Comunitario e Internazionale

Ue, stop ai motori a combustione interna dal 2035

Il climate change spinge le autorità europee ad agire e gli imprenditori ad adeguarsi

di Filippomaria Valle, Amine Moughanime*

L'Unione Europea ha stabilito che a partire dal 2035 nei Paesi membri non potranno più essere vendute auto e veicoli commerciali leggeri a benzina, diesel e con motori a combustione interna. Infatti, il 29 giugno 2022 il Consiglio dei ministri dell'ambiente dei Paesi Ue ha ribadito il via libera alle modifiche al regolamento (UE) 2019/631 proposte dalla Commissione Europea e già approvate il 9 giugno 2022 dal Parlamento europeo.

L'Unione prosegue, dunque, il suo cammino verso l'obiettivo dichiarato della "neutralità climatica", ovvero il raggiungimento dell'equilibrio tra le emissioni e gli assorbimenti di carbonio. La misura in questione rientra nell'ambito del Fit for 55, l'ambizioso piano di azione contro il cambiamento climatico composto da tredici iniziative politiche che puntano a ridurre le emissioni di CO2 dell'Unione Europea del 55% entro il 2030 e a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050.

Le problematiche ecologiche sono sempre state care all'Unione Europea ed hanno un posto di riguardo nei Trattati Europei.

Ad esempio, la Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea, il cui art. 37 recita che "Un livello elevato di tutela dell'ambiente e il miglioramento della sua qualità devono essere integrati nelle politiche dell'Unione e garantiti conformemente al principio dello sviluppo sostenibile" e il TFUE elegge tra gli obiettivi della politica dell'Unione in materia ambientale la salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità dell'ambiente, nonché la promozione sul piano internazionale di misure destinate a risolvere i problemi dell'ambiente a livello regionale o mondiale. Nell'ultimo decennio, però, la questione climatica e della riduzione delle emissioni sta guadagnando sempre più centralità nelle politiche delle istituzioni pubbliche di tutto il mondo. Questo ha spinto l'Unione Europea a porre le tematiche di riduzione delle emissioni inquinanti al centro delle proprie scelte strategiche. Innanzitutto, firmando e ratificando l'Accordo di Parigi e, in seguito, adottando il programma del Green Deal europeo . Inoltre, nel 2019 l'Unione ha adottato la c.d. Legge europea sul clima che ha stabilito come vincolante l'obiettivo della neutralità climatica. In particolare, la sopracitata normativa ha individuato, all'art. 4, che il traguardo climatico intermedio dell'Unione "in materia di clima per il 2030 consiste in una riduzione interna netta delle emissioni di gas a effetto serra (emissioni al netto degli assorbimenti) di almeno il 55 % rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030".
La misura in commento, dunque, consiste nell'ultimo tassello in ordine temporale di una serie di iniziative europee parte della strategia "green" dell'Unione .

In particolare, gli emendamenti al Regolamento (UE) 2019/631 sono intervenuti modificando vari articoli e introducendo alcune nuove disposizioni, come il comma 5 bis inserito nell'art. 1. Questa disposizione ad oggi recita: "A decorrere dal 1° gennaio 2035 si applicano i seguenti obiettivi per l'intero parco veicoli dell'UE:
(a) per le emissioni medie del parco di autovetture nuove, un obiettivo per l'intero parco dell'UE pari a una riduzione del 100 % dell'obiettivo nel 2021, determinato conformemente al punto 6.1.3 dell'allegato I, parte A;
(b) per le emissioni medie del parco di veicoli commerciali leggeri nuovi, un obiettivo per l'intero parco dell'UE pari a una riduzione del 100 % dell'obiettivo nel 2021, determinato conformemente al punto 6.1.3 dell'allegato I, parte B
.".

Come si evince dal testo, dunque, la disposizione riguarda tanto il settore automobilistico, quanto il trasporto su strada, ma il divieto riguarda solamente i veicoli di nuova produzione e non i veicoli che già in circolazione al momento dell'implementazione del divieto.

La normativa in commento, inoltre, ha previsto un meccanismo che permetta di monitorare gli step necessari per il raggiungimento dell'ambizioso obiettivo. Infatti, introducendo l'art. 14 bis, il regolamento stabilisce l'obbligo in capo alla Commissione di presentare, entro il 2025 e successivamente ogni due anni, "una relazione sui progressi compiuti verso una mobilità a emissioni zero nei trasporti su strada".

Lo stop alla vendita dei veicoli a combustione interna è destinato ad avere un grosso impatto sull'industria e sull'economia italiana, ma non sarà di certo l'ultimo intervento mirato a sacrificare aspetti del nostro sistema economico sull'altare della transizione ecologica.

Studi come la diciassettesima edizione del Global Risk Report pubblicato dal WEF evidenziano che l'"Enviromental Risk" è assurto ad un ruolo di prevalenza nel panorama dei rischi globali assieme ai rischi connessi alla transizione verso un'economia a basse emissioni di CO2 .

Alla luce di quanto sopra, risulta ad oggi fondamentale per le imprese adeguare al più presto i propri processi di Enterprise Risk Management alle necessità di gestione dei rischi legate al cambiamento climatico e trovare, nel caso esaminato, delle alternative green anche nel settore dei trasporti, concentrandosi su un sistema di trasporto più sostenibile che punti a potenziare la rete di infrastrutture di ricarica elettrica e la relativa vendita di mezzi di trasporto a basse e a zero emissioni, con benefici in termini di risparmio energetico e miglioramento dell'aria, stimolando anche l'innovazione nel campo delle tecnologie a emissioni zero.

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*A cura di Filippomaria Valle, Senior Associate e Amine Moughanime, Senior Associate - Eptalex

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