Giustizia

Separazione carriere, penalisti: avanti così - Meloni: verso il giusto processo

La premier ha spiegato che la riforma punta a garantire una vera parità processuale fra accusa e difesa

di Francesco Machina Grifeo

“Abbiamo fatto un incontro molto approfondito toccando tutti i temi che riguardano la riforma costituzionale della separazione delle carriere, abbiamo invitato il governo ad andare avanti senza tentennamenti sulla via di questa riforma fondamentale, che restituisce ai cittadini il giusto processo attraverso l’istituzione finalmente di quel giudice terzo che è scritto nella nostra Costituzione all’articolo 111 ma di fatto non è mai stato realizzato”. Così il presidente dell’Unione delle camere penali, Francesco Petrelli, dopo l’incontro a Palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni, alla presenza del vice Antonio Tajani, del Ministro della Giustizia Carlo Nordio e del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. “La riforma non riguarda gli avvocati - ha aggiunto - e non è certamente punitiva nei confronti della magistratura ma riguarda tutti i cittadini ed una giustizia più moderna e finalmente adeguata ad una democrazia liberale”.

Per Giorgia Meloni la riforma della separazione delle carriere fra chi accusa e chi giudica “punta a garantire una vera parità processuale fra accusa e difesa”. “È un punto – ha aggiunto rivolgendosi ai penalisti - che voi avete sottolineato in tante occasioni, insieme al fatto che la separazione delle carriere costituisce ormai un processo ineludibile, non solo dopo l’entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale ma anche dopo le riforme Castelli e Cartabia, che hanno delineato una figura di pubblico ministero sensibilmente diversa rispetto a quella prevista in origine nel nostro ordinamento giudiziario”.

L’articolo 111 della Costituzione – ha spiegato la Premier - ci dice che ’il giusto processo’ è quello che si ’svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale’. Il giusto processo si attua, in contradditorio, davanti ad un giudice che non deve solo essere terzo, ma che deve anche apparire terzo. È esattamente ciò che intendiamo fare noi con questa riforma”.

Il capo del Governo ha poi gettato acqua sul fuoco in merito all’ipotesi futura - emersa da indicrezioni di stampa nei giorni scorsi di togliere ai Pm la guida della polizia giudiziaria per le inchieste. “Non ne abbiamo parlato. Erano presenti ovviamente all’incontro il ministro Nordio e il sottosegretario Mantovano, ma di questo tema non si è trattato perché non è un tema all’ordine del giorno”. “Tra l’altro è la nostra Costituzione che già prevede che il pubblico ministero abbia il controllo della polizia giudiziaria per cui è un altro film, come suol dirsi”, ha aggiunto.

L’UCPI, in particolate, ha auspicato che l’iter prosegua senza modifiche che “alterino l’efficacia del sorteggio e le funzioni dell’Alta Corte disciplinare, presidi fondamentali per contrastare le degenerazioni correntizie”. Sottolineando che le riforma “rafforza la magistratura giudicante tutelando l’indipendenza e l’autonomia del pubblico ministero”.

“Durante l’incontro – ha poi aggiunto Petrelli - abbiamo toccato anche temi sui quali vi è meno convergenza e che interessano l’avvocatura penale, come la questione del pacchetto sicurezza, la quale come sappiamo è davanti al Senato: abbiamo raccomandato una revisione dei punti critici che ovviamente riguardano le violazioni del diritto penale liberale e le contraddizioni di molti principi della nostra Costituzione”. “Abbiamo - ha proseguito - ovviamente anche toccato il problema tragico dei suicidi in carcere e del sovraffollamento. Su questi temi ovviamente con il governo non vi è stata analoga confluenza, ma abbiamo rappresentato tutte le ragioni a sostegno delle nostre battaglie”, ha concluso Petrelli.

E pieno sostegno alla riforma arriva anche dall’Aiga che “rappresenta l’effettiva attuazione del giusto processo previsto dall’articolo 111 della Costituzione, nel pieno rispetto dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura, previsto dall’articolo 104”. Lo si legge nella lettera che il presidente dell’organismo dei legali under45 Carlo Foglieni ha scritto e inviato stamattina alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “Si tratta - recita la missiva - di una scelta coerente con le finalità di garantire la pienezza del contraddittorio e l’equidistanza tra accusa e difesa, nonché la concreta terzietà del giudice. Principi che costituiscono la vera essenza della giurisdizione, che potrà raggiungere il suo più pieno compimento con la previsione dell’avvocato in Costituzione, ultimo tassello mancante per l’autentica e auspicata riforma della giustizia”. L’Aiga, incalza, “non mancherà, come già fatto in passato, di dare il proprio concreto e fattivo contributo alla discussione, anche attraverso iniziative di dibattito pubblico con gli attori in gioco e rivolti alla cittadinanza”, termina la lettera di Foglieni.

Infine, Meloni ha ringraziato i legali “per il grande lavoro che svolgete quotidianamente al servizio della giustizia, dei cittadini, delle famiglie e delle imprese di questa nazione”. “Quello degli avvocati penalisti - ha aggiunto la presidente del Consiglio - è un lavoro tutt’altro facile, che assolve un principio fondamentale alla base della nostra civiltà giuridica: nessuno può perdere o essere privato del diritto ad essere difeso in giudizio, perché il venir meno di questo diritto equivale al venir meno della dignità stessa di quella persona. Voi siete coloro che tutelano, prima ancora della posizione processuale dei vostri assistiti, le basi stesse del diritto e i pilastri del nostro vivere comune”.

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