Penale

Svista della Cassazione sul maxi yacht di Fassa

La Suprema Corte conferma il sequestro ma il Pm Storari sei mesi prima ne aveva già disposto la restituzione

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di Francesco Machina Grifeo

Clamorosa svista della Cassazione che, con una lunga sentenza depositata ieri ( n. 41780/2021 di cui https://ntplusdiritto.ilsole24ore.com/ aveva dato notizia), respinge la richiesta di dissequestro del maxi yacht "Blanca" dell'imprenditore del calcestruzzo Paolo Fassa senza però accorgersi che il Pm Paolo Storari lo aveva già dissequestrato mesi prima. Perché, come dimostrato dai legali del patron dell'azienda trevigiana Fassa Bortolo e dell'omonima squadra ciclistica (attiva tra il 2000 e il 2005), non vi era alcuna sproporzione tra i redditi dichiarati e il valore dell'imbarcazione (sottoposta a sequestro l'8 gennaio scorso e dissequestrata il 1° giugno).

Secondo la iniziale ricostruzione (del Tribunale di Milano) fatta propria dalla Terza sezione penale i redditi di Fassa ammontavano mediamente a circa 600mila euro annui e come tali risultavano "assolutamente insufficienti a coprire non solo l'acquisto della barca - 23 milioni di euro pagati tra il 2005 ed il 2018 -, ma anche il mantenimento dello stesso bene, nell'ordine di altre centinaia di migliaia di euro annui". La realtà però è diversa.

"In proposito - spiega il difensore di Fassa, l'avvocato Sebastiano Stufano dello studio Stufano e Gigantino - è necessario precisare che la sentenza è frutto di un errore in cui è incorsa la Corte di Cassazione". "Infatti - prosegue -, l'imbarcazione oggetto di ricorso è stata dissequestrata dal pubblico ministero già nel mese di giugno con provvedimento del 1° giugno 2021 (qui il testo) che ha accolto l'istanza di revoca del sequestro promossa dalla difesa di Fassa, riconoscendo l'insussistenza dei requisiti per procedere al sequestro di cui all'art. 240 bis del codice penale; in particolare è stata accertata l'insussistenza della sproporzione tra i redditi di Paolo Fassa e il valore dell'imbarcazione".

"E del provvedimento del pubblico ministero è stata data formale comunicazione alla Corte di Cassazione che avrebbe dovuto semplicemente dichiarare inammissibile il ricorso per sopravvenuta revoca del sequestro oggetto del medesimo e conseguente carenza di interesse da parte del ricorrente".

Nell'istanza della difesa poi accolta dalla Procura, infatti, si legge che pur assumendo come parametro di riferimento il valore attribuito alla motonave "Blanca" dal Gip nella misura di 32,8 milioni di euro (ottenuto dalla somma del valore di acquisto e delle spese di mantenimento), i redditi percepiti e dichiarati ai fini delle imposte sui redditi dall'indagato ammontano nel periodo ad oltre 42,5 milioni e quindi sono più che capienti rispetto al valore del bene in sequestro (oltre ad altri redditi esteri regolarizzati ed agli utili societari "distribuibili").

Per la Procura milanese "le osservazioni contenute nell'istanza paiono condivisibili e che pertanto non trova applicazione il disposto dell'art. 240 bis c.p. con riguardo al delitto di autoriciclaggio", per cui dispone "la restituzione all'avente diritto dell'imbarcazione denominata Blanca costruita nel 2008 dai Cantieri Navali Baglietto".

Resta da capire cosa sia successo tra la comunicazione del dissequestro inviata via Pec (qui il testo) dalla difesa alla Suprema corte avvenuta il 6 settembre scorso e la decisione del 6 ottobre seguente (depositata il 17 novembre 2021)

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