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Emissione dei green, social e sustainable bonds: strumenti per finanziare le progettualità sui beni confiscati

Progetti ecosostenibili o a forte impatto sociale sui beni confiscati potrebbero essere finanziati da gruppi bancari, imprese o anche da enti territoriali attraverso l'emissione di green, social e sustainable bonds, in modo che tali soggetti emittenti, a seguito dell'investimento, possano incrementare il livello di sostenibilità dei loro processi aziendali interni

di Marco Letizi*

Una delle principali criticità nella gestione dei beni sottratti alle organizzazioni criminali - sia durante il sequestro e la confisca non definitiva (c.d. fase giudiziaria), che a seguito dell'intervenuta definitività della confisca (c.d. fase finanziaria) - può individuarsi nella mancanza di fondi necessari a colmare le carenze strutturali (per gli immobili) o a risanare le imprese in temporaneo squilibrio economico-finanziario anche sostenendo talune iniziative imprenditoriali a volte essenziali per rilanciare l'attività d'impresa.

È noto che l'attuale situazione congiunturale economica e l'esiguità finanziaria che caratterizza i bilanci degli enti territoriali spesso non consentono il superamento delle criticità gravanti sui cespiti in confisca e, quindi, una loro immediata destinabilità e utilizzazione.

L'articolo 48 "Destinazione dei beni e delle somme" del D.Lgs. n. 159/2011 (c.d. Codice Antimafia) prevede che il 90% delle somme ricavate dalla vendita dei beni immobili confiscati (dei quali non sia stato possibile effettuare, in precedenza, la destinazione o il trasferimento per le finalità di pubblico interesse), affluiscano al Fondo Unico Giustizia per essere riassegnate, previo versamento all'entrata del bilancio dello Stato:
• nella misura del 20% all'Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alle organizzazioni criminali (ANBSC), per assicurare lo sviluppo delle proprie attività istituzionali, in coerenza con gli obiettivi di stabilità della finanza pubblica;
• nella misura del 10% in un fondo, istituito presso il Ministero dell'interno, per le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria dei beni immobili trasferiti per finalità istituzionali o sociali ovvero economiche, agli enti territoriali.

In aggiunta alle risorse contenute nei fondi anzidetti, l'ANBSC dispone anche di liquidità, confiscate a titolo definitivo, in giacenza presso i fondi di gestione delle varie procedure di confisca, che potrebbero essere utilizzate non solo per il superamento di criticità gravanti sui cespiti (non ultime quelle di tipo strutturale) in seno alla medesima procedura di confisca ma anche per i beni riferiti ad altre procedure di confisca; difatti, lo spostamento di tali liquidità da una procedura di confisca all'altra, ai fini di un utilizzo infra procedurale, non contravviene in alcun modo alle norme generali della contabilità di Stato trattandosi di liquidità confiscate a titolo definitivo.

Sebbene l'ANBSC disponga delle elencate risorse finanziarie per la gestione dei beni confiscati, tuttavia le statistiche pubblicate sul suo sito istituzionale, riferite al numero dei beni confiscati (anche a titolo definitivo) non ancora utilizzati, appaiono piuttosto allarmanti.

È verosimile che ciò dipenda dal fatto che i fondi e le liquidità nella disponibilità dell'ANBSC non siano sufficienti a sanare le criticità gravanti sui beni in gestione.

Non v'è dubbio alcuno che il trasferimento di un bene immobile gravato da criticità a un ente territoriale contravverrebbe uno dei principali obiettivi imposti dalla legge all'Agenzia Nazionale e cioè quello di individuare e superare le criticità caratterizzanti i beni confiscati onde consentirne una tempestiva destinazione. E', pertanto, fondamentale che l'ANBSC ponga in essere tutte le necessarie iniziative volte a sanare le criticità gravanti sui beni in confisca, in modo da trasferire al patrimonio indisponile degli enti territoriali, o assegnare alle associazioni, comunità ed enti no profit, beni scevri da criticità e quindi immediatamente destinabili o assegnabili.

Ma allora com'è possibile superare tali criticità?

In linea con l'approccio olistico richiamato nell'articolo "La valorizzazione dei beni sottratti a organizzazioni criminali quali efficace strumento per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile", la finanza sostenibile potrebbe agevolare le procedure di gestione e destinazione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali, finanziandone le attività.

A tal proposito, è importante sottolineare come gli obiettivi indicati nel Green Deal europeo alla base della green transition abbiano rappresentato un forte incentivo a riorientare i flussi finanziari verso investimenti ecosostenibili e sociosostenibili. Infatti, l'emissione dei green, social e sustainable bonds, quali strumenti di raccolta di capitale sul mercato da parte di enti pubblici e privati, è finalizzata a finanziare progetti ecosostenibili e sociosostenibili.

E allora se tali progetti venissero realizzati sui beni confiscati (immobili e imprese) potrebbero canalizzarsi ingenti flussi finanziari che ne implicherebbero la valorizzazione e la rigenerazione anche in un'ottica sostenibile.

La mobilitazione dei capitali (pubblici e privati) verso progetti green e sociosostenibili genererebbe un processo virtuoso e circolare. Infatti, la necessità di valorizzare i beni confiscati alle organizzazioni criminali e di sanarne le criticità, che ne impediscono una loro immediata utilizzazione, rappresenta un incentivo a reperire ulteriori risorse finanziarie rispetto a quelle giacenti nei fondi di gestione delle procedure di confisca e nei fondi istituzionali previsti dal codice antimafia. Detta necessità rappresenta, a sua volta, un incentivo a raccogliere il capitale sul mercato per supportare la realizzazione di progetti ecosostenibili e sociosostenibili e, quindi, l'emissione di green bonds, social bonds e sustainable bonds da parte di enti pubblici e privati. In tal modo, i beni confiscati - che, in astratto, rappresentano una risorsa socio- economica per il Paese - vengono valorizzati, rigenerati e resi immediatamente destinabili e utilizzabili attraverso iniziative di green finance, in modo che possano determinare sviluppo economico-sociale, redistribuire ricchezza sul territorio, incrementare coesione e inclusione sociale e, nel contempo, costituire essi stessi un incentivo a orientare i capitali presenti sul mercato verso la finanza sostenibile.

Nella Comunicazione della Commissione europea del luglio 2021, emerge che l'Unione necessiterà di 350 miliardi di euro in investimenti aggiuntivi all'anno nel decennio in corso nei soli sistemi energetici, assieme a ulteriori 130 miliardi di euro all'anno di cui avrà bisogno per gli altri obiettivi ambientali. Pertanto, il quadro della finanza sostenibile eurounitaria rivestirà un ruolo fondamentale per il conseguimento degli obiettivi fissati nel Green Deal europeo in modo da orientare i flussi finanziari verso investimenti che riducano l'esposizione ai rischi climatici e ambientali.

Il mercato del debito sostenibile a livello globale.

Ma qual è il mercato del debito sostenibile a livello globale? Sulla base dei dati forniti dalla CBI nel Report riferito al 2022, il debito classificato come green, social e sustainability (GSS), correlato alla sostenibilità e alla transizione, ha raggiunto un volume complessivo di 417,8 miliardi di dollari nella prima metà del 2022, con un calo del 27% su base annua rispetto alla prima metà del 2021. Tuttavia, sono emersi segnali di ripresa con un incremento delle emissioni green nel secondo trimestre del 2022, che sono aumentate del 25% rispetto al primo trimestre, con un volume di 121,3 miliardi di dollari.

L'invasione russa dell'Ucraina avvenuta lo scorso febbraio e la successiva crisi energetica europea hanno esacerbato l'inflazione post COVID-19, incidendo sulle dinamiche del mercato obbligazionario. L'aumento dei tassi d'interesse e l'elevata volatilità hanno determinato una diminuzione delle emissioni obbligazionarie, compresi i volumi di GSS bonds che hanno registrato un'impennata negli ultimi anni. I volumi cumulativi delle emissioni etichettate GSS si sono attestati a 3,3 miliardi di dollari alla fine del primo semestre 2022, mentre i volumi cumulativi verdi si sono attestati a 1,9 miliardi di dollari.

A fronte della catastrofe climatica in atto è necessaria un'azione decisiva in termini di mobilitazione dei capitali (pubblici e privati) verso investimenti eco-socio sostenibili. In tal senso, l'emissione di GSS bonds evidenzia gli sforzi di transizione che riducono il rischio di essere travolti dai sempre più evidenti effetti del climate change.

Il mercato del debito sostenibile in Italia.

L'Italia, a fine 2018, si collocava al sesto posto in Europa per emissioni di green bonds con un totale di masse di poco inferiore ai $ 10 miliardi. Sulla base dei dati forniti da Bloomberg, nel primo semestre 2019, sono state effettuate nuove emissioni per un totale di oltre $ 4 miliardi, pari a una crescita del 120% rispetto al 2018, quando erano stati lanciati nuovi bonds per $ 2 miliardi.

I principali emittenti sono società non finanziarie (soprattutto multiutility) come Enel, Terna ed ERG. In Italia, negli ultimi anni, alcuni gruppi bancari hanno emesso green bonds per un valore complessivo di diversi miliardi di euro, in linea con i Green Bonds Principles (GBP). In un caso, i green bonds hanno ottenuto lo score valutativo più alto (GB1 - excellent) nel Green Assessment di Moody's e i relativi progetti, finanziati con le obbligazioni verdi, hanno riguardato la realizzazione di infrastrutture per la produzione e la trasmissione di energia da fonti rinnovabili, investimenti in infrastrutture o processi per incrementare l'efficientamento energetico, costruzione o ristrutturazione edilizie secondo i migliori standards ambientali. I ricavi ottenuti dai green bonds sono stati utilizzati per il finanziamento o il rifinanziamento di progetti dedicati alle energie rinnovabili e all'efficienza energetica e che risultano integralmente in linea con i GBP.

Nel caso di specie, il gruppo bancario non solo ha costituito un vero e proprio green bond register, contenente tutti gli elementi informativi di dettaglio afferenti ai progetti finanziati (categoria, ammontare, descrizione e benefici ambientali attesi) ma ha anche pubblicato sul proprio sito web un green bond report, certificato da una società terza, che descrive i progetti in portfolio e la rendicontazione dei benefici ambientali misurati (per i progetti già realizzati) e attesi (per quelli ancora da realizzare). Secondo i dati pubblicati dal gruppo bancario italiano in esame nel primo semestre 2019, i progetti finanziati dai proventi derivanti dai green bonds emessi nel biennio 2017- 2018 hanno determinato un impatto ambientale annuale che ha generato una produzione di energia da fonti rinnovabili pari a circa 1 milione di MWh, consentendo risparmi energetici pari a circa 30 mila MWh e minori emissioni di CO2 pari a oltre 350 mila tonnellate. Nel caso in esame, i costi di emissione del green bond, in fase di lancio, si sono attestati in linea con quelli di qualsiasi altra emissione pubblica con una migliore performance rispetto agli altri titoli di pari scadenza in seno al mercato secondario.

Borsa Italiana - membro della Sustainable Stock Exchanges Initiative sostenuta dalle Nazioni Unite e istituzione aderente, attraverso London Stock Exchange Group, alla Climate Bonds Initiative, nonché osservatore dei GBP dell'ICMA - ha assunto, negli ultimi anni, un ruolo centrale nella promozione della definizione di standards informativi, sensibilizzando gli emittenti a fornire ai mercati un'informativa più completa sulle proprie politiche ESG e anticipando gli obblighi di informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (SFDR) contenuti nel regolamento (UE) 2019/2088 del 27 novembre 2019, in vigore l 10 marzo 2021.

Al riguardo, sin dal 2017, Borsa Italiana ha messo a disposizione del mercato una serie di strumenti volti a meglio identificare e analizzare l'ecosistema della green finance (indici e analisi, guida al reporting ESG per le società quotate, segmento dei green bonds e social bonds in negoziazione sui mercati MOT ed extra MOT). Borsa Italiana ha dimostrato una particolare attenzione alle best practices in materia ESG, tenendo anche conto delle emissioni più piccole e delle società di dimensioni più ridotte e sottolineando come l'applicazione dei medesimi standards alle corporate large cap e alle PMI avrebbe finito per impedire l'accesso a queste ultime al mondo della finanza sostenibile, privandole della possibilità di ampliare il portfolio degli investitori.

Nel Report "Green, Social & Sustainable Bonds: The Market Experience", pubblicato da Borsa Italiana nel luglio 2022, si sono registrati 241 ESG bonds quotati in borsa per un controvalore di 349 miliardi di euro in circolazione, 58 soggetti emittenti e 17 valute. Dei 241 ESG bonds emessi a luglio 2022, il 47,3% è rappresentato da supranational bonds, il 31,5% da corporate bonds, il 12% da bonds emessi da banche, il 7,1% da bonds governativi e il 2,1% da bonds emessi da società di assicurazione.

Conclusioni. La proposta di direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale (Corporate Social Responsibility Directive, CSRD) può rappresentare uno strumento efficace per incoraggiare gli investitori a considerare i profili di sostenibilità nelle proprie decisioni di investimento. Essa, difatti, si pone non solo l'obiettivo di revisionare l'attuale reporting stabilito dalla direttiva 2014/95/UE, ma anche di costituire la base di una coerente disclosure informativa sulla sostenibilità attraverso il valore dei flussi finanziari dell'impresa, che possa essere messa a disposizione degli analisti delle banche, delle compagnie assicurative, delle società di gestione patrimoniale o delle agenzie di rating del credito, degli investitori finali, delle organizzazioni non governative e degli altri stakeholders che desiderano gestire il proprio business tenendo conto del relativo impatto sociale e ambientale.

La proposta di direttiva per la sostenibilità aziendale (CRSD), contenuta nel EU Taxonomy Climate Delegated Act, nonché gli emendamenti agli atti delegati afferenti alle preferenze di sostenibilità degli investitori, agli obblighi fiduciari e alla governance dei prodotti, sono elementi chiave per l'efficace implementazione del Piano d'azione esistente sul finanziamento sostenibile della Commissione (Action Plan on Financing Sustainable Growth). Tali elementi delimitano l'ecosistema di finanza sostenibile - che è parte di una più ampia strategia per raggiungere il cambiamento e garantire una transizione equa per il conseguimento degli obiettivi di sostenibilità - e rappresentano gli elementi fondanti per aumentare la trasparenza e fornire gli strumenti ai risparmiatori per identificare responsabilmente le opportunità di investimento sostenibile anche nell'ottica di consentire una serie di strumenti futuri, come il marchio di qualità ecologica dell'UE (EU ecolabel) per la vendita retail dei prodotti finanziari e lo Standard EU Green Bond.

Per realizzare tali ambiziosi obiettivi, che intersecano più topics anche tra loro apparentemente eterogenei, è necessario un approccio multidisciplinare e interdisciplinare, che si fondi su una forte partnership tra istituzioni nazionali ed europee, istituzioni finanziarie, mondo dell'imprenditoria, parti sociali, società civile e comunità accademica e della ricerca scientifica. L'entusiasmo generale per il tema della sostenibilità è in costante crescita ed è alimentato non solo dall'impegno dei partners europei e internazionali, ormai incanalato in percorsi di sviluppo sempre più sostenibili e allineati gli obiettivi dell'accordo di Parigi, ma anche dal sempre crescente appetito dei consumatori per i prodotti ecosostenibili a livello globale. I dati forniti da CBI indicano che la mobilitazione di fondi pubblici e privati - volta a sostenere progettualità che riducono non solo l'impatto delle attività delle organizzazioni sul clima e l'ambiente, ma capaci anche di mitigare i rischi del climate change sulle organizzazioni o ancora che hanno effetti positivi nel sociale - negli ultimi anni è stata significativa.

Al riguardo, progetti ecosostenibili o a forte impatto sociale sui beni confiscati potrebbero essere finanziati da gruppi bancari, imprese o anche da enti territoriali attraverso l'emissione di green, social e sustainable bonds, in modo che tali soggetti emittenti, a seguito dell'investimento, possano incrementare il livello di sostenibilità dei loro processi aziendali interni (compensazione CO2, progetti di cooperazione sociale agricola, programmi di contrasto alla disoccupazione giovanile, progetti a forte impatto sociale, rigenerazione di aree urbane e agricole, etc.) e innescando, nel contempo, un più generale meccanismo virtuoso (sostenibile e circolare), con positive refluenze in termini di legalità e di sviluppo economico-sociale del territorio.

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*A cura di Marco Letizi, Esperto della Commissione europea, del Consiglio d'Europa e delle Nazioni Unite - PhD Researcher del dipartimento di Management presso la facoltà di Economia dell'Università "La Sapienza" di Roma