Penale

La madre del guidatore etilista non evita la confisca

di Maurizio Caprino

Un genitore non può sperare di evitare la confisca del veicolo a lui intestato, se lo affida al figlio alcolista e questi commette il reato di guida in stato di ebbrezza grave. Lo ha stabilito la Quarta sezione penale della Cassazione, con la sentenza 33231/2019.

Quando c’è l’ebbrezza grave (tasso alcolemico superiore a 1,5 grammi/litro), l’articolo 186, comma 2, lettera c) del Codice della strada prevede anche la confisca del mezzo. Unica eccezione, quando il veicolo «appartiene a persona estranea al reato».

Il concetto di estraneità al reato è sempre stato interpretato in modo molto largo, per responsabilizzare i proprietari di veicoli e limitare i casi in cui la confisca (deterrente di riconosciuta efficacia, introdotto nel 2008) può essere elusa con prestiti e intestazioni “di comodo”. Quindi, non basta il solo fatto che l’intestatario non sia chi ha commesso il reato.

Inoltre, per essere considerato estraneo all’infrazione, un proprietario non solo non deve contribuirvi attivamente, per esempio affidando il veicolo a una persona palesemente ebbra: occorre pure che eviti atteggiamenti negligenti che abbiano favorito l’uso indebito del mezzo (sentenza 2024/2007). Per esempio, non deve essere a conoscenza nemmeno di potenziali ebbrezze.

È in quest’ultimo filone che s’inserisce la sentenza 33231/2019, che riguarda un uomo andato a sbattere contro un’auto in sosta mentre guidava con tasso alcolemico di 2,82 grammi/litro l’auto intestata alla madre.

Secondo la difesa, l’uomo stava guidando l’auto della madre semplicemente perché conviveva stabilmente sia con la genitrice sia col fratello e la sorella. Tutti i componenti del nucleo familiare «potevano tranquillamente servirsi della vettura».

Ma nel corso del giudizio di merito era emersa una deposizione proprio del fratello secondo cui l’interessato sarebbe stato un alcolista e ciò «aveva causato alla famiglia tanti problemi». Per questo sia il Tribunale sia la Corte d’appello avevano disposto la confisca della vettura.

La misura è stata ora confermata dalla Cassazione, che ricorda la testimonianza del fratello per dimostrare come venga così accertato il fatto che la madre fosse «certamente a conoscenza» dell’etilismo del figlio. Ciò rende «evidente la totale imprudenza» della madre nell’affidare la propria auto al figlio alcolizzato. Si sarebbe potuto concludere diversamente solo se la difesa avesse dimostrato che il giorno dell’incidente ci fossero state ragioni di necessità a costringere la proprietaria a far guidare il figlio.

Sarebbe finita diversamente anche nel caso in cui il figlio avesse rifiutato di sottoporsi all’alcoltest: la stessa Quarta sezione, nella sentenza 4961/2018, ha chiarito che il concetto di estraneità al reato non vale nel caso del rifiuto.

Sentenza 33231/2019

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