Penale

Interdittive antimafia, gli stop alle imprese diminuiscono del 28%

L’introduzione del confronto con le aziende ha esteso i tempi e il picco delle decisioni del passato può aver ridotto le condotte a rischio

di Valentina Maglione e Bianca Lucia Mazzei

Nel 2022 le interdittive antimafia sono diminuite del 28% rispetto al 2021. L’anno scorso sono stati infatti 1.495, contro i 2.078 del 2021, i provvedimenti emessi dai prefetti per bloccare i rapporti con la Pa (dall’erogazione di contributi alla partecipazione agli appalti e alle licenze commerciali) delle imprese sospettate di essere infiltrate dalla criminalità organizzata.

Una netta inversione di tendenza, fotografata dai dati del ministero dell’Interno, rispetto alla crescita degli ultimi anni, su cui, secondo gli operatori, hanno pesato due fattori: lo stesso incremento dei provvedimenti, saliti del 72% dal 2018 al 2021, che avrebbe funzionato da deterrente per i comportamenti più a rischio; e le novità procedurali introdotte nel novembre 2021 dal decreto legge 152 per favorire la continuità aziendale senza abbassare la guardia nel contrasto alle mafie. In particolare ha allungato i tempi dei provvedimenti l’obbligo (salvi i casi urgenti) di attivare un contraddittorio con l’impresa per consentirle di spiegare la sua situazione, presentando osservazioni scritte e chiedendo di essere audita.

L’andamento

Il calo maggiore, in numeri assoluti, è stato registrato in Calabria dove le interdittive sono scese dalle 524 del 2021 alle 273 del 2022. Riduzioni importanti anche in Campania (dai 468 stop del 2021 ai 333 del 2022) e in Sicilia, dove le interdittive sono state 312 nel 2021 e 100 in meno nel 2022. In controtendenza è invece l’Emilia Romagna: i provvedimenti sono saliti da 121 a 266, con la conseguenza che, per la prima volta, una Regione non meridionale figura fra i territori con il maggior numero di interdittive.

I provvedimenti che bloccano l’attività delle imprese sono comunque una minoranza rispetto alle quasi 500mila liberatorie (495.182) emesse nel 2022, in risposta alle richieste fatte, in base al Codice antimafia, da Pa ed enti pubblici prima di stipulare contratti, autorizzare lavori o erogare contributi.

LA FOTOGRAFIA

Le cause della riduzione

Per spiegare il calo delle interdittive, il prefetto di Napoli, Claudio Palomba, mette l’accento sull’impatto delle novità introdotte nel 2021: «Nell’ultimo anno – spiega – sono aumentate le attività dell’ufficio antimafia, con riflessi in positivo sul numero delle informazioni liberatorie. Le informazioni interdittive, invece, sono passate dalle 86 del 2021 alle 33 del 2022 al momento definite e un ulteriore numero in fase istruttoria. La circostanza è collegata alle nuove disposizioni “partecipative”, che hanno previsto una procedimentalizzazione della fase preliminare all’adozione del provvedimento ostativo, dilatando i tempi necessari per arrivare alla determinazione finale. Infatti, nel 2022 sono state curate ben 34 procedure di avvio della fase partecipativa con acquisizione di memorie, audizione delle società, accesso agli atti del fascicolo, e alle predette fasi segue un nuovo esame di approfondimento nel gruppo ispettivo antimafia».

Ma il calo dell’ultimo anno delle interdittive, secondo Costantino Visconti, docente di diritto penale all’Università di Palermo, è anche «frutto del picco raggiunto nel triennio precedente: l’attività di prevenzione è stata così intensa da disincentivare le infiltrazioni mafiose più pervasive. Potrebbero invece aumentare le forme di condizionamento meno visibili». Su questo fronte, ricorda Visconti, può giocare un ruolo importante l’altro istituto introdotto a fine 2021: la possibilità, quando i contatti criminali sono «occasionali», di sottoporre l’azienda a un percorso di bonifica denominato «prevenzione collaborativa» che permette di non bloccare l’attività dell’impresa.

Il caso Reggio Emilia

Fa storia a sé l’aumento delle interdittive emesse in Emilia-Romagna, dove soprattutto la provincia di Reggio Emilia ha registrato un balzo nell’attività preventiva, passando dalle 15 informazioni interdittive del 2020 alle 106 del 2022. Un aumento che dipende da due fattori, come spiega Iolanda Rolli, prefetto di Reggio Emilia dal luglio del 2020: «Da un lato l’ufficio antimafia ha recuperato l’arretrato pesante che aveva e che mi preoccupava, perché significava far operare le aziende senza i dovuti controlli. Dall’altro lato i numeri dipendono anche dai grandi processi, da Aemilia a Grimilde, da Billions a Perseverance, che hanno svelato il radicamento della ’ndrangheta in un territorio ricco come quello di Reggio Emilia e dall’introduzione di moderni e più precisi metodi di analisi di contesto elaborati nell’ambito del Gia».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©