Mediazione, il ministero revoca la circolare con i requisiti stringenti
La scadenza il 30 aprile.In attesa dei regolamenti conferma dell’iscrizione con le vecchie regole.
Colpo di spugna sulla circolare del 5 aprile che aveva dettagliato i nuovi requisiti, previsti dalla riforma del processo civile (decreto legislativo 149/2022), per organismi di mediazione ed enti di formazione. Il ministero della Giustizia ha infatti trasmesso ieri una nuova circolare con cui – prendendo atto delle criticità segnalate dagli operatori – ha revocato il contenuto della precedente e l’ha integralmente sostituito.
Organismi, enti e Ordini nei giorni scorsi avevano infatti scritto al ministero, sottolineando l’impossibilità di adeguarsi alle indicazioni della circolare del 5 aprile e paventare la paralisi delle procedure di mediazione. Infatti la circolare – adottata per colmare un vuoto attuativo, in attesa del regolamento incaricato di modificare il Dm 180/2010 sulla mediazione – era andata oltre le norme, introducendo requisiti – hanno lamentato gli operatori – non previsti e in parte inattuabili. A questi requisiti avrebbero dovuto adeguarsi innanzitutto gli organismi e gli enti già iscritti, rispettivamente, nel registro e nell’elenco tenuti presso il ministero della Giustizia e che, come previsto dalla riforma, entro il 30 aprile devono inviare le istanze per chiedere di mantenere l’iscrizione.
Le novità
La nuova circolare segue i suggerimenti forniti dalla nota di indirizzo del capo dipartimento per gli affari di giustizia del ministero, Luigi Birritteri, che ha evidenziato come, per applicare i nuovi requisiti, sia necessario attendere il regolamento applicativo della riforma (peraltro in stato avanzato di elaborazione).
Il testo diffuso ieri dà quindi il via libera a istanze “in bianco”: gli organismi di mediazione e gli enti di formazione dovranno, entro il 30 aprile, solo dichiarare di voler mantenere l’iscrizione nel registro o nell’elenco. Le realtà che non presentano l’istanza entro il 30 aprile saranno sospese senza preavviso, con provvedimenti che saranno adottati dal 1° luglio. Su chi invece presenta l’istanza di permanenza entro il 30 aprile il ministero non farà valutazioni sul possesso dei nuovi requisiti, ma le rimanderà a quando saranno varate le modifiche al Dm 180/2010. «Il mantenimento dell’iscrizione – si legge nella circolare – deve intendersi con riserva di effettuare una successiva valutazione all’esito dell’entrata in vigore della norma regolamentare».
Le reazioni
Un nuovo assetto che convice gli operatori. «Apprendiamo con piacere e favore il ripensamento del ministero – rileva Donato Di Campli, componente e tesoriere del Consiglio nazionale forense –: è la soluzione più logica attendere il regolamento che preciserà i requisiti per la permanenza e l’iscrizione a registro ed elenco». «La decisione è importante – incalza Giovanna Greco, componente segretario del consiglio nazionale dei dottori commercialisti – perché era improponibile adeguarsi ai nuovi requisiti entro il 30 aprile. Inoltre, molte richieste, come quella di avere un dipendente ogni 200 procedure annue, erano inattuabili e avrebbero costretto gli organismi dei Consigli più piccoli a chiudere».
La correzione di rotta si imponeva anche per il responsabile della camera arbitrale di Milano Nicola Giudice «Va bene il passo indietro – afferma – con la speranza che i decreti attuativi superino le criticità riscontrate nella circolare revocata. Ci auguriamo che la revisione consideri l’esperienza maturata nell’ultimo decennio da molti professionisti del settore. Come Camera Arbitrale di Milano abbiamo insistito molto sulla formazione e selezione dei mediatori con 400 eventi formativi e oltre 12mila professionisti formati nell’ambito della giustizia alternativa».
Confida che i decreti attuativi allontanino il rischio chiusura, per gli organismi più piccoli, Giuseppe Currao, responsabile di Assoedilizia, già alle prese con le controversie Superbonus «Per gli enti di mediazione che si appoggiano a una società già esistente era proibitiva la richiesta di crearne una ad hoc, moltissimi sarebbero stati costretti a rinunciare».
Per Leonardo D’Urso, responsabile di Adr center, ingessare la mediazione in Italia sarebbe un vero peccato, perché il modello è esportato in tutti i paesi dell’Unione. «La nostra mediazione si è imposta come best practice, un primato testimoniato dai numeri. Il “caso” circolare – dice d’Urso – è l’ennesima occasione per capire, anche in attesa dei decreti attuativi, che serve un tavolo di lavoro permanente, con gli operatori del settore».