Professione e Mercato

Pronte le Linee guida per le specializzazioni

Le indicazioni della Giustizia per lo svolgimento dei corsi di formazione. Durata biennale e organizzazione a università e avvocatura

di Giovanni Negri

Un passo decisivo sul fronte della specializzazione degli avvocati. Sono state infatti definite dalla commissione istituita l’anno scorso dall’allora ministra della Giustizia Marta Cartabia le Linee guida per lo svolgimento dei corsi di formazione necessari per ottenere il titolo. Sono 36 gli itinerari biennali da collocare nel contesto dei tre settori chiave (civile, penale e amministrativo). I corsi saranno organizzati dalle Università in collaborazione con il Cnf, i Consigli dell’Ordine e le associazioni specialistiche.

L’avvocato può essere specialista sino a due settori; quanto, però, ai macro-settori del diritto civile, del diritto penale e del diritto amministrativo, l’avvocato potrà ottenere, per ogni singolo settore, un numero massimo di specializzazioni in tre distinti indirizzi; i tre macro-settori possono concorrere tra di loro solo attraverso gli indirizzi, nel senso che si può ottenere, per esempio, una specializzazione in almeno un indirizzo del diritto civile e una in almeno un indirizzo del diritto penale (è il caso di diritto commerciale e societario per il diritto civile e diritto penale dell’economia e dell’impresa per il diritto penale);

È ammessa anche la scelta per due diverse materie, di cui una all’interno di un macro-settore e l’altra su uno dei settori ordinari (per esempio, diritto del lavoro, come settore autonomo, e diritto del pubblico impiego, per il diritto amministrativo; diritto tributario, come settore autonomo, e contabilità per il diritto amministrativo).

Detto che le lezioni potranno essere svolte in presenza, in modalità telematica oppure mista, quanto alla didattica, questa dovrà sposare un approccio in grado di coniugare metodologie di carattere tradizionale (come le lezioni frontali, le discussioni, l’analisi di casi, le simulazioni) con metodologie di tipo innovativo (attività di carattere laboratoriale ed esperienziale, se possibile sfruttando il potenziale di risorse online, applicazioni e tecnologie dedicate alla didattica). Non meno di 100 ore dovranno essere dedicate alla didattica frontale.

Il corso relativo al diritto civile, penale o amministrativo deve prevedere una parte generale, relativa sia al diritto sostanziale sia processuale, di durata non inferiore a un anno, e una parte speciale, di durata non inferiore a un anno, destinata alla specializzazione in uno degli indirizzi del settore, per cui il programma didattico della parte speciale dovrà riguardare esclusivamente l’approfondimento di uno specifico indirizzo.

Il corso relativo ad altri settori di specializzazione (rispettivamente, diritto del lavoro e della previdenza sociale; diritto tributario, doganale e della fiscalità internazionale; diritto internazionale; diritto dell’Unione europea; diritto dei trasporti e della navigazione; diritto della concorrenza, diritto dell’informazione, dell’informatica e della protezione dei dati personali; diritto della persona, delle relazioni familiari e dei minorenni; tutela dei diritti umani e protezione internazionale; diritto dello sport) deve prevedere una parte generale di durata non inferiore a un anno e una parte speciale anch’essa non inferiore a un anno. Tenendo conto delle caratteristiche delle singole materie, dovranno essere trattati anche i profili processualistici della materia insegnata (il rito del lavoro, per esempio).

Tutti i programmi dovranno comprendere:

- diritto processuale;

- deontologia e ordinamento professionale;

- logica e ragionamento giuridico;

- interpretazione (per esempio, legge, negozio, sentenza);

- ricerca legale;

- scrittura giuridica (tecniche di redazione di atti e pareri);

- linguaggio giuridico;

- tecniche di argomentazione e discussione (ars oratoria)

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