Amministrativo

Si riaccende il dibattito sull’equo compenso

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di Federica Micardi

L’equo compenso per i professionisti è riportato bruscamente all’attenzione dalla sentenza del Consiglio di Stato 4614 del 3 ottobre, che ritiene legittimo un bando pubblico che non preveda compenso per il professionista (si veda Il Sole 24 Ore di ieri).

Fazio Segantini presidente uscente dell’Unione giovani dottori commercialisti ed esperti contabili, al Convegno nazionale dell’Unione in corso a Reggio Emilia, ricorda che l’Ungdcec si è sempre battuta perché il lavoro fosse ricompensato, in primis nei confronti dei tirocinanti. Però bisogna stare attenti: «l’equo compenso ci porta su un terreno scivoloso - afferma - si rischia di creare, e in parte già c’è, una categoria di lavoratori parasubordinati». Daniele Virgillito, che sarà ufficialmente eletto domani alla presidenza dell’Unione si chiede come un compenso zero si possa conciliare con i controlli che farà l’agenzia delle Entrate.

Caustico il commento di Walter Anedda, presidente della Cassa dottori commercialisti ed ex unionista: «A questo punto mi aspetto che quando cominceremo ad assumere soggetti senza pagarli, dando loro la possibilità di fare un’importante esperienza, il Consiglio di Stato ci darà ragione».

Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, sostiene che «il pubblico debba dare il buon esempio».

Tra i giovani presenti al convegno dell’Unione pochi si pronunciano sul tema. Guido Gheddi, 34 anni di Firenze che ritiene sufficiente il parametro di riferimento: «dovrebbe diventare una prassi - sostiene - senza però imporlo per legge». Per Ilia Diletta Greco, pugliese di nascita ma dell’Ordine di Reggio Emilia, l’equo compenso serve perché la concorrenza delle associazioni obbliga anche i dottori commercialisti ad abbassare troppo i prezzi.

Fuori dal mondo dell’Unione a commentare con durezza la sentenza del Consiglio di Stato, che di fatto legittima la gratuità della prestazione professionale, sono stati il presidente del Cup, Comitato unitario delle professioni, Marina Calderone e il presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri Armando Zambrano. Per Calderone «quella per l’equo compenso ai professionisti è una battaglia di civiltà giuridica, in generale, e per i giovani».

Zambrano parla di sentenza criminogena «perché potrebbe aprire la strada a comportamenti scorretti della pubblica amministrazione».

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