Commissione giustizia Senato approva parere su test per i magistrati
Via libera al parere sullo schema di decreto legislativo recante «disposizioni in materia di riforma ordinamentale della magistratura»
Via libera da parte della Commissione Giustizia del Senato all’introduzione dei test psicoattitudinali per i magistrati. Questa mattina i senatori della commissione di Palazzo Madama hanno approvato il parere sullo schema di decreto legislativo recante «disposizioni in materia di riforma ordinamentale della magistratura» messo a punto dal relatore, il capogruppo di Forza Italia in commissione, Pierantonio Zanettin.
Nel parere si chiede al governo di valutare “la possibilità di prevedere l’eventuale introduzione di test psicoattitudinali per i candidati in ingresso nei ruoli della magistratura”.
Si invita inoltre l’esecutivo a valutare “l’opportunità di garantire che, per la valutazione di professionalità del magistrato, siano inseriti nel fascicolo personale tutti gli atti e i provvedimenti redatti da ciascun magistrato e non soltanto quelli scelti a campione”.
Molto critico il senatore dem Walter Verini su X. «Non è uno scritto di Licio Gelli, né un attacco di Berlusconi ai magistrati ’mentalmente disturbati”. È quanto votato oggi da questa destra in Senato. Dopo i manganelli e gli attacchi all’informazione, arriverà il Tso ai magistrati che contrastano corruzione e malaffare?».
Stempera la misura la capogruppo della Lega in Commissione Giustizia del Senato Erika Stefani: «I test psicoattitudinali – afferma - sono previsti in moltissimi concorsi pubblici quindi non vediamo quale sia il problema. E’ giusto che quando si ricoprono ruoli così delicati e di responsabilità si valuti l’attitudine del candidato ad affrontare determinate situazioni di stress». «Poi è chiaro - aggiunge la senatrice - che si dovrà vedere come verranno fatti questi test che dovranno essere sempre rispettosi della persona”. Ma Erika Stefani condivide anche la parte del parere in cui si invita a inserire, nella valutazione delle toghe, tutti gli atti prodotti dal singolo magistrato e non solo dei documenti a campione. “Ovviamente la Commissione valutante dovrà fare un grosso lavoro - osserva - ma è importante che ci sia un quadro completo e chiaro dell’operato di chi si deve andare a valutare».
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di Marino Maglietta - Docente nel dipartimento di diritto privato presso l'Università di Milano