Anm, tra le otto richieste a Meloni spunta il passaggio tra funzioni
Muovendo in direzione opposta rispetto alla separazione delle carriere, i magistrati chiedono di promuovere una “maggiore interscambiabilità tra le funzioni”
“Le nostre proposte per una giustizia più efficiente”. È quanto si legge nel documento dell’Anm che contiene gli otto punti presentati ieri dalla giunta del sindacato delle toghe nel corso dell’incontro a Palazzo Chigi. Dalla richiesta di assunzioni e investimenti, alla tecnologia, per arrivare a quella definita “più spinosa” che punta a “promuovere una maggiore interscambiabilità tra le funzioni”, con un cambio di direzione completo rispetto alla riforma per la separazione delle carriere, che è stata per confermata ieri dalla premier nel corso dell’incontro a Palazzo Chigi. Per le toghe le riforme ’Castelli-Mastella’ e ’Cartabia’ hanno drasticamente ridotto tale possibilità che invece esiste negli altri paesi europei, garantendo una migliore qualità della giusridizione.
“Abbiamo prospettato al governo otto soluzioni per altrettanti gravi problemi”, ha scritto l’Anm dopo l’incontro a palazzo Chigi nel quale ha consegnato alla premier Giorgia Meloni il documento.
“Aumentare l’organico della magistratura”, recita il primo punto del documento. Dai dati CEPEJ del 2024 emerge che l’Italia ha il più basso rapporto tra magistrati e popolazione in Europa. In Italia ci sono 11,8 giudici ogni 100.000 abitanti, rispetto a una media europea di 17,6. Per i pubblici ministeri, il rapporto è di 3,8 ogni 100.000 abitanti, contro una media europea di 11,6. Inoltre, ogni pubblico ministero italiano gestisce in media 1.192 casi, rispetto ai 204 della media europea. Nonostante l’elevata produttività dei magistrati italiani, i processi durano ancora troppo a lungo. Noi proponiamo di aumentare l’organico della magistratura, assumendo almeno 1000 nuovi magistrati all’anno per i prossimi 5 anni, per avvicinarsi alla media europea e migliorare così l’efficienza del sistema giudiziario.
Il secondo punto chiede di “rivedere le piante organiche degli uffici giudiziari”. Le piante organiche attuali degli uffici giudiziari sono obsolete e non riflettono gli effettivi carichi di lavoro - scrive l’Anm -. La presenza di tribunali e procure di piccole dimensioni crea inefficienze e problemi di gestione, soprattutto in caso di incompatibilità del giudice e non consente un’adeguata specializzazione dei giudici in un contesto di crescente complessità delle istanze provenienti dalla società. Noi proponiamo di ridisegnare le piante organiche degli uffici giudiziari in base agli effettivi carichi di lavoro, di chiudere gli uffici con meno di 10 Pm e 30 giudici e di destinare maggiori risorse (umane ed economiche) agli uffici con maggiori sofferenze n modo da migliorare l’efficienza e la qualità del servizio.
Al punto numero tre si chiede di “assumere nuovo personale amministrativo e stabilizzare quello precario”. Negli uffici giudiziari italiani c’è una scopertura media del personale amministrativo superiore al 30% - si legge nel testo consegnato al governo -. Il personale amministrativo è essenziale per il funzionamento degli uffici giudiziari, supportando i magistrati e fornendo un punto di riferimento per operatori e utenti della giustizia. La mancanza di personale qualificato e motivato compromette l’efficienza del sistema.
L’Ufficio per il Processo deve essere concepito come un team di personale qualificato di supporto ai magistrati, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza complessiva del sistema giudiziario in sintonia con gli obiettivi del PNRR. Per funzionare, però, gli addetti all’Ufficio per il processo devono essere stabilmente e strutturalmente inseriti nel sistema, previa adeguata formazione. L’Anm propone di realizzare un piano straordinario di assunzioni del personale amministrativo per ridurre le scoperture di organico e di stabilizzare il personale precario dell’Ufficio per il Processo.
La quarta richiesta punta a “dotare i magistrati di applicativi informatici adeguati”. Grandi risorse sono state investite, nel tempo, nel Processo Civile Telematico - sostiene l’Anm -. Gli applicativi attualmente in uso, però, risalgono a circa 20 anni fa e, nel corso del tempo, sono stati continuamente aggiustati e modificati in una logica emergenziale. Tuttavia, questa pratica ha portato - oltre alla necessità di continui aggiornamenti che interferiscono con l’attività lavorativa dei magistrati - all’attualità ad un sistema informatico frammentato e inefficiente, non adeguatamente interconnesso con i sistemi delle altre pubbliche amministrazioni e all’interno dei medesimi uffici.
L’Applicativo per il Processo Penale (APP), inoltre, si è rivelato sin qui del tutto inadeguato: vi sono frequenti interruzioni del servizio e criticità operative che rallentano l’attività giudiziaria. L’impostazione del programma non favorisce l’efficienza e manca di integrazione telematica tra le attività di polizia giudiziaria e gli uffici requirenti. Inoltre, il sistema di predisposizione degli atti da parte del pubblico ministero è complesso e poco flessibile. Noi proponiamo di procedere con una reingegnerizzazione completa dei sistemi informatici per garantire maggiore efficienza e sicurezza; migliorare le funzionalità di APP, ripensare le tempistiche per il suo utilizzo e potenziare l’assistenza tecnica; investire in hardware e software moderni e migliorare le reti informatiche per ridurre i disservizi e le interruzioni del servizio’.
“Intervenire sulla situazione carceraria” è la quinta richiesta. La situazione carceraria in Italia è drammatica - si legge nel testo - il numero dei suicidi in carcere n’è la prova. Il sovraffollamento, le condizioni fatiscenti degli istituti di pena e delle case di lavoro e una sanità penitenziaria inadeguata compromettono gravemente la funzione rieducativa della pena. La riforma della liberazione anticipata ha peggiorato la situazione, e le pene alternative sono di macchinosa applicazione. Noi proponiamo, oltre a una misura immediata per diminuire in tempi brevi il sovraffollamento, investimenti adeguati per risanare le strutture, aumentare il personale civile di custodia e un serio ampliamento delle misure alternative, in modo da garantire condizioni dignitose e l’effettiva funzione rieducativa della pena.
Al punto sei, “investire nell’edilizia giudiziaria”. Le condizioni dell’edilizia giudiziaria in Italia sono precarie, con strutture inadeguate e uffici spesso inospitali e insalubri. Questa situazione crea disagio per gli operatori della giustizia e gli utenti. Nonostante l’attenzione dell’ANM e le segnalazioni ai Ministri, la situazione è peggiorata negli ultimi anni a causa di interventi frammentari e d’emergenza. Noi proponiamo di intraprendere iniziative urgenti sull’edilizia giudiziaria e sulle condizioni di lavoro del personale della Giustizia, fondate su una visione strategica e non emergenziale.
La settima richiesta al governo evidenzia il bisogno di “ottimizzare la giustizia penale e civile” L’efficienza del sistema giudiziario può essere notevolmente migliorata attraverso la depenalizzazione dei reati minori e, soprattutto, attraverso riforme nel processo penale e una revisione delle recenti modifiche nel processo civile - spiega l’Anm -.
Da anni, l’Associazione, attraverso le sue Commissioni di Studio che prevedono la partecipazione di numerosi magistrati elabora proposte che possono essere messe a disposizione del Governo e del Parlamento al fine di migliorare il sistema processuale penale e civile. Noi proponiamo luoghi di confronto con il Governo, il Parlamento, le Istituzioni, gli Ordini professionali e la società civile al fine di: prevedere l’immediata depenalizzazione dei fatti adeguatamente sanzionabili attraverso interventi di natura non penale; introdurre meccanismi processuali finalizzati ad assicurare la deflazione e l’accelerazione dei procedimenti, soprattutto davanti al giudice monocratico e nei giudizi di impugnazione; riconsiderare completamente, a due anni di distanza dall’entrata in vigore della legge Cartabia, la sua efficacia sul processo civile eliminando tutti quegli aspetti che hanno determinato, in primo e secondo grado, un appesantimento del rito.
L’ultima questione, e la più spinosa, punta a “promuovere una maggiore interscambiabilità tra le funzioni”. Le riforme ’Castelli-Mastella’ e ’Cartabia’ hanno drasticamente ridotto la possibilità di passaggio tra le funzioni di giudicante e requirente, contrariamente alle indicazioni della comunità internazionale - si legge nel documento -. Nei Paesi europei, anche dove vige un sistema di separazione delle carriere, è prevista una maggiore interscambiabilità tra ruoli di Giudice e Pubblico Ministero e i componenti della Procura Europea possono esercitare, negli Stati di provenienza, funzioni sia giudicanti sia inquirenti.
La limitata possibilità di cumulare esperienze di giudicante e requirente riduce la qualità della giurisdizione: un Pubblico Ministero con esperienza da Giudice potrebbe valutare con maggiore solidità e accortezza gli elementi necessari per sostenere l’accusa in giudizio. Noi proponiamo di garantire una maggiore flessibilità nel passaggio tra le funzioni requirenti e giudicanti, nella piena consapevolezza che l’esperienza in diverse funzioni, raccomandata anche in sede europea, rappresenta per un magistrato una straordinaria opportunità di arricchimento sul piano della comune cultura della prova, che è la caratteristica distintiva del sistema accusatorio.
“Queste sono le nostre proposte - conclude l’Anm - per rendere il sistema giudiziario più efficiente e a migliorare la qualità del servizio offerto ai cittadini”.
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di Marcello Clarich - Professore ordinario di Diritto amministrativo presso La Sapienza Università di Roma