Penale

Riforma penale Cartabia spostata al 2023, chiesto il primo rinvio in un processo

La richiesta presentata per beneficiare degli aspetti più favorevoli della norma che prevede una udienza filtro che vaglia la "ragionevole probabilità di condanna", in caso contrario scatta il non luogo a procedere

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di Francesco Machina Grifeo

Come si aspettavano gli operatori del diritto, il primo effetto della spostamento in avanti di due mesi, dell'entrata in vigore della cd. riforma penale targata Marta Cartabia, è un rinvio, richiesto peraltro da un indagato eccellente, per beneficiare delle disposizioni più favorevoli contenute nel Dlgs 10 ottobre 2022, n. 150.

Sul decreto legislativo, infatti, è intervenuto il decreto legge 162/2022,approvato dal primo Consiglio dei Ministri presieduto da Giorgia Meloni (pubblicato sulla G.U. il 31/10/2022) che ha spostato a inizio 2023 l'avvio della riforma. Nelle intenzioni del Governo la dilazione recepisce l'allarme - "Il grido di dolore", copyright del Ministro Nordio - delle Procure che in una lettera al Guardasigilli si erano dichiarate impreparate a gestire i nuovi adempimenti previsti in particolare per la fase delle indagini preliminari.

Si terrà così il 18 gennaio 2023, quando probabilmente sarà entrata in vigore la riforma Cartabia che affida al Gup un effettivo potere di "filtro", l'udienza davanti al giudice di Brescia, Cristian Colombo, del procuratore aggiunto di Milano Fabio De Pasquale e del pm Sergio Spadaro (oggi in forza alla Procura europea) ai quali viene contestato il reato di "rifiuto d'atto d'ufficio" per non aver voluto depositare nel 2021 prove potenzialmente favorevoli agli imputati del processo per corruzione internazionale Eni-Nigeria, conclusosi con l'assoluzione di tutti gli imputati.

E nei prossimi 60 giorni potrebbe essere numerose le richieste di rinvio da parte degli indagati, con un effetto anche sul numero dei procedimenti chiusi nell'anno e sul carico con cui parte il 2023, per beneficiare degli effetti favorevoli della riforma.

Come spiega oggi sul "Il Dubbio" il prof. Mitja Gialuz, ordinario di Diritto processuale penale all'Università di Genova, nonché componente della Commissione Lattanzi, il rinvio "sul piano tecnico è potenzialmente foriero di problemi più gravi di quelli che risolve". "La riforma – prosegue - contiene diverse disposizioni favorevoli agli imputati, sia di natura sostanziale, sia di natura processuale. L'effetto pratico del differimento sarà quello di determinare molti rinvii dei processi su richiesta degli imputati in attesa dell'entrata in vigore". Mentre se i rinvii non venissero concessi, aggiunge Gialuz, "potrebbero sorgere dei problemi di legittimità costituzionale".

Tornando al caso dell'inchiesta Eni Nigeria, l'avvocato difensore Malavenda, ha chiesto procedere con la normativa Cartabia che dispone il giudizio a fronte di una "ragionevole previsione di condanna" e non più dunque come accadeva prima, ma a questo punto accade ancora, a fronte soltanto di "elementi idonei" per una condanna. In particolare, a fare da spartiacque è il nuovo articolo 425, comma tre, del codice di procedura penale dove ora si prevede che il giudice pronunci sentenza di non luogo a procedere quando gli elementi acquisiti non consentano una ragionevole previsione di condanna. Non solo, il Gup deve fare la scelta momento, con il superamento del precedente indirizzo giurisprudenziale che disponeva il dibattimento in presenza di qualsivoglia situazione probatoria suscettibile di una possibile evoluzione.

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