Penale

La maratona penale: 1.600 giorni di processo tra indagini e Cassazione

di Valentina Maglione e Bianca Lucia Mazzei

Quasi 1.600 giorni dalle indagini preliminari alla sentenza di Cassazione: è la durata media di un processo penale nei tre gradi di giudizio. Si tratta di quattro anni e quattro mesi circa, la metà dei quali passano di fronte alla Corte d’appello. E sono tre i distretti in cui i procedimenti penali nei tre gradi di giudizio durano in media più di duemila giorni: Reggio Calabria, Napoli e Roma, che arriva a 2.241 giorni, più di sei anni. È questo il quadro destinato ad accogliere lo stop alla prescrizione dopo la sentenza di primo grado, che è previsto entri in vigore il prossimo 1° gennaio.

Una misura fortemente voluta dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede (M5S), che l’ha difesa a spada tratta nonostante sia osteggiata dai compagni di Governo del Pd e da una parte consistente degli operatori della giustizia, avvocati in prima fila, preoccupati dallo scenario del “fine processo mai”.

Per scongiurare il rischio di tenere troppo a lungo gli imputati in attesa di una sentenza che non arriva, quello che si chiede da più parti è che la morte della prescrizione sia accompagnata dalla riduzione dei tempi dei processi. Si tratta di un impegno già alla base del patto con la Lega, allora al Governo, che un anno fa aveva portato all’approvazione del blocco della prescrizione. Ma il progetto di riforma elaborato da Bonafede non è mai arrivato al Consiglio dei ministri.

I tempi delle cause

Ma quanto durano i procedimenti penali? Per capirlo Il Sole 24 Ore del Lunedì ha elaborato i dati raccolti dal ministero della Giustizia nei 26 distretti di Corte d’appello e riferiti al primo semestre del 2018. A questi è stata applicata la formula utilizzata dalla Cepej (Commissione europea per l’efficienza della giustizia) per stimare la durata media, che prevede di dividere i procedimenti pendenti per quelli definiti e di moltiplicare il risultato per il periodo considerato (in questo caso 181 giorni).

Quello che emerge è che al momento i tempi medi dei procedimenti penali restano (tranne in appello) ben al di sotto dei limiti di “ragionevole durata”, vale a dire le soglie che, se sforate, danno diritto a un indennizzo per le parti, regolato dalla legge Pinto: in totale sei anni, articolati in tre anni in primo grado, due in secondo e uno in Cassazione. Sia le indagini preliminari condotte dalle procure sia i processi in tribunale durano in media circa un anno (rispettivamente, 323 e 375 giorni), mentre in appello i tempi medi sono di 759 giorni e in Cassazione di 132 giorni.

Ma, esaminando i dati dei processi a rischio Pinto, la situazione cambia: nel 2017 le cause in corso da più di tre anni in tribunale erano il 19% del totale, quelle giacenti da oltre due anni in appello quasi il 40% e gli ultra-annuali in Cassazione l’1,3 per cento.

L’allarme in appello

Che la situazione delle Corti d’appello sia quella più difficile lo confermano anche i dati territoriali: in nove uffici giudiziari su 26 si supera in media la “ragionevole durata” di due anni, con Bari, Reggio Calabria, Venezia e Roma oltre i mille giorni e Napoli che arriva quasi a 1.500 giorni. E in appello si faranno sentire gli effetti del blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado: le Corti dovranno gestire anche i processi che non si estingueranno più con il passare del tempo.

«Le Corti d’appello - spiega il presidente della sede di Roma, Luciano Panzani - rappresentano il collo di bottiglia della giustizia penale perché, con la riforma del 1998 che ha istituito il giudice unico di primo grado e lo ha sostituito in molti casi al collegio, si è aumentata la produttività del tribunale senza rafforzare gli organici dell’appello». Per Panzani «occorre potenziare le Corti in difficoltà e la revisione delle piante organiche annunciata dal ministero va in questa direzione». In ogni caso, «a Roma - afferma - i processi di un certo rilievo li facciamo in fretta e tutti: Mafia Capitale l’abbiamo chiuso in sei mesi. E dall’anno scorso abbiamo iniziato a erodere l’arretrato: abbiamo definito un numero di processi più alto rispetto ai nuovi iscritti».

La situazione in Procura

Al contrario di quanto succede nei tribunali, nelle Procure le durate più lunghe si registrano nei distretti del Nord. In cima alla classifica Brescia, con 535 giorni. «Ora la situazione è cambiata - spiega però il Procuratore aggiunto di Brescia, Carlo Nocerino -. Da un paio d’anni l’organico è quasi al completo (23 sostituti procuratori su 25) e siamo quindi riusciti a invertire la tendenza: nel primo semestre 2019, a fronte di 9.866 nuovi fascicoli ne abbiamo chiusi 12.779. Abbiamo inoltre svolto importanti indagini sull’infiltrazione delle organizzazioni mafiose, sul finanziamento al terrorismo islamico e sul deep web».

Quanto durano i processi penali

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