Anno giudiziario, Greco (Cnf): “Chiediamoci se in Italia esiste ancora il giusto processo”
Il Presidente del Consiglio nazionale forense ha stigmatizzato la “leva fiscale” introdotta dalla legge di bilancio 2025 per accedere alla giustizia e le sanzioni per l’eccessiva lunghezza degli atti
“Con la legge di bilancio 2025 - attraverso la leva fiscale – il legislatore ha dettato regole sulla proponibilità delle azioni giudiziarie e, addirittura nel processo amministrativo, si è spinto ad introdurre una “sanzione” economica, quale contropartita all’inammissibilità del ricorso, nell’ipotesi in cui il difensore abbia scritto difese eccessivamente lunghe senza a ciò essere stato ‘preventivamente’ autorizzato dal Giudice. Ritengo, quindi, sia giunto il momento di domandarci se il principio costituzionale del ‘giusto processo’, di cui all’art. 111 Cost., trovi attuazione innanzi la giurisdizione italiana o se, invece, dai suoi principi ci si è consapevolmente allontanati”. Così il Presidente del Consiglio Nazionale Forense, Francesco Greco, partecipando alla Cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario presso la Corte di Cassazione (il testo dell’intervento del Presidente del Cnf). Greco ha, con riferimento al processo penale, richiamato la “pressione mediatica, quasi asfissiante, che grava sull’amministrazione della giustizia”, con la “spettacolarizzazione dei processi in televisione”, e ora “ulteriormente aggravato dall’impatto dei social media”. “Una cosa sono l’informazione e la libertà di stampa - ha aggiunto -, altro sono la bramosia mediatica dei social media o gli indici auditel delle trasmissioni televisive di gossip”.
Greco ha poi lanciato un allarme sulla AI per la redazione dei provvedimenti giudiziari: “Perché qualcuno per la redazione dei provvedimenti l’intelligenza artificiale ha iniziato ad usarla, come soltanto sottovoce ha il coraggio di ammettere. È ammissibile affidare il processo decisionale e motivazionale all’algoritmo, piuttosto che solo alla potenza della mente del giudice?”.
E sulla digitalizzazione del processo penale, ha detto: “Pur comprendendo le disfunzioni che inevitabilmente insorgono nella fase di avvio della trasformazione da un processo cartaceo ad uno telematico, non si può non evidenziare la grande preoccupazione per un sistema che si è dovuto fare partire, perché imposto dagli obiettivi del PNRR, quando gli uffici, nel loro complesso, ancora non erano pronti. Non si può porre a carico del difensore il rischio del mancato funzionamento del sistema del processo penale telematico”.