Giustizia

Fisco, annullato il 45% delle sentenze

I dati statistici del Palazzaccio denunciano l’affanno sofferto dalla sezione tributaria della suprema Corte, ingolfata con 53.482 liti fiscali, il 44% delle 120.473 pendenze complessive dei giudizi civili

di Ivan Cimmarusti

L’auspicio di andare oltre una magistratura tributaria sostanzialmente onoraria emerge plasticamente dalle parole del primo presidente della Corte di cassazione, Pietro Curzio. Un giudice a «tempo pieno e in via esclusiva» può ulteriormente migliorare la qualità delle sentenze, considerato che allo stato attuale il terzo grado annulla ben il 45,6% delle decisioni prese dalle Ctr italiane.

I dati statistici del Palazzaccio - in parte anticipati dal Sole 24 Ore di giovedì 14 gennaio - denunciano l’affanno sofferto dalla sezione tributaria della suprema Corte, ingolfata con 53.482 liti fiscali, il 44% delle 120.473 pendenze complessive dei giudizi civili. Un macigno definito anche nel Recovery plan come un «arretrato endemico» che influisce negativamente sulla performance di smaltimento di tutta la Cassazione, la quale si ritrova a dover cassare (sia con rinvio sia senza rinvio) circa la metà delle decisioni fiscali giunte nella fase di legittimità, con ulteriore sovraccarico di lavoro.

In ballo c’è una mole di fascicoli stigmatizzata fin dal 2017, quando l’allora primo presidente Giovanni Mammone chiese, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, un intervento specifico del legislatore. La Pace fiscale (Dl 119/2018), con l’estinzione del giudizio, e la legge di Bilancio 2018, che ha previsto il potenziamento della sezione tributaria della Corte con 50 nuovi magistrati, hanno affiancato altre misure strategiche interne della Cassazione, come la coassegnazione dei consiglieri provenienti da altre sezioni, la creazione di una struttura di supporto all’attività di spoglio costituita da personale della Guardia di finanza e la copertura d’ufficio dei posti rimasti vacanti per mancanza di richiesta. «Misure - ha detto Curzio - adottate di conseguenza dal legislatore» che, tuttavia, «hanno dato risultati circoscritti», così come «l’assunzione di 50 magistrati in pensione», che «non ha avuto il successo sperato, probabilmente a causa dell’insufficienza dell’incentivo economico rispetto alla gravosità dell’impegno», tanto che nel 2020 si è scesi da 50 a 13.

A ciò si aggiungano altre iniziative di potenziamento dell’organico della sezione, con l’applicazione di 22 magistrati provenienti dall’ufficio del Massimario e del Ruolo.

Insomma, a quanto sembra di capire l’aumento dei giudici può solo in parte smaltire «l’endemico» arretrato tributario, «nonostante – ha detto Curzio - l’impegno dei presidenti e dei consiglieri della Sezione sia stato in questi anni massimo, consentendo nel 2020 di definire più di 9mila controversie tributarie di legittimità, un numero di assoluto rilievo, considerata l’emergenza pandemica».

Un sovraccarico di lavoro reso ancor più impegnativo dalle valutazioni sulle sentenze emesse dalle Ctr. «L’analisi scomposta per materie delle decisioni della Cassazione – ha spiegato Curzio - mostra che il numero degli annullamenti di decisioni delle Commissioni tributarie regionali è pari al 45,6 per cento. Si tratta di un dato nettamente superiore a quello degli annullamenti delle decisioni dei giudici civili di secondo grado». Un dato che dovrebbe portare a «pensare a riforme dell’appello tributario che consentano a quei giudici di svolgere il loro lavoro a tempo pieno e in via esclusiva al pari di altri giudici specializzati, perché il diritto tributario è ormai uno dei settori più complessi e impegnativi dell’esperienza giuridica». «Solo operando in tal senso è ipotizzabile che il numero dei ricorsi che investe la Sezione tributaria della Corte si collochi a livelli fisiologici e che, per questa via, si possa conseguire un riequilibrio tra sopravvenienze e decisioni, che a sua volta incida positivamente sulla situazione complessiva della Corte».

Attualmente i giudici tributari (circa 3mila) sono professionisti e magistrati ordinari con «secondo lavoro», tra i quali risultano anche pensionati. Insomma, per usare una affermazione di Enrico Manzon, consigliere di Cassazione e teorico del processo fiscale, «oggi più che mai la giurisdizione tributaria si basa sul part time di professionisti e sul free time dei pensionati, mentre la Corte di cassazione è notevolmente appesantita dall’arretrato e sommersa dalle sopravvenienze».

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