Comunitario e Internazionale

«Procura Ue in campo anche contro i reati legati ai fondi del Recovery»

Intervista a Danilo Ceccarelli, viceprocuratore capo dell’Eppo e procuratore europeo per l’Italia

di Bianca Lucia Mazzei

Parte domani la nuova Procura europea (European Public prosecutors office – Eppo), l’organismo indipendente della Ue che indagherà e perseguirà dinanzi ai tribunali degli Stati membri i reati che ledono gli interessi finanziari dell’Unione. Una competenza molto ampia che includerà anche i reati connessi all’utilizzo delle risorse del Recovery.
L’obiettivo è perseguire illeciti di notevole entità - solo le frodi Iva transfrontaliere valgono 50-60 miliardi l’anno - contro i quali le autorità dei singoli Stati possono fare poco perché i loro poteri si fermano ai confini nazionali.

Il percorso che ha portato alla nascita della Procura Ue è stato lungo e complesso (era già prevista dal Trattato di Lisbona del 2007). Qual è il valore aggiunto?
Grazie alla dimensione transnazionale avremo un’agilità e una capacità operativa senza precedenti: non dovremo ricorrere a strumenti tradizionali come richieste di rogatorie o di investigazione ma potremo assumere le prove direttamente in qualsiasi Paese aderente. E questo non può farlo neanche la direzione nazionale antimafia. Poi c’è il valore della specializzazione. Tutti i procuratori delegati italiani hanno esperienza nel campo dei reati finanziari e contro la Pa e 4 vengono dalle direzioni antimafia: si creerà un gruppo con una notevole capacità operativa.
A parlare è Danilo Ceccarelli, viceprocuratore capo dell’Eppo e procuratore europeo per l’Italia. Già sostituto procuratore a Savona, Imperia e Milano, Ceccarelli supervisionerà le indagini condotte dai procuratori delegati italiani.

C’è il timore, espresso anche all’interno del Csm, che questo nuovo livello europeo entri in collisione con le competenze delle procure antimafia, con il rischio di depotenziare il contrasto alla criminalità organizzata. È un pericolo reale? Come lo si evita?
Il protocollo d’intesa firmato la settimana scorsa con la Direzione nazionale antimafia punta proprio a evitare questo rischio attraverso consultazioni preventive su tempi e strategie e lo scambio continuo di informazioni operative e strategiche. Ma la cosa più importante è che prevede un obbligo di coordinamento nei casi (inevitabili) in cui le indagini saranno collegate. Poi, come sempre, conta lo spirito di leale collaborazione. Eliminare ogni contrasto è impossibile: d’altronde esistono anche a livello nazionale.

Quanti saranno i procedimenti già avviati che passeranno alla competenza della Procura?
Non molti, perché non ha senso entrare a piè pari in indagini in corso. Il criterio sarà lo stato di avanzamento e quindi il passaggio riguarderà inchieste in fase iniziale. Per creare un rapporto a lungo termine la leale collaborazione deve funzionare in entrambi i sensi.
L’Italia, che potrebbe avere il record di indagini annue (500-1000), ha il maggior numero di procuratori delegati europei (Ped), i magistrati cui spetterà portare avanti le inchieste. Dei 20 previsti, ne sono stati però nominati solo 15 e due uffici (Catanzaro e Bari) sono completamente scoperti...
Il Csm rifarà il bando a breve. Ma queste assenze non impatteranno sull’azione della Procura, perché ciascun procuratore delegato ha una competenza nazionale e potrà seguire le indagini assegnate in ogni luogo: la distribuzione fra le sedi è solo organizzativa.

Stanno per arrivare le risorse del Recovery e la criminalità è sempre pronta ad approfittare delle sciagure e dei fondi per farvi fronte. Ve ne occuperete voi?
Sì. E potrebbe essere una notevole fonte di indagini. Ma è ancora presto per dirlo.

Districare nel concreto le competenze non sarà facile perché le frodi legate ai fondi europei spesso riguardano anche risorse italiane. Come farete?
Il criterio guida sarà la fonte di finanziamento prevalente e la gravità del reato. Comunque, l’importante è preservare l’unitarietà dell’indagine.

Come funzionerà la Procura?
La gestione delle indagini sarà condivisa. Le notizie di reato possono arrivare da denunce di cittadini e aziende (sul sito www.eppo.europa.eu c’è il modello) o, come di solito succede, dalla polizia giudiziaria. Spetterà a noi valutare in tempi brevi se la competenza è europea o nazionale. Le decisioni sull’esercizio dell’azione penale non verranno però assunte singolarmente dal procuratore del Paese in cui viene svolta l’indagine ma da una Camera di cui fanno parte anche altri tre procuratori (fra cui quelli dei Paesi coinvolti). È un sistema che favorirà la conoscenza trasversale dei sistemi europei e delle tecniche d’indagine.

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