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La Commissione europea non è responsabile del mancato salvataggio di Banca delle Marche

Lo ha scritto la Corte di giustizia con la sentenza depositata oggi nella causa C-549/21 che ha così confermato la decisione del Tribunale dell'Unione che aveva rigettato il ricorso presentato dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Pesaro e altre quattro banche contro il mancato "aiuto".

di Simona Gatti

La Commissione europea non può essere ritenuta responsabile di aver impedito il salvataggio di Banca delle Marche da parte del Fondo interbancario di tutela dei depositi (FITD). Lo ha scritto la Corte di giustizia con la sentenza depositata oggi nella causa C-549/21 che ha così confermato la decisione del Tribunale dell'Unione che aveva rigettato il ricorso presentato dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Pesaro e altre quattro banche contro il mancato "aiuto".

Un passo indietro
Il 15 ottobre 2013 Banca delle Marche è stata posta in amministrazione straordinaria. I commissari hanno tentato di risolvere la crisi con un intervento di sostegno da parte del FITD, la Commissione però ha indirizzato quattro lettere alle Autorità italiane, comunicando che detto intervento avrebbe potuto costituire un aiuto di Stato e che sarebbe stato pertanto opportuno aprire un iter formale per una eventuale approvazione dell'intervento. Vista l'urgente necessità di ricapitalizzare la banca e l'impossibilità di dare esecuzione all'intervento offerto da FITD in assenza di approvazione da parte della Commissione, la Banca d'Italia ha avviato una procedura di risoluzione di Banca delle Marche.

Il ricorso delle banche
Gli istituti interessati, subordinati alle Banca delle Marche, hanno chiesto al Tribunale dell'Unione di accertare l'erroneità della posizione della Commissione ricordando che un analogo intervento di FITD in favore di altro istituto, Tercas, è stato prima censurato dalla Commissione perché considerato aiuto di Stato illegale e poi ammesso dalla Corte di Giustizia che ha affermato l'insussistenza di un aiuto di Stato. Esse pertanto collegano causalmente l'erronea posizione della Commissione alla scelta della Banca d'Italia di sciogliere la Banca delle Marche, scioglimento che avrebbe causato danni alle ricorrenti nelle loro qualità di azioniste e obbligazioniste.

La sentenza della Corte di giustizia
Con sentenza del 30 giugno 2021 il Tribunale Ue ha respinto il ricorso per inesistenza di un nesso causale "sufficientemente diretto" tra il comportamento asseritamente illecito della Commissione e il pregiudizio dedotto dalle ricorrenti . I giudici di Lussemburgo hanno confermato questa posizione e inoltre hanno affermato che le quattro lettere della Commissione alle autorità italiane non potevano essere considerate illegittime alla data della loro adozione, nonostante il nesso esistente con il caso relativo a Banca Tercas, in quanto antecedenti alla sentenza che ha accertato l'illegittimità della valutazione della Commissione sull'intervento del FITD a favore di Tercas. Secondo la giurisprudenza della Corte, infatti, "l'illegittimità di un atto o di un comportamento che può implicare la responsabilità extracontrattuale dell'Unione deve essere valutata in funzione degli elementi di diritto e di fatto esistenti al momento dell'adozione di tale atto o comportamento".

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