Penale

Penalmente responsabile l'ispettore di polizia che compie arbitrariamente intercettazione telefoniche

A rafforzare la tesi accusatoria le testimonianze di assistenti di polizia penitenziaria che avevano evidenziato come anche loro fossero controllati dal funzionario

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di Giampaolo Piagnerelli

Commette un reato l'ispettore di polizia penitenziaria che in maniera del tutto abusiva e arbitraria intercetti le conversazioni tra detenuti all'interno delle celle. La Cassazione - con sentenza n. 39326/22 - si è trovata a dover decidere su un comportamento del tutto illecito commesso da un funzionario di polizia tra il 24 dicembre 2021 e il 1° gennaio 2022. Contro la sentenza di appello che lo vedeva condannato, il pubblico ufficiale, ha presentato ricorso in Cassazione. Tuttavia i Supremi giudici - in piena sintonia - con le conclusioni di merito hanno rilevato come fosse palese l'attribuibilità all'ispettore dei file audio relativi a intercettazioni telefoniche. Questa attività non derivava dal solo fatto che le "registrazioni" fossero nel computer posizionato nella postazione lavorativa, ma anche in ragione del rinvenimento, a seguito di perquisizione personale, di materiale funzionale a effettuare registrazioni ambientali e telefoniche. I giudici, quindi, sono arrivati all'imputazione avendo in mano degli indizi gravi, precisi e concordanti. Gli elementi, poi, erano valorizzati unitamente alle dichiarazioni rese da numerose persone informate sui fatti (rilevanti quelle delle educatrici dell'Area trattamentale e degli assistenti di polizia penitenziaria) che avevano evidenziato il pervasivo controllo operato nei loro confronti da parte dell'ispettore. La Cassazione, inoltre, ha ravvisato l'attualità delle esigenze cautelari personali in funzione anche di altri comportamenti "distorti" come ad esempio la modifica delle credenziali per l'accesso alla posta elettronica personale sottoposta a sequestro.

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