Voluntary Disclosure, possibile riapertura dei termini?
Due i nodi da sciogliere: estensione al contante e alle criptovalute e copertura penale
Nei giorni precedenti all'approvazione della manovra è rimbalzata la notizia di una possibile riapertura dei termini per la Regolarizzazione dei capitali detenuti all'estero in violazione delle disposizioni tributarie, meglio nota come Voluntary Disclosure. Notizia poi smentita nei fatti in quanto la procedura, come è noto, non ha trovato spazio nel testo approvato il 21 novembre scorso dal Consiglio dei Ministri; tuttavia, alcuni media riportano che il Governo non avrebbe del tutto abbandonato l'idea.
Quale che sia il giudizio "politico" sullo strumento, una nuova Voluntary Disclosure avrebbe ricadute positive quali il reperimento di risorse da destinare al finanziamento degli interventi previsti dal Governo, e la re-immissione nel circuito economico-finanziario risorse giacenti all'estero, a quel punto tassabili anche per gli anni a venire.
Da quanto emerso nei giorni scorsi, il progetto allo studio del Governo, ispirato alla struttura delle precedenti Voluntary Disclosure, avrebbe riguardato le persone fisiche che non hanno aderito alle precedenti edizioni della VD o che, successivamente ad esse, hanno comunque continuato a non dichiarare risorse estere.
In questo quadro generale rimangono importanti nodi da sciogliere:
1) l'estensione della Regolarizzazione anche al contante e alle criptovalute;
2) la copertura penale, essenziale per rendere appetibile la procedura.
Sotto il primo profilo, il dato di maggior interesse (non fosse altro per la vastità del fenomeno che, come confermato anche dalle notizie riguardanti il crack di FTX, interessa una larga fetta di investitori italiani) riguarda certamente la regolarizzazione delle criptovalute.
La bozza di legge di bilancio attualmente prevede che chi, negli anni passati, ha detenuto criptovalute mai dichiarate al Fisco, potrà regolarizzare la propria posizione presentando un'apposita dichiarazione fiscale pagando lo 0,5% sul valore delle attività non dichiarate, oltre ad un'imposta sostitutiva sul valore delle eventuali plusvalenze maturate; a tale regolarizzazione dovrebbe accompagnarsi a partire dal 1° gennaio 2023 l'introduzione di un sistema di tassazione ad hoc, che prevede l'obbligo di compilazione del quadro RW e la tassazione delle plusvalenze, anch'esso incluso nel documento approvato dal Consiglio dei Ministri.
Sotto il secondo profilo, ferma l'esigenza di confermare l'elenco dei reati inclusi tra quelli non punibili, l'eventuale successo della procedura, sempre che venga riproposta, dipenderà dall'inclusione del reato di autoriciclaggio fra quelli per i quali sia prevista la non punibilità a chi aderisca alla possibile nuova Voluntary Disclosure "generalizzata".
Con l'introduzione del reato di autoriciclaggio nel 2014, ogni operazione di investimento, reinvestimento o addirittura il semplice passaggio da un conto corrente ad un altro delle somme non dichiarate può assumere rilevanza penale. La eventuale mancata inclusione di una copertura dalla fattispecie di reato ridurrà qualsiasi appeal alla adesione.
Nell'attesa delle prossime mosse del Governo, si osserva come, lungi dal poter essere assimilata ad un condono (atteso l'integrale pagamento delle imposte dovute previsto dal meccanismo e la conseguente emersione di imponibili da sottoporre a tassazione per gli anni a venire), l'avvio di una nuova Voluntary Disclosure estesa anche alle attività estere non dichiarate potrebbe contribuire ad implementare l'auspicato rapporto di collaborazione tra contribuente e Fisco.
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*A cura del partner Luigi M. Macioce e del counsel Valeria Valentini, Boies Schiller Flexner Italy