Corruzione e crimine organizzato sono il vero pericolo contro l'uso lecito delle nuove ingenti risorse del Pnrr
Per il procuratore generale la riforma del Csm è la vera svolta per il recupero della fiducia dei cittadini nella magistratura
La relazione, all'inaugurazione dell'anno giudiziario 2022, del Procuratore generale della Corte di cassazione Giovanni Salvi lancia un appello ai colleghi: la magistratura non può inseguire il consenso, ma deve puntare a ottenere la fiducia dei cittadini. E proprio su tale obiettivo, il Procuratore ritiene fondamentale il progetto di riforma del Consiglio superiore della magistratura, soprattuto dopo gli scandali che hanno travolto l'immagine dell'istituzione di autogoverno dei giudici. Salvi bacchetta le posizioni corporativistiche dentro il Csm determinatesi per l'influenza delle correnti interne in occasione delle nomine dei vertici della magistratura. Questo, dunque, uno degli obiettivi che le concrete risorse del Pnrr consentono di realizzare in Italia oltre le altre riforme sostanziali tra cui spiccano la responsabilità medica e la soluzione dei casi di insolvenza. Riforme di cui ringrazia, per la pronta definizione dei perimetri, il ministro della giustizia.
Sottolinea Salvi come sia strumento fondamentale il clima collaborativo tra i diversi attori che operano nel mondo della giustizia. E ne fa un esempio citando la cooperazione con l'Agenzia italiana del farmaco, in materia di conseguenze della somministrazione dei nuovi vaccini, con il giudice penale e il ministero della salute al fine di scongiurare sequestri indiscriminati di interi lotti di vaccino.
Resta ricorrente l'allarme corruzione, soprattuto in vista dell'iniezione di risorse finanziarie provenienti dall'Unione europea. E sul punto il Procuratore fa rilevare il caso attuale di un miliardo di euro di cartolarizzazioni di crediti d'imposta conseguenti ad accertamenti su operazioni inesistenti.
Conclude Salvi affermando che contro il crimine organizzato resta fondamentale il carcere 41 bis, che non è "carcere duro" ma strumento di lotta contro la possibilità che i boss, anche incarcerati, possano continuare a dettare ordini.
Il regime penitenziario dell'ergastolo cosiddetto ostativo (ai benefici penitenziari e sconti di pena) come voluto dai giudici antimafia, Falcone e Borsellino, di cui ricorre quest'anno il trentennale della morte a seguito degli attentati dinamitardi della mafia, non può venir meno se non con la vera dissociazione dall'organizzazione criminale: va ribadita la legittimità dell'irrilevanza della sola buona condotta in carcere, conclude Salvi.
L'avvocatura
L'avvocatura dice la sua attraverso la nuova presidente del Consiglio nazionale forense Maria Masi facendo rilevare i rischi cui sono stati esposti diritti anche di rilievo costituzionale a fronte dell'emergenza da Covid 19. L'eccezionalità e la straordinarietà dell'evento pandemico ha costretto anche l'avvocatura a condividere "la necessità di dover limitare, talvolta addirittura comprimere, al punto da renderli invisibili, secondo alcuni, le libertà costituzionalmente garantite, il diritto al lavoro, allo studio e a ottenere giustizia nei tempi e nei modi in cui occorre, in cui necessita". "Oggi, a distanza di quasi due anni, abbiamo certamente elementi, dati statistici, numeri che se da un lato ci rassicurano sul fatto che abbiamo condiviso scelte opportune e necessarie, dall'altro ci offrono maggiore contezza dell'impatto dell'emergenza sanitaria sulla collettività, sull'economia del Paese".
Per cui le norme devono almeno essere chiare perché, soprattutto se dettate da condizioni emergenziali, l'interpretazione errata può valere più della lettera delle stesse e condizionarne l'attuazione, stigmatizza Masi. Si profila non solo necessaria ma prioritaria, un'inversione di rotta e di valutazione, anche da parte dell'avvocatura, che fino a questo momento aveva opportunamente ritenuto di doversi preoccupare e occupare solo degli aspetti organizzativi che incidono sul corretto funzionamento dell' ordinamento giudiziario o di quelli che vedono coinvolti ruolo e compiti degli avvocati nei Consigli Giudiziari. Sarà opportuno approfondire anche aspetti che, evidentemente, influenzano non solo la corretta composizione degli organi, minando principi di dinamica democratica, ma anche l'equilibrato funzionamento degli stessi, con vantaggio esclusivo della stabilità del Paese e del benessere della collettività.
Conclude l'esponente di vertice dell'avvocatura italiana mettendo sotto la lente la crisi identitaria della categoria, "imputabile sicuramente alla sua endemica resistenza al cambiamento, ma soprattutto a riforme inique e confuse che puntualmente mirano a mettere in discussione la sua funzione di carattere pubblico, dall'altra la crisi morale della magistratura, determinata evidentemente anche da leggi invecchiate".
Separazione carriere, solo interventi settoriali in attesa della vera riforma
di Giorgio Spangher - Professore emerito di Diritto e procedura penale presso La Sapienza Università di Roma