Riforma delle lauree abilitanti per l’esercizio delle professioni
Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza la riforma per accelerare l’ingresso nei giovani nel lavoro
Non è l’abolizione dell’esame di Stato come tentò di fare l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti nel luglio del 2011, quando era chiaro che il Paese stava precipitando nella crisi economico-finanziaria. Tuttavia nel Piano nazionale di ripresa e resilienza è prefigurata la riforma delle lauree abilitanti che aprirebbero, oltre al titolo di studio, anche il titolo per l’esercizio delle professioni soggette a esame di Stato.
Una possibilità di cui si parla da tempo e che fa parte anche di un dossier proposto da alcune professioni tecniche, geometri e periti industriali in primis. In questi casi la riforma dell’istruzione ha infatti sostanzialmente cancellato il principale canale di accesso all’Albo.
Tuttavia, nel Piano nazionale di ripresa e resilienza la laurea abilitante viene prefigurata come il percorso per l’accesso alle professioni, senza alcuna delimitazione di segmento. Nella versione del Piano circolata ieri sera tardi non c’è infatti alcun elenco di professioni a cui si indirizzerebbe la riforma e non si riporta una clausola che subordina questo tipo di accesso alla richiesta da parte dei Consigli nazionali interessati.
La riforma è motivata con l’esigenza di tagliare i tempi per l’accesso dei giovani al mondo del lavoro, e alle professioni in particolare.
Naturalmente la laurea abilitante, che oggi interessa già le professioni sanitarie come l’infermiere o il fisioterapista, impone la rivisitazione del corso di studi prevedendo un “piano” tarato sulle competenze professioniali e magari un percorso di tirocinio all’interno del ciclo universitario.
Il tutto dovrebbe avere come corollario la rivisitazione delle classi di laurea, comunque un lavoro complesso che dovrebbe o potrebbe coinvolgere gli Ordini professionali, secondo un dettato della riforma dell’università rimasto però sempre abbastanza “periferico”.
Medicina e chirurgia, odontoiatria, ingegneria, architettura sono probabilmente tra le lauree che più facilmente possono adattarsi a questo schema visto che l’esame di Stato si svolge, in ambito universitario, a pochi giorni di distanza dalla laurea.
Probabilmente se si confermerà questa impostazione ci sarà qualche eccezione. Per esempio, l’esame per i revisori legali, la cui struttura deriva da norme europee, con un tirocinio di 18 mesi, che è sfuggito anche alla generale riduzione entro i 12 mesi fissata qualche anno fa.
La riforma potrebbe riaccendere il dibattito sulle professioni e tra queste e le forze politiche se la regolamentazione si dovesse prospettare come una liberalizzazione dell’accesso agli Ordini.