Penale

In Procura il capo diventa ancora più centrale

di Giovanni Negri

Se si tratti a tutti gli effetti di una (ulteriore) svolta dirigista si vedrà nei fatti. Di certo la circolare sull’organizzazione delle procure approvata ieri dalla VII commissione del Csm e ora all’esame del plenum prova a disciplinare meglio e nel dettaglio quanto la riforma dell’ordinamento giudiziario, vecchia ormai di 10 anni, aveva in larghi tratti solo abbozzato. Materia certo delicata come prova lo scontro, per esempio, a Milano tra il procuratore Edmondo Bruti Liberati e l’aggiunto Alfredo Robledo.

La centralità della figura del procuratore emerge con evidenza. È lui a determinare i criteri generali ai quali i magistrati devono attenersi nell’impiego della polizia giudiziaria, nell’uso delle risorse tecnologiche assegnate e nella utilizzazione delle risorse finanziarie delle quali l’ufficio può disporre. Deve distribuire in modo equo e funzionale gli affari tra i magistrati dell’ufficio e, se le dimensioni lo permettono, cura la costituzione di dipartimenti, sezioni o gruppi di lavoro, secondo criteri che favoriscono omogeneità e specializzazione.

Il procuratore aggiunto collabora con il procuraore nel raggiungimento degli obiettivi che quest’ultimo ha tradotto nel progetto organizzativo dell’ufficio. La delega all’aggiunto è revocabile con provvedimento motivato del procuratore della Repubblica sulla base di specifiche esigenze di ufficio. In caso di contrasto l’aggiunto riferisce direttamente al procuratore.

Il progetto organizzativo è lo strumento cardine di gestione dell’attività dell’ufficio; con il progetto,il procuratore individua gli obiettivi organizzativi, di repressione criminale e di produttività che l’ufficio intende perseguire. Il progetto contiene l’indicazione dei criteri di assegnazione e di coassegnazione degli affari ai singoli magistrati o ai gruppi di lavoro in maniera tale da assicurare un’equa distribuzione dei carichi di lavoro.

Con l’atto di assegnazione o di coassegnazione per la trattazione di un procedimento, il procuratore può stabilire i criteri ai quali il magistrato deve attenersi. Se il sostituto non si attiene ai principi e ai criteri definiti dal procuratore in via generale o con l’assegnazione, oppure nasce tra il magistrato assegnatario e il procuratore un contrasto sulle modalità di esercizio, il procuratore, con provvedimento motivato, sentito il magistrato, può revocare l’assegnazione.

La circolare del Csm

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