Comunitario e Internazionale

Whistleblowing, sì alle norme Ue per gli informatori

di Roberto Da Rin

Venti di trasparenza. Arriva la “protezione europea” per i whistleblower, gli “informatori” che rivelano violazioni del diritto comunitario. Nei giorni della cattura di Julian Assange presso l’ambasciata dell’Ecuador a Londra, il Parlamento europeo ha votato a favore di una proposta che allinea i Paesi Ue su questo tema, cercando di inserire in un perimetro normativo coerente fenomeni che, da Wikileaks in poi, hanno determinato consapevolezza riguardo al peso della divulgazione di alcune informazioni “sensibili”.

Ieri il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva (dopo l’accordo con i governi, che formalizzeranno a breve) con 591 voti favorevoli, 29 contrari e 33 astensioni, nuove regole a livello europeo per proteggere gli informatori che rivelano violazioni del diritto comunitario nei seguenti settori: appalti pubblici, servizi finanziari, riciclaggio di denaro, sicurezza dei prodotti e dei trasporti, sicurezza nucleare, salute pubblica, protezione dei consumatori e dei dati. La svolta è di rilievo: chi divulga informazioni su attività illegali o dannose, acquisite nel contesto lavorativo, sarà protetto più efficacemente.

Per garantire la sicurezza dei potenziali informatori e la riservatezza delle informazioni divulgate, le nuove norme consentiranno di comunicare le segnalazioni, a vari livelli: all’interno dell’ente interessato (come un’azienda), direttamente alle autorità nazionali competenti, nonché agli organi e le agenzie competenti dell’Ue. In altre parole saranno creati canali di comunicazione, sia dalle aziende sia dalle autorità nazionali.

Che succederà nel caso in cui non vengano adottate misure protettive? Le nuove norme prevedono che, qualora si ritenga vi sia un pericolo imminente per l’interesse pubblico o un rischio di ritorsione, l’informatore sia comunque protetto in caso decidesse di divulgare pubblicamente le informazioni, senza passare attraverso questi canali. Laura Ferrara, europarlamentare del M5S, commenta così la normativa: «È un passo avanti significativo, le lobby dovranno farsene una ragione anche perché le possibili ritorsioni aziendali mirate a colpire gli informatori, saranno ostacolate dall’inversione dell’onere della prova, un passaggio innovativo».

La legge approvata a Strasburgo vieta comunque esplicitamente le rappresaglie e introduce delle salvaguardie, per evitare che chi denuncia sia sospeso, declassato, intimidito. Saranno tutelati anche coloro che assistono gli informatori, come i facilitatori, i colleghi e i parenti. Gli Stati membri dovranno garantire che gli informatori abbiano accesso gratuito a informazioni e consulenze complete e indipendenti sulle procedure e sui mezzi di ricorso disponibili, nonché all’assistenza legale nel corso del procedimento. Durante i procedimenti giudiziari, gli informatori potranno ricevere sostegno finanziario e psicologico.

La relatrice del provvedimento, Virginie Rozière, del gruppo Socialisti e democratici, ha spiegato che «i recenti scandali come LuxLeaks, Panama Papers e Football Leaks hanno contribuito a mettere in luce la grande precarietà di cui soffrono oggi gli informatori».

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