Civile

Sportivi professionisti e celebrities: qual è il regime fiscale più vantaggioso?

L'importanza della leva fiscale come strumento di attrazione in Italia di talenti e investitori

di Giulia Cipollini e Filippo Molinari *

Negli ultimi anni il sistema fiscale italiano, al fine di favorire lo sviluppo economico, scientifico e culturale del Paese, ha previsto una serie di misure agevolative dirette ad attirare "capitale umano" e investimenti in Italia. Tale rimarcabile iniziativa dimostra come lo Stato italiano, allineandosi ad altre giurisdizioni più "avanguardiste", ha voluto rendere il nostro ordinamento maggiormente competitivo ed attrattivo per talune categorie di soggetti che difficilmente avrebbero tenuto altrimenti in considerazione il nostro Paese. Nell'alveo di questi regimi attrattivi si inseriscono, soprattutto, i regimi dei c.d. "impatriati" e dei "neo-residenti".

Il primo prevede una riduzione standard del 70% dell'imponibile domestico ritraibile dall'attività lavorativa, innalzabile fino al 90% in determinate condizioni, mentre il secondo permette di tassare i redditi di fonte estera con il versamento di un'imposta fissa annuale di Euro 100.000. L'obiettivo principale di entrambe le norme è perseguito nel momento in cui soggetti dotati di capitali, risorse e talenti decidono di trasferire nel nostro Paese la loro residenza fiscale. Alla luce di questa considerazione, l'attenzione dovrebbe essere pertanto rivolta ai quei settori in cui il nostro Paese rappresenta un'eccellenza ed è in grado di attrarre talenti così come generare valore, quali lo sport, lo spettacolo, il cinema, il food & beverage, l'hospitality.

Con riferimento al menzionato regime degli "impatriati" si è a lungo discusso sulla sua applicazione nell'ambito sportivo. É stata infatti prevista una norma ad hoc per gli sportivi professionisti il cui rapporto di lavoro è regolato dalla legge 23 marzo 1981, n. 91 (e.g. sportivi di federazioni professionistiche affiliate al CONI, quali FIGC, FIP, FCI e FIG). In particolare, tali soggetti, nel rispetto di determinati requisiti soggettivi, sono tassati per le loro prestazioni lavorative su di una base imponibile ridotta del 50%. La citata norma prevede, altresì, che i rimpatriati sono tenuti al versamento di un contributo pari allo 0,5% della base imponibile, da destinarsi ad un fondo gestito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per potenziare i settori sportivi giovanili, i cui "criteri e le modalità di attuazione" devono essere definiti con apposito DPCM (che dovrebbe essere pubblicato nelle prossime ore, superando una recente posizione restrittiva dell'Agenzia delle Entrate). L'aver previsto un versamento addizionale dello 0,5% da investire nei settori giovanili del comparto sportivo, molto spesso alla ricerca di capitali extra, non può che indurre a considerare ancora più favorevolmente la norma menzionata.

A parere di chi scrive, sul solco di tale specificità, un regime similare potrebbe (e dovrebbe) essere pensato anche per il comparto cinematografico, canoro e artistico, così da rendere l'Italia maggiormente attrattiva per celebrities internazionali, andando oltre al regime degli impatriati "standard" che potrebbe risultare altrimenti troppo "rigido" per le dinamiche del mondo dello spettacolo e delle modalità di esercizio del business. Si pensi, ad esempio, alle tematiche inerenti al luogo di svolgimento delle prestazioni artistiche, allo sfruttamento dei diritti di immagine, alle modalità di ricezione dei compensi e/o royalties tramite eventuali veicoli esteri. Rendere il nostro Paese maggiormente competitivo e attrattivo dal punto di vista del contesto normativo e fiscale, potrebbe creare un volano per questo settore che non aspetta altro di essere rilanciato dopo la crisi pandemica (si pensi alla totale assenza dei concerti dal vivo, alle sale cinematografiche e teatrali deserte, alla sospensione delle riprese dei film di maggior successo).

Nell'ambito di tale scenario, con riferimento alle celebrities, ai top players di sport di squadra e individuali (es. tennis) si evidenzia la rilevanza anche del secondo regime sopra citato (quello dei c.d. "neo-residenti") che risulta di particolare interesse per soggetti così detti High Net Worth Individuals, stante la copertura della tassazione dei redditi di fonte estera con il versamento annuale di Euro 100.000. É evidente che il massimo sfruttamento di tale regime può essere raggiunto qualora il soggetto coinvolto ritragga redditi di fonte estera e svolga la maggior parte della sua attività fuori confine, nonostante il trasferimento fiscale in Italia.

Ovviamente, oltre a tutto quanto sopra menzionato, il soggetto "rilocalizzato" deve sempre valutare i pro e i contro dei suddetti regimi con uno sguardo prospettico, considerando la pianificazione fiscale in ottica futura, di pianificazione familiare e di stile di vita, anche con riferimento alla gestione e tutela della ricchezza.

Come scritto, notevoli progressi sono stati compiuti dal Legislatore per accrescere l'appeal internazionale del nostro Paese, ma altri passi in avanti possono (e devono) essere fatti, soprattutto con riferimento a quei settori in cui l'Italia eccelle e che attraversano oggi una profonda crisi che grazie alla "leva fiscale" potrebbe essere attenuata in vista del loro definitivo rilancio.

di Giulia Cipollini e Filippo Molinari, Studio Legale Withers*

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