Avvocati: bene decisione del Ministero di rinviare nuove competenze dei giudici di pace
Ocf, Aiga, Uncc e Coa Roma accolgono con favore la notizia della decisione di prorogare al 2026 l’entrata in vigore delle nuove competenze dei Gdp; si attende ora il provvedimento ufficiale
L’Avvocatura risponde compatta con soddisfazione alla notizia della decisione del ministero della Giustizia di posticipare dal 31 ottobre 2025 al 30 giugno 2026 l’entrata in vigore delle nuove competenze dei giudici di pace. Le grosse scoperture d’organico ed i ritardi organizzativi sono stati al centro dell’allarme lanciato nei mesi scorsi dai legali che però insistono sulla necessità di interventi più ampi e di sistema. La volontà del dicastero era emersa dopo l’incontro della settimana scorso col Consiglio nazionale forense, che aveva evidenziato la necessità di una “corretta prospettiva temporale il percorso di ampliamento delle nuove competenze della magistratura onoraria di pace mediante una proroga”. Si resta dunque in attesa del provvedimento di proroga ufficiale che, a quanto si apprende, potrebbe essere il prossimo Milleproghe atteso prima dell’estate (o secondo altre fonti un decreto ministeriale).
Per l’Organismo congressuale forense la proroga “attesa e auspicata, rappresenta il frutto di un costante impegno dell’Ocf, che già un anno fa aveva avviato un monitoraggio approfondito attraverso un sondaggio tra gli Ordini e gli Uffici del Giudice di Pace, evidenziando scoperture di organico gravissime”. “Il rinvio – prosegue l’Ocf - era indispensabile per evitare il collasso della giustizia di prossimità, già al limite per le carenze di magistrati onorari e personale amministrativo. In alcuni uffici, come Milano, Torino, Bologna e Napoli, il tasso di scopertura supera il 70%”. Tuttavia, sottolineano gli avvocati, “il problema dell’efficienza della giustizia civile non è affatto risolto. Questo rinvio è solo un primo passo, e deve essere accompagnato da riforme strutturali”. Per l’Ocf, infatti, la Riforma Cartabia ha “enormemente svilito” il ruolo dell’avvocato e dunque è “indispensabile l’abolizione di quella riforma per garantire un sistema giustizia equo ed efficiente”.
Anche l’Associazione Italiana Giovani Avvocati (Aiga) saluta “con favore” la decisione che “si rivela necessaria data la scopertura degli organici amministrativi e la necessità di potenziare la formazione del personale già in servizio sulla digitalizzazione delle procedure”. Anche per i giovani avvocati, tuttavia, il rinvio “deve essere accompagnato da una serie di ulteriori misure tese a garantire il pieno funzionamento degli Uffici del Giudice di Pace una volta che avverrà il trasferimento di competenze”. Come, per esempio, la possibilità per gli avvocati di emettere ingiunzioni di pagamento o la promozione di intese tra Ministero ed enti territoriali per l’assegnazione di personale amministrativo presso gli Uffici del Giudice di Pace. “Si tratta – afferma il Presidente Foglieni – di misure che, ove supportate anche dall’assunzione di personale giudicante, consentirebbero una regolare ed effettiva entrata in vigore delle nuove competenze del Giudice di Pace”.
Per l’Unione Nazionale delle Camere Civili la proroga è “indispensabile per garantire la continuità ed efficienza del sistema giustizia, considerato l’attuale stato di emergenza in cui versano molti Uffici del Giudice di Pace. E ricorda come, durante il precedente incontro con il Ministro, l’UNCC avesse fatto presente che la scopertura dell’organico, “attestata al 65% delle 3.471 unità previste, rischiasse di compromettere irrimediabilmente il buon funzionamento della giustizia di prossimità”. “La proroga – conclude la nota - rappresenta quindi un passo fondamentale per consentire il completamento del percorso di rafforzamento della Magistratura onoraria e delle necessarie procedure di reclutamento”.
Per gli Avvocati della capitale la proroga “è la doverosa presa d’atto delle gravissime carenze del Sistema Giustizia da tempo denunciata”. Il Presidente del COA Roma, Paolo Nesta aggiunge: “Da lungo tempo denunciamo una situazione gravissima: alle evidenti carenze della pianta organica della magistratura e del personale amministrativo, si sono aggiunte le criticità del sistema informatico che l’Ordine di Roma ha segnalato per primo e che hanno spinto saggiamente i dirigenti degli uffici a rinviare sine die l’entrata in vigore del processo penale telematico in via esclusiva”. “La decisione - conclude Nesta - non rappresenta la cura, ma un sintomo della malattia ragione per la quale ci permettiamo di suggerire di non sprecare questa dilazione di quindici mesi, ma di sfruttarla appieno. Se non risolvendo, quanto meno gettando le basi per risolvere i molti mali che affliggono la Giustizia italiana. Altrimenti il 30 giugno del 2026 ci troveremo nella identica situazione di oggi”.