Processo telematico, l’Ucpi denuncia: App sospesa solo per magistrati e cancellieri
I penalisti lamentano l’utilizzo improprio dell’art. 175-bis del Cpp e il rischio di lesione del diritto di difesa: “le regole processuali devono essere uguali per tutti e, soprattutto, non possono essere derogate autonomamente da una delle parti”
La Giunta dell’Unione camere penali prende posizione sul caos nel processo penale telematico di questi giorni denunciando la sospensione “unilaterale” dell’applicativo APP 2.0 riservata unicamente a magistrati e cancellieri.
Come noto, numerosi uffici giudiziari, hanno approvato decreti che prevedono la sospensione temporanea dell’utilizzo “dell’applicativo APP per l’adozione ed il deposito di atti, documenti, richieste e memorie relativi alle fasi processuali di cui al Libro V titolo IX, libro VI titoli II, V e V-bis ed al giudizio dibattimentale e predibattimentale”. Per i penalisti, tuttavia, tali provvedimenti, richiamando in maniera impropria l’art. 175-bis del codice di procedura penale, decretano la sospensione unilaterale dell’obbligo di deposito telematico degli atti indicati nel recente DM 206/2024. Lo stop infatti, prosegue la nota della Giunta, vale solo per l’applicativo APP 2.0 e, quindi, riguarda solo i cd. “abilitati interni” ovvero i magistrati ed i cancellieri e non certamente gli avvocati.
Non solo, la ragione di tali provvedimenti “parrebbe risiedere non in un malfunzionamento”, “accertato ed attestato dal dirigente dell’ufficio giudiziario” di APP 2.0, come previsto dal codice, ma, piuttosto, nella necessità di garantire “un adeguato periodo di sperimentazione delle funzionalità introdotte recentemente”.
Per i penalisti però in tal modo si esorbita dal dato normativo, nel tentativo di porre rimedio ad una situazione nota e da tempo denunciata dall’Ucpi. E cioè: 1) i soggetti “abilitati interni” non hanno svolto “quella necessaria attività didattica indispensabile ad assicurare che i diritti dei soggetti coinvolti in un procedimento penale possano essere esercitati con effettività, senza intralci tecnici od umani che pongano a rischio le attività difensive”; 2) la progressione è stata imposta con tempi e modi insensibili alle criticità segnalate e senza adeguata interlocuzione con gli utenti “abilitati interni ed esterni”.
Così facendo tuttavia si opera una “forzatura” attraverso “l’utilizzo strumentale di una norma inserita nel codice per la salvaguardia del completo e corretto esercizio dell’attività di difesa tecnica”. Una norma che al contrario viene piegata per “delineare una ulteriore, pericolosa ed ingiusta disparità nel trattamento delle parti cui deve essere posto immediato rimedio: le regole processuali devono essere uguali per tutti e, soprattutto, non possono essere derogate autonomamente da una delle parti come se ci si trovasse all’interno di un sistema di portali girevoli”.
Da qui l’appello al Parlamento affinché intervenga per “porre argine all’effetto domino dalle conseguenze imprevedibili, ma certamente contrarie alla volontà delle norme, che tali provvedimenti genereranno, mettendo a rischio la legalità processuale”. Vanno infatti rimodulati i tempi di attuazione del Ppt “secondo scadenze che tengano conto dell’effettivo avanzamento dei sistemi telematici e della preparazione professionale impartita al personale di cancelleria, preservando l’efficienza degli uffici giudiziari e soprattutto garantendo il concreto ed effettivo esercizio del diritto di difesa”.
Di diverso avviso l’Ordine degli Avvocati di Roma che “condivide appieno la decisione del Presidente ff. del Tribunale di Roma Lorenzo Pontecorvo di sospendere l’app con la quale si depositano gli atti per il processo penale telematico, evitando così il collasso del sistema”. “Da tempo - si legge in una nota del Presidente del COA Roma, Paolo Nesta - gli Avvocati romani denunciano le inefficienze del sistema. Il recente decreto del Ministero della Giustizia rischiava di paralizzare il processo. Di qui la decisione, dopo quella analoga del Presidente del Tribunale di Napoli, anche dei Presidenti di Roma e Milano di sospendere l’utilizzo dell’app almeno per tutto il mese di gennaio”.
Per questo l’Ordine forense di Roma condivide la decisione del Presidente ff. del Tribunale capitolino, “una scelta - conclude l’Avvocato Nesta - che unisce innovazione e pragmatismo, e ci uniamo all’appello affinché la formazione sia considerata una priorità per garantire la continuità e la qualità del servizio giudiziario”.
Per il Movimento forense “il diritto di difesa è in pericolo”. “A pochi giorni dalla entrata in vigore del processo penale telematico – si legge in una nota a firma della Presidente Elisa Demma - registriamo il malfunzionamento dei sistemi nella totalità del territorio. Il sistema di trasmissione non funziona, è rallentato forse dal sovraccarico e, sostanzialmente, il deposito non è garantito. A complicare ulteriormente le cose apprendiamo che il sistema manifesta problemi anche alla ricezione, troppo rigido e disfunzionale a detta degli operatori”. MV chiede dunque che il Ministero intervenga con un provvedimento che disponga la “sospensione trasversale del processo penale telematico su tutto il territorio nazionale, a tutela dei cittadini e del corretto esercizio del diritto di difesa”.
La legge sull'autonomia differenziata si colloca sui binari della Costituzione
di Giulio M. Salerno, Professore ordinario di diritto costituzionale presso l'Università di Macerata