Civile

La Proprietà industriale si fa "Green"

L'investimento non si limita alle sole privative brevettuali coinvolgendo anche i marchi di impresa

di Massimiliano Patrini*

La Proprietà Industriale riveste un ruolo di sempre maggiore rilevanza nell'ambito delle strategie di politica legislativa riguardanti il cambiamento climatico e la transizione ecologica.

Il riflesso di questa centralità, anche nel sistema produttivo, è immediatamente percepibile laddove si pensi, innanzitutto, alla comunicazione commerciale e pubblicitaria che, ormai in qualsiasi settore produttivo e dei servizi (dall'industria pesante, alla moda, al settore cosmetico e farmaceutico, per arrivare ai prodotti e ai servizi tecnologici) è basata sulla valorizzazione delle "competenze green". In questo processo, le attività di ricerca e sviluppo assumono un ruolo di sicura rilevanza, così come gli investimenti che le aziende – di ogni dimensione – destinano (o dovrebbero destinare) alla tutela dei processi e dei prodotti a minore impatto ambientale.

L'investimento nella "proprietà industriale Green" non si limita alle sole privative brevettuali (brevetti per invenzione, modelli di utilità e design) coinvolgendo invece, in maniera sempre più importante, anche i marchi di impresa e, in senso più ampio, la sfera della creatività che si riferisce ai principi di consapevolezza ecologica e/o di ecosostenibilità per costruire una brand identity sempre più focalizzata su questi valori.

Nel 2022 l'Ufficio Mondiale per la Proprietà Intellettuale, attraverso la sua struttura dedicata, ha pubblicato il "Green Technology Book", ossia uno studio nel quale, oltre a descrivere alcuni tecnologie brevettate che hanno contribuito a tutelare soluzioni innovative riguardanti l'ambiente e l'individuazione di processi volti a mitigare gli effetti del cambiamento climatico (tra questi: sistemi di irrigazione che eliminano o riducono la dispersione idrica; sistemi di semina e raccolta robotizzata; applicazione di tecnologie IOT per ottimizzare la gestione dei raccolti; processi per lo sviluppo di materiali innovativi per l'assorbimento delle acque), individua le potenzialità di sviluppo in termini di trasferimento tecnologico e di valorizzazione degli asset immateriali di queste tecnologie, in tre macroaree: Agricoltura e Foreste; Tutela delle Acque e Agglomerati urbani. Lo Studio dell'OMPI segnala anche alcune criticità connesse a queste tecnologie, in particolare derivanti dalla necessità dell'interazione con infrastrutture o enti pubblici che, talvolta, rallentano la loro concreta attuazione.

Parallelamente, sul fronte dei marchi di impresa, un recente studio dell'Ufficio Europeo della proprietà Industriale, ha evidenziato l'andamento delle domande di marchio contenenti termini riferibili ai concetti di "green" depositate presso questo ente nell'arco temporale che va dal 1996 al 2021.

Il dato ha rilevato un trend di crescita annuo che ha portato la percentuale di marchi "green" dal 4% al 12%.

Un elemento importante riguarda le caratteristiche dei soggetti depositanti. Sia nel caso dei brevetti per invenzione industriale, sia in quello dei marchi si tratta prevalentemente di aziende medio / grandi, con prevalenza di soggetti extra UE (in particolare statunitensi, cinesi, giapponesi e coreani).

Da parte sua lo IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria), e con lui praticamente tutte le autorità mondiali del settore, hanno sentito l'esigenza di modificare i Codici della comunicazione pubblicitaria proprio per garantire veridicità e accuratezza di quei messaggi promozionali che si basano su vanti di natura "ambientale".

In che modo una maggiore attenzione allo sviluppo di una "Proprietà Industriale Green" può coinvolgere le aziende? I riflessi degli investimenti dedicati allo sviluppo di queste tecnologie sono evidenti, non solo in termini di vantaggi competitivi per i soggetti che immettono queste tecnologie sul mercato e le concedono in licenza, ma anche per quelle aziende che ne fanno un uso diretto o indiretto, con i conseguenti effettivi positivi sulla c.d. "brand reputation". Si pensi al settore del food, a quello farmaceutico/cosmetico, ma anche ad ambiti apparentemente più distanti, come è quello del fashion, laddove l'adozione di tecnologie a minore impatto ambientale è una necessità sempre più avvertita, proprio al fine di valorizzare e aumentare la percezione del singolo marchio sul mercato.

Un'altra conseguenza concreta derivante dalla titolarità (o dai diritti di sfruttamento) di immateriali "Green" si percepisce in ambito ESG, laddove la loro presenza può contribuire in maniera determinante allo sviluppo e alla implementazione del singolo modello aziendale. In tale contesto assumono sempre maggiore rilevanza anche tutte le attività sottese all'ottenimento delle certificazioni di eco-compatibilità, nonché ai marchi di impresa e alla comunicazione pubblicitaria che dalle stesse scaturiscono. Per converso risulta chiara l'esigenza che non vi sia abuso di questi strumenti e dunque il ricorso alla pratica del c.d. "greewashing", sanzionabile a livello regolatorio e giudiziario.

Infine, un aspetto che non deve essere trascurato attiene alle numerose agevolazioni e misure di incentivazione che sono state incluse, anche da ultimo nel PNRR e che hanno ad oggetto proprio lo sviluppo di tecnologie e prodotti (inclusa la loro brevettazione) idonei a favorire la transizione ecologica.

* Counsel di Gatti Pavesi Bianchi Ludovici

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