La blue economy nuovo paradigma della città di Taranto, ma non solo
Nell'Economia del mare la sostenibilità rappresenta un tema centrale, divenendo risorsa che genera ricchezza, occupazione e innovazione secondo un modello collaborativo, oltre che sostenibile
L'espressione blue economy è ormai entrata nel comune patrimonio linguistico dei giuristi, ad indicare la branca della green economy, attinente la sfera degli oceani e delle acque in generale.
In realtà l'Economia Blu è un'alternativa concreta ad un modello economico tradizionale che, come gli ultimi anni ci hanno dimostrato, si è rivelato fallimentare; la c.d. brown Economy o economia lineare, infatti, è oggettivamente impostata secondo un modello sinteticamente rappresentato dallo schema: estrai, produci, usa, getta.
La Blue Economy, a parere della scrivente, rappresenta, invece, una virtuosa e coerente evoluzione della Green Economy, che nasce per ottenere risultati più soddisfacenti dal punto di vista ambientale, ragion per cui viene definita anche economia circolare: dalla tutela degli ambienti si passa al concetto di rigenerazione degli ecosistemi.
La definizione più veritiera di economia circolare è quella fornita dalla Ellen MacArthurFoundation, che sinteticamente la descrive come "… un termine generico per definire un'economia pensata per potersi rigenerare da sola".
In un'economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera.
Come nel caso della Green Economy, anche nell'Economia del mare la sostenibilità rappresenta un tema centrale, divenendo risorsa che genera ricchezza, occupazione e innovazione secondo un modello collaborativo, oltre che sostenibile.
Tale principio è stato fortemente affermato dai Trattati istitutivi dell'Unione europea che, confrontandosi con i principi cardine dell'ordinamento comunitario quali la libera circolazione delle merci e la libertà della concorrenza, era già fortemente radicato, da tempo, nel diritto internazionale.
L'art. 11 del TFUE, espressamente ribadisce che "Le esigenze connesse con la tutela dell'ambiente devono essere integrate nella definizione e nell'attuazione delle politiche e azioni dell'Unione, in particolare nella prospettiva di promuovere lo sviluppo sostenibile".
L'ambiente è riconosciuto, anche nella nostra Carta costituzionale, quale bene giuridico fondamentale, attraverso la valorizzazione delle norme sulla salvaguardia del paesaggio (art. 9) e su quella della salute (art. 32), spesso riprese dalla giurisprudenza della Corte costituzionale e della Corte di cassazione.
Con la modifica del titolo V della Costituzione, la tutela dell'ambiente e dell'ecosistema viene attribuita alla potestà legislativa esclusiva dello Stato (art. 117, comma 2, lett. s) e riguardo alla «valorizzazione dei beni culturali e ambientali» è assegnata una potestà legislativa concorrente alle Regioni (art. 117, comma 3).
Nell'ambito delle priorità del programma 2019-2024 della Commissione europea, diviene centrale l'arrivo ad una economia circolare a emissioni zero, sviluppata nell'ambito del Green Deal europeo e supportata da ingenti risorse economiche.
In tale ottica, l'economia blu punta anche alla "crescita blu", cioè mira a favorire l'occupazione nell'economia marina e marittima e l'espansione economica anche in altri settori, come lo sviluppo di tecnologie offshore per l'energia rinnovabile, la promozione dell'acquacoltura e il sostegno alla ricerca nel settore delle biotecnologie blu.
La cornice normativa
In ItaliaLa legge 28 dicembre 2015, n. 221, contiene diverse disposizioni per promuovere misure di green economy; l'articolo 3 contiene disposizioni finalizzate a garantire l'aggiornamento (previsto dall'art. 34, comma 3, del D.Lgs. 152/2006), della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile (SnSVS), che considera anche gli aspetti inerenti alla «crescita blu» del contesto marino.
Sulla falsariga della Direttiva Europea sulla pianificazione marittima (89/2014/UE), è stato emanato il Decreto Legislativo 17 ottobre 2016, n. 201.
In tale norma sono state suddivise le acque marine pianificabili in tre aree: il Mare Mediterraneo occidentale, il Mare Adriatico, il Mar Ionio insieme al Mare Mediterraneo centrale.
In ciascuna area marittima, si proiettano interessi e competenze di diverse Regioni, che dovranno essere oggetto di un diverso piano di gestione dello spazio marittimo.
Attraverso la Pianificazione dello Spazio Marittimo (PSM), le autorità nazionali possono utilizzare strumenti come le Aree Marine Particolarmente Sensibili, le Aree Da Evitare e gli Schemi di Separazione del Traffico per proteggere le AMP dal rischio di incidenti marittimi e limitare le occasioni di collisioni con i cetacei.
La pianificazione dello spazio marittimo dovrebbe, inoltre, perseguire e coordinare gli obiettivi in materia di promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, conservazione e sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca, conservazione degli habitat naturali, sviluppo della rete transeuropea dei trasporti, sicurezza degli impianti offshore di petrolio e gas e in materia di acque.
Altri regolamenti e piani importanti dal punto di vista della pianificazione riguardano i diversi ambiti settoriali.
Il Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima 2030, fornisce un obiettivo per l'eolico off-shore italiano di 300 MW per il 2025.
Il Piano Strategico per l'Acquacoltura italiana è lo strumento di governo per la pianificazione delle attività di acquacoltura in Italia per il periodo dal 2014 al 2020.
Attraverso tale Piano vengono fissati gli obiettivi di tutela delle risorse acquatiche e dell'ambiente, nonchè di salvaguardia delle attività economiche e sociali di sostenibilità.
Il Piano Strategico Nazionale della Portualità e della Logistica rappresenta un passo importante verso la riforma dei porti italiani (Decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 169), con l'obiettivo di creare un sistema marittimo in grado di beneficiare della posizione geografica strategica dell'Italia.
Nel 2010 l'Italia si è dotata di una Strategia Nazionale per la Biodiversità, strumento di integrazione delle esigenze di conservazione ed uso sostenibile delle risorse naturali nelle politiche nazionali di settore, in coerenza con gli obiettivi previsti dalla Strategia Europea per la Biodiversità, contenente numerose sezioni dedicate al tema dell'ambiente marino.
Un altro importante tema normativo riguarda l'ambito delle concessioni demaniali.
Con legge 221/2012 è stato introdotto un sistema di proroga automatica, fino al 31 dicembre 2020; successivamente, con la Legge di Bilancio 2018, sono state prorogate automaticamente, per altri 15 anni, le concessioni balneari fino al 31 dicembre 2033.Si fa sommessamente notare, che tali disposizioni appaiono in contrasto con ciò che la direttiva dell'Unione Europea 2006/123/CE (la c.d. Direttiva Bolkestein) prevede, ovvero che le concessioni demaniali marittime debbano essere assegnate con gara pubblica. Il 18 Novembre 2019 è stata pubblicata la Sentenza n. 7478 del Consiglio di Stato, che ha dichiarato illegittime le proroghe ex lege senza gara pubblica.
Con tale sentenza, il Consiglio di Stato, applicando la normativa e la giurisprudenza dell'Unione europea, ha statuito che le leggi nazionali italiane, che prevedono proroghe automatiche delle concessioni demaniali marittime, vanno disapplicate dai Comuni, in quanto illegittime.
E'stato precisato che la proroga ex lege delle concessioni demaniali, aventi natura turistico-ricreativa, non può essere generalizzata, dovendo la normativa nazionale ispirarsi alle regole dell'Unione europea sulla indizione delle gare.
Ambiti di attività e sviluppo economico
Il mare ha una enorme importanza economica: si stima che il mercato legato alle risorse e alle industrie marine e costiere ammonti, globalmente a 3.000 miliardi di dollari annui (il 5% del PIL mondiale).
Purtroppo, a partire da metà del secolo scorso, le riserve ittiche mondiali hanno visto diminuire gradualmente la propria portata. In tutti i mari del mondo si è assistito ad un rapido sviluppo dei trasporti marittimi e delle crociere, mentre l'uomo si è impossessato delle profondità marine, al fine di perseguire l'estrazione di petrolio e gas da giacimenti off-shore. È più recente lo sviluppo di settori nuovi come la produzione di energia eolica offshore e l'estrazione di minerali dai fondali marini.
Il problema dell'uso sostenibile della risorsa marina è quindi divenuto centrale, anche in Europa.
I principali problemi del mare sono costituiti da:
• inquinamento chimico;
• sovra sfruttamento delle risorse ittiche;
• cambiamento climatico.
Il mare unisce settori e tradizioni diverse, in un tessuto imprenditoriale diffuso che può essere una leva straordinaria per il rilancio dell'Italia, secondo una immagine o idea che si materializza nel modello della smart City (e della smart Community), cioè della "prossima città", intesa come spazio razionale nel quale i presupposti, i principi e le regole della circolarità trovano la loro più naturale ambientazione.
Più specificatamente, l'economia del mare si sviluppa nei seguenti settori:
-Filiera ittica: ricomprende le attività connesse con la pesca, incluso il relativo commercio all'ingrosso e al dettaglio;
-Industria delle estrazioni marine: riguarda le attività di estrazione di risorse naturali dal mare, come ad esempio il sale, piuttosto che petrolio e gas naturale con modalità off-shore.
-Filiera della cantieristica: racchiude le attività di costruzione di imbarcazioni da diporto e sportive, cantieri navali in generale e di demolizione, nonché di fabbricazione di strumenti per la navigazione.
-Movimentazione di merci e passeggeri: fa riferimento a tutte le attività di trasporto via acqua di merci e persone, sia marittimo che costiero, unitamente ai servizi logistici;
-Servizi di alloggio e ristorazione: sono ricomprese tutte le attività legate alla ricettività, di qualsiasi tipologia (alberghi, villaggi turistici, colonie marine, ecc.).
-Ricerca, regolamentazione e tutela ambientale: include le attività di ricerca e sviluppo nel campo delle biotecnologie marine e delle scienze naturali legate al mare.
-Attività sportive e ricreative: ricomprende le attività connesse al turismo nel campo dello sport e divertimento, come i tour operator, guide turistiche, parchi tematici, stabilimenti balneari.
Gli effetti sull'economia del "sistema mare" non si limitano, quindi, alle attività economiche perimetrate, ma si estendono ad altre attività che vengono attivate indirettamente, tanto a monte quanto a valle.
In pratica, esiste un moltiplicatore per cui per ogni euro prodotto da un'attività della Blue Economy se ne attivano altri sul resto dell'economia, generati da tutte quelle attività che contribuiscono alla sua realizzazione, secondo una dinamica di filiera.
Questa è la ragione per cui si punta alla ricerca e l'innovazione per promuovere la blue economy nel bacino del Mediterraneo, che contribuirà alla creazione di nuovi posti di lavoro ed una crescita sostenibile e inclusiva tramite la Strategic Research and Innovation Agenda.
Il programma Horizon 2020, il più grande mai lanciato in Europa per il supporto all'innovazione e la ricerca, include, tra i suoi temi di interesse, le risorse acquatiche.
La bioeconomia avrà particolare rilevanza nella prossima programmazione, Horizon Europe (2021-2027), in quanto considerata una tra le principali sfide globali.
Collegato alla sopradetta programmazione, si colloca anche il Programma Blue Invest Fund, lanciato a Febbraio 2020, che, con una dotazione di 75 milioni di euro, intende supportare lo sviluppo delle imprese europee che realizzano prodotti e servizi innovativi e sostenibili in questo settore.
La blue economy nuovo paradigma della città di Taranto
La Puglia, strategicamente situata nel cuore del Mediterraneo, con i suoi 865 km di costa, ha un incomparabile patrimonio ambientale. Tali caratteristiche, impongono, come in altre regioni europee, il problema dell'utilizzo intensivo della risorsa marina, tanto che la blue economy è stata individuata, dalla Regione Puglia, all'interno degli obiettivi di innovazione prioritaria "Salute dell'Uomo e dell'Ambiente", attribuendole quindi una rilevanza strategica nel disegno delle proprie politiche di ricerca e sviluppo tecnologico.
Una iniziativa, destinata a impattare in maniera consistente sull'economia del mare pugliese, è l'istituzione delle ZES (Zone Economiche Speciali).
Le ZES, disciplinate dal Decreto legge 20 giugno 2017, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2017, n. 123, rappresentano una straordinaria opportunità di sviluppo dei territori delle regioni meno sviluppate e in transizione, dove siano presenti e operative aree portuali.
In Puglia sono state individuate due ZES, quella Jonica e quella Adriatica, di cui a settembre 2019 è stato firmato il relativo decreto istitutivo dalla Presidenza del Consiglio.
Nell'immaginario collettivo, da sempre, la città di Taranto è stata associata alla siderurgia, polveri sottili e tumori, trascurando ed ignorando le risorse naturali della città.
Oggi, purtroppo, il tema della riconversione industriale può essere connesso anche agli impatti del Covid-19 sul turismo costiero, i trasporti marittimi e l'economia in generale che, in questo momento, sono solo parzialmente valutabili, ma che sicuramente determineranno un cambiamento dell'economia globale.
In realtà "Taranto è tra le più belle città del mondo, unica nella sua conformazione geografica che la vede incastonata tra due specchi d'acqua".
In quest'ottica, la città torna a proporre il suo ruolo nel Mediterraneo e segna la rotta verso la sostenibilità come "volano per lo sviluppo del territorio".
La "Fiera del Mare di Taranto", svoltasi dal 3 al 6 settembre 2020, consistente in un Forum di rilevanza internazionale indirizzato agli stakeholders ed ai professionisti attivi nel campo della Blue Economy, intitolato "Ripartiamo dal Mare", organizzato dalla Sezione Internazionalizzazione, con il supporto di Puglia Sviluppo S.p.A. e con la collaborazione del Distretto Pugliese della Nautica da diporto e dello IAMB (Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari), ha approfondito le strategie per lo sviluppo sostenibile dell'economia del mare, soprattutto in considerazione dell'impatto dell'emergenza epidemiologica del COVID-19.
Inoltre, il progetto Waterfront (affaccio a mare) Porto - Città è stato inserito tra i progetti ammessi a finanziamento nella graduatoria provvisoria stilata dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, con uno stanziamento di 32 milioni di euro, di cui 16 cofinanziati dall'Authority.
L'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio, con l'Ordinanza n.18/2021, ha individuato la destinazione d'uso della città di Taranto per la competizione internazionale SAIL GP 2021, il campionato dei catamarani volanti F50, che si svolgerà nelle giornate del 5 e 6 giugno di questo anno, fissando in maniera puntuale i criteri di igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro, fissando il limite di velocità di circolazione dei veicoli, ed infine il rispetto delle norme anti Covid 19.
Chi conosce bene il mare di Taranto sa che il vento nel golfo non manca, soprattutto nel periodo caldo le termiche soffiano anche intensamente proponendo nel golfo condizioni ideali, così come sono valide le strutture portuali adatte a ospitare il grande evento velico, che vedrà affrontarsi sul campo di regata di Mar Grande otto team nazionali.
A bordo ci saranno le più grandi star della vela mondiale: medaglie olimpiche, campioni del mondo, velisti di regate oceaniche e vincitori dell'America's Cup provenienti da Australia, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Giappone, Nuova Zelanda, Spagna e Stati Uniti.
Il porto di Taranto è anche una start up delle crociere, infatti, in pochi anni ha cominciato ad attrarre l'attenzione del settore. L'anno "zero" è stato il 2017 quando alcune compagnie hanno iniziato ad interessarsi al porto della città dei due Mari. Quest'anno, che dovrebbe rappresentare la ripresa del settore crocieristico, fortemente colpito dalla crisi pandemica nel 2020, il porto ha già calendarizzato 18 navi che attraccheranno al Molo Primo Sporgente, ufficialmente conosciuto come Molo San Cataldo.
Trasformare Taranto in una città-porto consapevole della propria eccellenza, come destinazione crocieristica, è diventato l'obiettivo degli operatori di settore, per una serie di caratteristiche: è fuori dai circuiti di massa e non è inserita nei soliti itinerari; la rilevanza del patrimonio naturale ed artistico; la posizione favorevole da punto di vista nautico; la posizione geografica, strategica rispetto ad una serie di mete turistiche.
A livello internazionale, infatti, l'inquinamento causato dall'industria non viene percepito come un elemento che possa intaccare la reputazione turistica della città, tanto che la Msc «Seaside», ha fatto il suo primo ingresso nella rada del porto di Taranto il 5 maggio scorso.
Il porto ionico è stato, infatti, inserito nell'itinerario della compagnia di navigazione non solo come scalo, ma anche come punto di imbarco e sbarco dei passeggeri.
Lo sviluppo del traffico crocieristico, in ottica di diversificazione delle attività portuali, rappresenta un asset significativo per il territorio jonico, sia in termini economici che culturali e questo importante traguardo giunge a valle del periodo più buio per il settore crocieristico internazionale che, nel corso del 2020, ha dovuto affrontare una lunga fase di arresto a causa dell'emergenza pandemica Covid-19.
Il braccio operativo dell'economia del mare, è rappresentato da Assonautica Italiana, che, come sottolineato dal suo Presidente Nazionale, Giovanni Acampora, ha puntato sul progetto "Quality Marine" per la qualificazione e la certificazione di porti turistici ed approdi: in Puglia ne sono stati certificati sei, in particolare, a Taranto, il cantiere Mirabelli e il Molo sant'Eligio.
In particolare, Assonautica Taranto, si è posta l'ambizioso progetto, sul presupposto di una cultura della blue economy, di valorizzare le antiche tracce nella città e negli agglomerati urbani costieri, nonché valorizzare i "segni" consegnati dalla storia e dalle antiche tradizioni marinare; inoltre, intende puntare e valorizzare la nautica da diporto, il turismo nautico e l'economia del mare, al fine di sostenere e promuovere l'attuale sistema economico, le attività di rimessaggio di barche, la rinascita della piccola cantieristica da diporto e la creazione di nuovi piccoli porti turistici e approdi.
Con questo ulteriore progetto, Taranto esce dallo stereotipo industrialista e guarda con interesse alle peculiarità paesaggistiche, culturali e storiche della città, inserendosi a pieno titolo tra le protagoniste della blue economy.
L'economia circolare, infatti, spinge verso azioni positive di miglioramento e sviluppo, distinguendosi dall'approccio tradizionale di impronta negativa, ponendosi con una legislazione avente, come obiettivo primario, quello di evitare emissioni nocive, rifiuti e inquinamenti.
Nello specifico, l'economia blu, per "la città dei due mari" rappresenta un prezioso investimento sia a breve che a lungo termine, in grado di produrre soluzioni che coniughino sviluppo e occupazione con la sostenibilità sociale e ambientale.
È, quindi, fondamentale procedere sul doppio binario della cura e sviluppo della pianificazione locale e regionale, nonché della capacità di cogliere le opportunità collegate al prossimo ciclo di programmazione europea e regionale, sia in termini di interconnessione transnazionale sia nell'ambito dell'innovazione.
Taranto, viste le sue specifiche caratteristiche, dovrebbe prediligere una interpretazione estensiva e globale della blue economy, cogliendone le enormi sinergie e, allo stesso tempo, puntando sugli ambiti più innovativi e ad elevato tasso di crescita.