Civile

"Saldo zero": chiarimenti dalla Sentenza della Suprema Corte di Cassazione n. 23852/2020

Quando si parla di "Saldo zero" ci si riferisce a quella domanda giudiziale, effettuata nell'ambito di una azione di riconoscimento del credito, nella quale si chiede al Giudice l'azzeramento del saldo iniziale annotato nel primo estratto conto depositato agli atti, qualora esso sia negativo.

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di Luca Mogarelli


La Corte di Cassazione con la Sentenza n. 23852 del 2020 fa luce sul tema del "saldo zero" definendone, in modo granitico, i princìpi posti alla base.

Quando si parla di "Saldo zero" ci si riferisce a quella domanda giudiziale, effettuata nell'ambito di una azione di riconoscimento del credito, nella quale si chiede al Giudice l'azzeramento del saldo iniziale annotato nel primo estratto conto depositato agli atti, qualora esso sia negativo.

Dall'azzeramento del saldo iniziale negativo, ne consegue la riduzione quantitativa del livello dell'esposizione del debitore.

E' chiaro che il tema emerge nell'ambito dei contenziosi che coinvolgono conti correnti accesi nel passato per i quali la serie storica degli estratti conto non è in grado di risalire al primo estratto di conto corrente.

Nel caso affrontato dalla Suprema Corte, l'istituto di credito ricorreva per decreto ingiuntivo per un importo di circa un milione e seicento mila euro. L'impresa correntista proponeva opposizione, domandando in via riconvenzionale il riconoscimento di profili di illegittimità contrattuale e quindi la rideterminazione del saldo finale di conto corrente, anche in applicazione dell'azzeramento del saldo iniziale annotato sul primo estratto conto depositato agli atti.

In tale contesto, la Corte di Cassazione si è espressa indicando che, qualora sia il correntista ad agire in una azione di rideterminazione del saldo o di ripetizione di indebiti "ove non risulti provato (…) che il saldo dell'intervallo temporale non documentato abbia ad oggetto un debito inferiore o inesistente (…), si devono elaborare conteggi partendo da tale saldo debitore". Coerentemente poi, la Suprema Corte, in riferimento all'azione di riconoscimento del credito vantato dall'istituto di credito, ha affermato che "in mancanza di prove quanto alle movimentazioni del conto occorse nel periodo iniziale del rapporto (…) la banca non potrà invocare, in proprio favore, l'addebito della posta iniziale del primo degli estratti conto prodotti" facendo tuttavia presente che, d'altro canto "il correntista non potrà aspirare a un rigetto della domanda di pagamento della banca stessa".

In altri termini, la tesi dell'azzeramento del saldo viene, quindi, "accettata" dalla Suprema Corte nel momento in cui tale azzeramento avviene a causa del mancato assolvimento dell'onere probatorio in capo alla banca, circa la concreta esistenza del saldo annotato nel primo estratto conto depositato agli atti, nell'ambito di una azione di riconoscimento del credito promossa dalla banca stessa.

Nell'ambito, invece, di un'azione spinta dal correntista al fine di ripetere somme illegittimamente addebitate o di accertamento giudiziale del saldo, non risulta accettabile l'azzeramento del saldo inziale, a meno che il correntista non provi l'inesistenza o l'erroneità di quel saldo.

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