggi manifesta il suo carattere pervasivo e preoccupante”. Oltre ai lati positivi, come per esempio le applicazioni in ambito sanitario, presenta infatti un “lato oscuro” che riguarda: la tutela diritti della persona, le fake news e il rapporto col consenso: “Alla tentazione dei controlli di massa – afferma l’ex toga - non sono immuni i paesi occidentali, servono dunque criteri per determinare precetti e sanzioni per chi si discosti dalle regole”. “Perché il diritto – prosegue - non può ridursi ad applicazione di algoritmi, non può esistere un giudice che dica alla macchina di confezionare una sentenza di condanna sulla base di una serie di documenti e file. E questo - ammonisce - non è una cosa così lontana anche considerato l’uso del ‘copia in colla’ da parte di alcuni magistrati”.

Un pericolo sui cui torna anche il Viceministro Sisto: “Leggendo la Costituzione - afferma - è chiara l’impossibilità della sostituzione della componente umana nella decisione del giudice”. “Immaginate però se il Gip, avendo tutti i dati, chiedesse alla macchina di confezionare un provvedimento per arrestare tizio….saremmo di fronte ad una inversione del procedimento: si parte dal risultato e se ne fa scrivere alla macchina la motivazione”. “Il problema è a mio avviso gravissimo, come avvocati - dice Sisto richiamando il suo passato di penalista - dobbiamo combattere il moloch dell’efficienza, non possiamo essere ridotti alla necessità di fare presto. C’è un limite: i diritti dei cittadini. Non si riduce la domanda di giustizia si aumenta l’offerta, più magistrati ecc.”

Mantovano ricorda poi che il Cdm sta per varare un Ddl per “indicare almeno i principi e sanzionare le deviazioni, tenendo presente la prospettiva antropocentrica”. In questo senso conclude: “È prezioso il ruolo del G7 delle Avvocature, voi siete in prima linea per vigilare che l’equilibrio sia garantito negli ordinamenti senza cadute orwelliane. La professione cambierà è inevitabile, si perderanno alcune funzioni, spero le più ripetitive, e se ne apriranno di nuove, quello che non cambia è il ruolo secolare di sentinella che l’avvocato svolge”.

Il viceministro Sisto ha poi annunciato che è allo studio un provvedimento sulla cosiddetta sinteticità degli atti “per evitare, soprattutto agli amministrativisti, di non vedersi dichiarare il processo inammissibile. Faremo una norma per evitare il diritto di difesa possa diventare una colpa”.

Sisto esprime invece un allarme per lo sviluppo dei “portali di giustizia telematica, dove l’utente potrà porre domande ottenendo delle risposte, e allora quale sarà il ruolo dell’avvocato? Per paradosso, se la AI prende un piede sbagliato, non servirà neppure più essere laureati per essere avvocati”.

E sull’avvocato in Costituzione, evocato ieri dal Ministro Nordio, Sisto ha detto di aver cambiato idea: “Pensavo non fosse necessario, in quanto già compreso nel diritto di difesa, ma ho cambiato idea, proprio le tecnologie AI rendono indispensabile che la parola ‘avvocato’ entri nella Carta, per evitare la tentazione che esca dal diritto della difesa”. Un passaggio molto applaudito su cui poi è tornato Greco ricordando il caso della Tunisia che dopo aver inserito l’avvocato nella Carta dopo le “primavere arabe”, l’ha tolto non appena ha piegato verso l’autocrazia.

Sisto ha infine anticipato che il Ddl, ancora allo studio, prevede (articolo 14) “l’utilizzo nella attività giudiziaria della AI esclusivamente per motivi di organizzazione e semplificazione oltre che di ricerca giurisprudenziale e dottrinale”. Spetterà invece ai Coa, evitare che la AI si trasformi in strumento di abuso del diritto di difesa. Per Sisto: “L’oralità è quello che può continuare a fare la differenza e non solo nel civile ma anche nel processo penale”. Il Ddl – annuncia - prevederà “un nuovo reato che sanziona chi utilizza la AI per scopi diversi dal consentito, come per esempio quando si vuole fare danno a qualcuno ecc.”.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©