Civile

Ddl Bilancio: la tagliola sul contributo unificato mobilita i legali - Ocf convocato in assemblea straordinaria

In caso di mancato o parziale pagamento il personale non dovrà procedere all'iscrizione al ruolo della causa

di Francesco Machina Grifeo

Sta destando molta preoccupazione tra gli operatori un articolo contenuto nel Ddl Bilancio, atteso da domani in Commissione al Senato, che prevede lo stop all'iscrizione a ruolo in caso di mancato o anche parziale pagamento del contributo unificato. L'articolo 192 del disegno di legge - (Disposizioni in materia di contributo unificato) – introduce infatti delle rilevanti modifiche al Dpr 115/2002 in materia di spese di giustizia. Al primo comma dell'articolo 16 viene aggiunto il comma 01 secondo il quale: "In caso di omesso pagamento del contributo unificato, ovvero nel caso in cui l'importo versato non è corrispondente al valore della causa dichiarato dalla parte ai sensi dell'articolo 15, comma 1, anche quando sono utilizzate modalità di pagamento con sistemi telematici, il personale incaricato non deve procedere all'iscrizione al ruolo."

"Abbiamo appreso – commenta Antonino La Lumia, presidente del Movimento Forense - che, nel testo del DDL Bilancio, sarebbe inserita una norma che subordina l'iscrizione a ruolo delle cause al pagamento del contributo unificato: ciò anche nel caso di versamento parziale". "Si tratta – prosegue La Lumia - di una disposizione abnorme: non soltanto lede i diritti costituzionali, ma soprattutto si inserisce in un costante percorso di disarticolazione del ‘sistema Giustizia', che sta portando la tutela dei diritti a cedere all'interesse economico. Non è ammissibile". "Per questo – incalza La Lumia -, il Movimento Forense contesta fermamente questa forma mentis e invita Associazioni e Istituzioni forensi a prendere posizione contro questa iniziativa legislativa".

Per l'Organismo congressuale forense che ha convocato per domani una assemblea straordinaria il "pagamento anticipato per iscrivere la causa è un ritorno al Medioevo". "La riforma – prosegue il coordinatore Giovanni Malinconico - contrasta apertamente con l'art. 24 della Costituzione. L'accesso alla Giurisdizione deve essere assicurato a tutti, senza discriminazioni di censo e senza che l'entità dei costi costituisca elemento dissuasivo così come rivendicato nel Manifesto dell'Avvocatura Italiana per l'effettività della tutela dei diritti e per la la salvaguardia della Giurisdizione approvato dal Congresso Nazionale Forense su iniziativa dell'Ocf".

La ratio della norma è spiegata dalla Relazione tecnica al provvedimento secondo cui con l'entrata al regime del processo civile telematico, con la possibilità dunque dell'iscrizione a ruolo telematica della causa, si è realizzato un progressivo aumento dell'evasione del pagamento del contributo unificato. La nuova norma, invece, sempre secondo la Relazione, realizzerebbe "diverse e meritorie finalità": si eviterebbe un adempimento per la cancelleria e per Equitalia giustizia dovuto alla procedura "farraginosa" di recupero dei crediti; poi si realizzerebbe un'immediata riscossione dell'importo del contributo dovuto, nello stesso tempo contraendo notevolmente i tempi di svolgimento dei processi. Anche se, si legge nel testo, il gettito risulta di difficile quantificazione, così come l'incremento della capacità di Equitalia giustizia di smaltire il "cospicuo arretrato". Mentre in una tabella allegata alla Relazione si dà conto del progressivo calo del gettito dal 2014.

Diversi legali ritengono la norma incostituzionale. E c'è chi richiama la decisione, con cui ormai venti anni fa, la Corte costituzionale (sentenza 6 dicembre 2002 n. 522) dichiarò l'illegittimità costituzionale dell'articolo 66 del Dpr 131/1986 (TU disposizioni imposta di registro), "nella parte in cui non prevede che la disposizione di cui al comma 1 non si applica al rilascio dell'originale o della copia della sentenza o di altro provvedimento giurisdizionale, che debba essere utilizzato per procedere all'esecuzione forzata". Scrive su Facebook Alberto Vigani, vicepresidente del Movimento Forense, richiamando il precedente della Consulta: "Se è illegittimo costituzionalmente l'onere del preventivo assolvimento dell'imposta di registro, quale condizione per ottenere il rilascio dell'atto da notificare per procedere all'esecuzione forzata, contrasta con il diritto di difesa previsto dall'art. 24 della Costituzione, come può essere legittimo impedire l'accesso alla giustizia perché un qualunque funzionario ritiene che il contributo unificato non sia stato versato secondo previsione tributaria?"

Secondo l'Unione degli ordini forensi della Campania la disposizione "è assolutamente inammissibile e determinerà guasti e la mancata tutela dei diritti per omissioni meramente fiscali, contraddicendo l'insegnamento della Corte Costituzionale che in numerose pronunzie ha sempre distinto il regime degli effetti processuali e civilistici dell'atto da quelli meramente fiscali (Corte Costituzionale 6/12/2002 n. 522 e Corte Costituzionale 5/10/2001 n. 333)". L'Unione dei Fori campani, con una lettera firmata dal Segretario Arcangelo Urraro e dal Presidente Gennaro Torrese, chiede dunque a tutti i parlamentari di "fare argine a questa ulteriore deriva impedendo che si frappongano ulteriori ostacoli alla tutela dei diritti, già così sacrificati sull'altare della compressione dei diritti difensionali in ragione della celerità del processo". E al governo di "ritirare la modifica proposta del citato DPR ed in attesa che ciò avvenga chiede che il Consiglio Nazionale Forense dichiari lo stato di agitazione dell'avvocatura".

Anche i Consigli degli Ordini degli avvocati di Roma, Milano e Napoli in una nota congiunta denunciano il "gravissimo vulnus alla giurisdizione e ai diritti del cittadino" che deriverebbe dall'approvazione della norma e chiedono al governo di "ritirare la proposta" ed ai parlamentari di "respingere l'attuale formulazione della norma".

E nel pomeriggio arrivano anche le prese di posizione della politica. Per il senatore della Lega Andrea Ostellari, presidente della commissione Giustizia a Palazzo Madama, si tratta di una disposizione "pericolosa, perché rischia di limitare l'accesso alla Giustizia, che invece deve essere garantito a tutti e non condizionato da adempimenti fiscali". Anche per Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia della Camera e deputato del Movimento 5 Stelle la norma desta "preoccupazioni". "Mi sembra inevitabile – prosegue - una modifica nell'interesse dei cittadini". "In assenza di interventi - aggiunge - ci troveremmo di fronte a situazione gravi, come la non iscrizione a ruolo delle cause per problemi burocratici o non imputabili alle parti, con possibili conseguenze irrimediabili come prescrizioni o decadenze, eventualità che va scongiurata". Per il responsabile giustizia di Fratelli d'Italia Andrea Delmastro: "I 'migliori' aguzzìni di Governo subordinano l'accesso alla giustizia ad adempimenti fiscali. Il mancato o parziale adempimento fiscale da sempre comporta il recupero coattivo, non la preclusione del diritto ad ottenere giustizia. Il Governo dei migliori corregga subito la peggiore stortura della storia della giustizia italiana".

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